Il grande sarto non distribuisce amabili consigli. Lancia editti. È un despota, non conosce pietà.
Non me ne vorrà, spero, Marina Cosi per aver saccheggiato il titolo, così perfetto, del suo approfondito saggio del 1984 che racconta la carriera di Valentino sino ai primi anni Ottanta (è possibile leggerlo solo in biblioteca o recuperandolo nell’usato ma ne vale assolutamente la pena). Da quel momento il marchio Valentino non ha mai perso la sua esclusività, sinonimo di assoluta eleganza in tutto il mondo.
Raccontare la carriera di Valentino Garavani è raccontare una favola. Come ogni fiaba segue lo schema di Propp: c’è un protagonista-eroe (lui), un mandante-donatore (i genitori che l’hanno aiutato a realizzare i suoi sogni lasciandolo partire per Parigi giovanissimo e dandogli poi un forte aiuto economico per il primo atelier in via Condotti a Roma), un aiutante (Giancarlo Giammetti il suo compagno di sempre, ora ex ma ancora vicino a lui nella vita e nel lavoro: «certo non sarei giunto dove sono senza l’aiuto del mio braccio destro Giancarlo»), un antagonista per eccellenza, Yves Saint Laurent, ma potremmo anche dire molti antagonisti... Come ogni fiaba la strada da percorrere è piena di ostacoli e l’eroe dovrà lottare molto per imporsi, ma il lieto fine è assicurato.
Una vita da favola, una volontà assoluta
«Quando preparo una collezione, nel cestino della carta straccia non c'è un solo foglio appallottolato. Non butto mai via un disegno; non ho avuto mai un'incertezza nel mio lavoro.» - intervista a Mirella Appiotti, La Stampa 1970
C’era una volta un ragazzino, nato a Voghera l’11 maggio 1932, «che non sognava Zorro né Cappuccetto Rosso, ma frequentava sogni fitzgeraldiani di splendide e raffinate donne». Disegnava straordinarie silhouettes sfilate - «piccole teste, corpi fasciati ed arricciolati in sete fruscianti» - su fogli e quaderni.
Per capire Valentino bisogna sapere della sua forte determinazione.
«Sono stato molto fortunato perché i miei, anziché ostacolarmi, mi hanno aiutato in ogni modo, consentendomi di frequentare ancora liceale un corso a Milano, lasciandomi partire appena diciassettenne alla volta di Parigi [nel 1950, ndr.], sostenendomi economicamente per anni, rassicurandomi sulla loro fiducia nelle mie capacità.»
C’era una volta un ragazzo che ha mescolato talento, volontà e fortuna, ecco la chiave di lettura di questa favola moderna. Prima a Parigi da Jean Dessé, poi da Guy Laroche. Dopo Parigi, Roma. E l’incontro con il deus ex machina della moda italiana, dell’italianità del lusso: il marchese Giovan Battista Giorgini da Firenze. È il luglio 1960. Nel 1966 viene lanciata la famosa «V» di Valentino, una licenza che diverrà simbolo, marchio, modello di business per molti altri stilisti. Una intuizione geniale per la riconoscibilità, una strategia di marketing che avvicinerà idealmente Jacqueline Kennedy, Audrey Hepburn, Sophia Loren, Gwyneth Paltrow, Anne Hathaway, Madonna, Farah Diba, Marella Agnelli alle migliaia di donne non celebri che sognano almeno una volta nella vita di sfilare sul tappeto rosso, di diventare protagoniste tra i vip, magari indossando solo una camicetta, una gonna, un paio di scarpe griffate o regalando una cravatta con la «V» o un profumo ai fidanzati.
Io faccio abiti per vestire la femminilità, non questa o quella donna.
Valentino sinonimo di eleganza, Valentino e un colore: il rosso. Una passione nata a Barcellona quando ancora adolescente si trova una sera all’Opera, dove le tante donne vestite di rosso illuminano la sala come fiori fantastici. Un’immagine indimenticabile e il rosso diventa fascino, passione e libertà.
Un passo importante nella scalata all’Olimpo Valentino lo fa nel 1962 con il primo viaggio a New York. Fondamentale per il successo americano l’amicizia con Jaqueline Kennedy e l’appoggio di Diana Vreeland, la signora della moda, fashion director di Harper's Bazaar e poi direttrice di Vogue.
Nel 1967 riceve il Neiman Marcus Award per la straordinaria eccellenza nel design, l’Oscar della moda. Valentino è ormai diventato una star, conteso e richiesto negli USA per vestire le donne che contano ma anche come ricercato e amato ospite in ricevimenti e feste di ogni genere.
Lunedì 20 settembre 1982 al Metropolitan Museum of Art di New York, tempio sacro dell'arte mondiale, sfila la sua 46.ma collezione di Alta Moda. Quarantotto ore dopo la manifestazione è trasmessa via satellite e tutti possono seguirla come un migliaio circa di sceltissimi invitati hanno fatto due giorni prima. Ha raggiunto così l'apice, non a caso in tempi di post-modernismo, una tra le più originali manifestazioni spettacolari contemporanee: la sfilata di moda.
Organizzatrice della presentazione della collezione di Valentino dei saloni del Metropolitan è ancora una volta la mitica Diana Vreeland, diventata nel frattempo consulente speciale per la sezione dedicata al costume del museo di New York, che ne trasforma un dipartimento del secondo piano nel punto di riferimento più importante e prestigioso per studiosi di moda, stilisti, designers.
Dello stesso anno un’altra tappa significativa del suo percorso: la pubblicazione del volume Valentino edito da Franco Maria Ricci, che inaugura la collana Luxe, calme et volupté, scritto da André Leon Talley: oltre 200 pagine con splendide foto applicate e copie numerate per 100.000 lire, all’epoca una cifra importante.
Luglio 2007: Valentino festeggia il 45.mo anniversario del suo marchio. 600 invitati all’inaugurazione della mostra “Valentino a Roma: 45 Years of Style”, all’interno dell’Ara Pacis e alla cena di gala con spettacolo di fuochi d’artificio e danzatrici al Tempio di Venere, cuore del Foro romano, ricostruito per l’occasione dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti. Gli invitati hanno assistito anche alla sfilata di Haute Couture al Complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia e al ballo di gala del Parco dei Daini di Villa Borghese. Il Colosseo in suo onore si colora di rosso. Un trionfo dedicato a lui, alla esclusività ma anche a un prêt-à-porter declinato sull’alta moda portabile.
Dopo 45 anni al timone della sua maison, il 4 settembre 2007 Valentino dice addio alla moda. A succedergli, Alessandra Facchinetti e in seguito i suoi collaboratori Maria Grazia Chiuri (passata poi a Dior) e Pierpaolo Piccioli - rimasto ora da solo alla guida di Valentino -, che porta avanti il successo internazionale del marchio, rimanendo fedele all’eredità lasciata dal suo fondatore.
Nonostante si sia ritirato dalla sua griffe e abbia smesso di disegnare, Valentino ha lavorato eccezionalmente a qualche creazione, come l’abito della sua amica Anne Hathaway per le sue nozze nel 2012 o l’abito da sposa della Principessa Madeleine di Svezia nel 2013.
Morale della favola? Valentino è tutt’ora protagonista, ha saputo giocare le sue carte splendidamente e riscrivere sempre la stessa favola, innovando nella continuità.
C’era una volta un ragazzo che ora è un signore d’età che non ha perso un briciolo del suo charme, della sua creatività e delle popolarità, ma che è stato così intelligente da lasciare ad altri al momento giusto le redini dell’attività, gli oneri, gli impegni, vivendo per sempre felice e contento.
Valentino protagonista al cinema e teatro
Lo stilista ha fatto un cameo memorabile nel film del 2006 Il diavolo veste Prada con Meryl Streep, Anne Hathaway, ed Emily Blunt. Non era la prima volta, essendo già apparso in documentari e serie tv. Nel 2008 esce Valentino: The Last Emperor del giornalista Matt Tyrnauer, il film-documentario che racconta la sua vita e la sua carriera. Presentato al Festival di Venezia, è stato accolto con 10 minuti di applausi dalla critica. Nel 2016 interpreta ancora se stesso in Zoolander 2. Ma non c’è solo il cinema nella vita del designer. Nel 1994 crea i costumi per The Dream Of Valentino, un’opera lirica ispirata alla vita di Rodolfo Valentino. Nel 2016 disegna i costumi della Traviata per l’Opera di Roma con la regia di Sofia Coppola, in particolare gli abiti di Violetta che vengono realizzati su suo disegno negli atelier couture della maison.
Il museo virtuale
D’obbligo una visita al Museo virtuale di Valentino, Valentino Garavani Virtual Museum valentinogaravanimuseum.com dove ammirare una selezione molto ampia dei suoi lavori, oltre a ricordi di vita e molte fotografie. Lanciato alla fine del 2011 è il principale punto di riferimento per la vita e le opere di Valentino destinato al pubblico internazionale.
Gli altri approfondimenti
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente