«Un libro è una pistola carica.»
Ci lasciava dieci anni fa Ray Bradbury, autore americano noto soprattutto per aver dato una svolta fondamentale al genere della fantascienza, grazie ai suoi racconti e ai romanzi caratterizzati da una sempiterna nostalgia per l'infanzia, una forte critica sociale e, soprattutto, la consapevolezza dei rischi della tecnologia.
I primi anni e le influenze
Da bambino, Bradbury amava i film dell'orrore: pare che il suo preferito fosse Il fantasma dell'opera (1925); era anche un lettore accanito di L. Frank Baum e Edgar Rice Burroughs, nonché un fedele abbonato a una delle prime riviste di fantascienza, Amazing Stories. Tra le sue influenze più importanti ce n'è una sicuramente curiosa, che si perde nella favola: Bradbury raccontava spesso di un incontro con un mago (probabilmente un travestimento di carnevale) chiamato "Mister Electrico", avvenuto nel 1932 durante una fiera. Bradbury sosteneva che quest'uomo, avvolto dall'elettricità statica, gli toccò il naso e disse: «Vivi per sempre!». Quando il giorno successivo il giovanissimo Ray Bradbury tornò alla fiera per chiedere consiglio a Mister Electrico su un trucco magico, il mago lo presentò agli altri artisti suoi colleghi, e confidò a Ray di aver intravisto in lui la reincarnazione del suo migliore amico morto, durante la prima guerra mondiale. Bradbury non poté che rimanere profondamente scocco dall'esperienza quasi mistica e in seguito scrisse: «Pochi giorni dopo ho iniziato a scrivere a tempo pieno. Ho scritto ogni singolo giorno della mia vita da quel giorno».
Le prime storie brevi
La famiglia di Bradbury si trasferì a Los Angeles nel 1934. Nel 1937, Bradbury si unì alla Los Angeles Science Fiction League, dove ricevette il plauso e l'incoraggiamento a continuare a scrivere da giovani scrittori come Henry Kuttner, Edmond Hamilton, Robert Heinlein e Leigh Brackett. Nel 1938 pubblicò il suo primo racconto, Hollerbochen's Dilemma, nella rivista della Los Angeles Fiction League" "Imagination!" L'anno successivo fu lui stesso a pubblicare una propria rivista, "Futuria Fantasia". Nello stesso anno Bradbury si recò alla prima convention mondiale di fantascienza, a New York City, dove incontrò molti editori del genere con cui ebbe la possibilità di confrontarsi e, soprattutto, di farsi conoscere. Poco tempo tempo, nel 1941 riesce per la prima volta a vendere un suo racconto a una rivista di fantascienza professionale: si tratta del racconto breve "Pendulum", scritto a quattro mani con il collega e amico Henry Hasse, e fu pubblicato su "Super Science Stories". Da quel momento in poi l'accoglienza del pubblico fu più che positiva, e riuscì a pubblicare la maggior parte delle sue prime storie, caratterizzate da una commistione di elementi fantastici e orrorifici, sulla celebre rivista pulp "Weird Tales". La maggior parte di queste storie furono raccolte e pubblicate nel 1947 nel suo primo libro di racconti, Dark Carnival. Lo stile di Bradbury, con il suo utilizzo quasi poetico di metafore e similitudini, si distingue molto presto dal tipo di scrittura asciutto e sincopato che dominava in quegli anni sulle riviste pulp.
A metà degli anni '40 le storie di Bradbury iniziarono ad apparire nelle principali riviste come" The American Mercury", "Harper's" e "McCall's": il fatto più curioso era come Bradbury riuscisse a pubblicare le sue storie senza particolari problemi su due tipolpogie di riviste così distanti tra loro: era quantomeno insolito trovare un autore che scrivesse su riviste pulp come "Planet Stories" o "Thrilling Wonder Stories" mentre pensava al prossimo pezzo da proporre al The New Yorker. Questo suo essere poliedrico fece la sua fortuna: così facendo, per Bradbury non fu mai necessario scendere a compromessi, e non dovette mai sacrificare né il suo stile né, tantomeno, il genere che amava.
L'ultimo lavoro degno di nota prima dell'esplosione del suo romanzo-culto, Farenheit 451, è Cronache Marziane (1950), una serie di racconti in cui viene descritta la colonizzazione di Marte da parte della Terra, che porta all'estinzione di un'idilliaca civiltà marziana. Tuttavia, di fronte a un'imminente guerra nucleare, molti dei coloni tornano sulla Terra e, dopo la distruzione della Terra, alcuni umani sopravvissuti tornano su Marte per diventare i nuovi marziani. Caposaldo assoluto del racconto di fantascienza, in Cronache marziane Bradbury travolge i limiti della letteratura di genere, ritrovando l'universalità simbolica della fiaba e dell'epos.
Tutto avviene in meno di trent'anni, tra il 2030 e il 2057, quando lo scoppio di una guerra atomica costringe i terrestri a rientrare e Marte, pianeta antichissimo, resta nuovamente abbandonato. Sui suoi immensi mari di sabbia privi di vita passano i grandi velieri degli ultimi marziani, creature simili a fantasmi, ombre e larve di una civiltà che gli ingombranti terrestri venuti da un mondo sordo e materialista non hanno saputo vedere né comprendere.
«Non devi bruciare i libri per distruggere una cultura. Basta far smettere alla gente di leggerli.»
Fahrenheit 451, le sceneggiature e L'estate incantata
Farenheit 451, pubblicato nel 1953, è senza dubbio considerata l'opera più importante di Bradbury: in una società futura e distopica in cui i libri sono proibiti, Guy Montag, un "pompiere" il cui lavoro è bruciare libri, prende un libro quasi per caso, violando le leggi vigenti, e viene sedotto dal potere della lettura. Fahrenheit 451 è stato acclamato per i suoi temi anti-censura e per la sua difesa della letteratura contro la sempre più pressante "invasione" dei media elettronici, e viene amato ancora oggi da lettori di ogni latitudine. Dato il successo incredibile del romanzo, seguì un adattamento cinematografico ben riuscito, diretto da François Truffaut nel 1966 (leggi qui il nostro approfondimento su di lui).
Un'altra opera degna di menzione è sicuramente la raccolta Le auree mele del sole, uscito nel 1953 e in cui si trova il racconto La sirena da nebbia (liberamente adattato per il film La bestia da 20.000 braccia), che racconta il terrificante incontro di due guardiani del faro con un mostro marino. Nel 1954 Bradbury trascorse sei mesi in Irlanda con il regista John Huston lavorando alla sceneggiatura del film Moby Dick (1956), un'esperienza che Bradbury in seguito raccontò nel suo romanzo Verdi ombre, balena bianca (1992). Dopo l'uscita di Moby Dick, Bradbury divenne incredibilmente richiesto come sceneggiatore a Hollywood e non tutti sanno che diverse celebri sceneggiature di prodotti televisioni seriali sono opera sua, tra cui diverse puntate di Playhouse 90, Alfred Hitchcock Presents e The Twilight Zone.
Nel 1957 viene data alle stampe una delle opere più personali di Bradbury, L'estate incantata, un romanzo autobiografico su un'estate magica ma troppo breve di un ragazzo di 12 anni ambientata a Green Town, Illinois (una versione romanzata della sua casa d'infanzia di Waukegan). La sua raccolta di racconti successiva, A Medicine for Melancholy (1959), conteneva piccole perle come Tutta l'estate in un giorno, una storia toccante e malinconica ambientata su Venere, dove il Sole esce solo ogni sette anni. Il Midwest della sua infanzia divenne ancora una volta l'ambientazione di Il popolo dell'autunno (1962), in cui si raccontano le oscure vicende che ruotano attorno a un circo appena giunto in paese, gestito dal misterioso e malvagio Mr. Dark.
Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.
Lavori successivi e premi
Negli anni '70 Bradbury non scriveva più racconti mantenendo il ritmo dei primi anni, e scelse di rivolgere la sua energia verso altri generi letterari. All'inizio della sua carriera aveva venduto diversi racconti gialli e, nel 1985, ritornò su sui suoi passi pubblicando Morte a Venice (1985), un omaggio ai romanzi polizieschi di scrittori come Raymond Chandler e Dashiell Hammett mescolato con un'ambientazione autobiografica (nel 1949, infatti, Bradbury visse proprio a Venice, California). Sullo stesso filone furono Il cimitero dei folli (1990) e Constance contro tutti (2002), che si basavano sulle sue esperienze nella Hollywood degli anni '50 e '60. Il suo ultimo romanzo, Addio all'estate, pubblicato nel 2006, era un sequel di L'estate incantata.
Bradbury viene considerato a tutti gli effetti un autore di fantascienza, eppure lui sostenne sempre che il suo unico "vero" libro di fantascienza era proprio Fahrenheit 451. Aggiungeva, precisando, che gran parte del suo lavoro poteva essere considerato più che altro fantasy, horror oppure thriller. Questo a ulteriore riprova delle infinite sfaccettature delle sue opere, a partire dal genere, in cui la scienza era quasi solo un pretesto: una delle sue citazioni più famose a tal proposito infatti è "Uso un'idea scientifica come piattaforma per prendere il volo e non tornare mai più". Nell'arco nella sua carriera ricevette numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui un Emmy per il suo adattamento animato di The Halloween Tree (1994) e la National Medal of Arts (2004). Nel 2007 il Consiglio del Premio Pulitzer gli assegnò una menzione d'onore per la sua illustre carriera.
Ci lascia il 5 giugno 2012 nella sua villa di Los Angeles, dove si era ritirato, all'età di 91 anni.
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