Luce sulla Storia

"Poiché tutte queste idee sono difficilmente accettabili e quasi impensabili..." 

Norimberga, anno 1543. Sul fare della primavera, esce dalla polverosa bottega di uno dei più dinamici tipografi della città il libro capace, per primo, di aprire un sottile ma incolmabile squarcio nel velo del conformismo scientifico dell'epoca, e segnare l'avvio di un cambiamento lento ma inesorabile: il De revolutionibus orbium coelestium. Frutto di una vita di osservazioni, calcoli e riflessioni intorno ai moti orbitali dei corpi celesti del Sistema solare, questo trattato astronomico scritto dall'umanista polacco Niccolò Copernico fu, a tutti gli effetti, un'espressione di «dissenso». Un dissenso conservatore, perché nelle intenzioni dell'autore non rientrava il voler mettere in discussione la concezione del mondo allora comunemente sostenuta, bensì fornire una spiegazione più semplice ai movimenti degli astri rispetto a  quelle sin lì avanzate.

Eppure questo suo «sentire diversamente» ruppe gli schemi del pensiero filosofico-naturale, generando conseguenze impreviste e incontrollabili. Raccolti e rielaborati da altri, i dati e le intuizioni di Copernico infransero, infatti, la lunga tradizione cosmologica che voleva la Terra posta al centro dell'universo e immobile, con il sole e gli altri pianeti a ruotarle intorno. Una visione che era stata fatta propria dalla Chiesa (ovvero la massima autorità intellettuale dell'epoca premoderna), e che nel tempo era divenuta una delle molte espressioni attraverso cui quest'ultima avvalorava gli assetti sociali interni alle società europee. Per questo l'opposizione del potere ecclesiastico alla "eversiva" teoria eliocentrica avanzata da Copernico crebbe al crescere dei suoi sostenitori, come testimoniano la condanna al rogo di Giordano Bruno e il processo per eresia promosso contro Galileo. Questo sino a quando le prove portate da Keplero e Newton non costrinsero la Chiesa a piegarsi all'evidenza dei fatti e abbandonare le sue posizioni.

Inserito dal 1999 nell'elenco delle «Memorie del mondo» stilato dall'UNESCO, il De revolutionibus non è dunque solamente il testo progenitore della Rivoluzione scientifica che ci ha consegnato il mondo attuale. È altresì una potente voce del passato che ci testimonia come non esistano «verità assolute», posizioni e opinioni immutabili, ma soltanto convenzioni e paradigmi generati dal beneplacito che si produce all'interno di una società. Un consenso che può, però, essere messo rapidamente in discussione dal più semplice atto di diversità di pensiero.

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