Sapore di sala

Schindler's List, la Shoah vista da Steven Spielberg

Le grida strazianti della folla, il fragore delle armi e un cappottino rosso come sola macchia di colore a illuminare la fotografia in bianconero. Schindler's List di Steven Spielberg celebra 30 anni sui memorabili colpi d’arco del maestro John Williams.

Ispirato all’omonimo romanzo di Thomas Keneally e basato sulla vera storia di Oskar Schindler, il capolavoro del regista statunitense gli permise di raggiungere la consacrazione definitiva, vincendo 7 Premi Oscar (compresi quelli per miglior film e regia) su 12 nomination.

L’attore nordirlandese, Liam Neeson, all'epoca ancora relativamente poco conosciuto, si consegnò all’immortalità nel ruolo dell’industriale tedesco che salvò più di 1000 ebrei polacchi dallo sterminio della Shoah, impiegandoli nelle sue fabbriche durante la Seconda guerra mondiale. Spielberg volle Neeson dopo averlo visto recitare a Broadway in Anna Christie. Nell’uniforme di Amon Göth, il sadico ufficiale delle SS, Ralph Fiennes. Per calarsi nel ruolo del «macellaio di Plaszów», l’attore britannico mise su 13 kg bevendo Guinness. Trent’anni prima di Spielberg, Poldek Pfefferberg (uno degli ebrei salvati da Schindler) aveva tentato senza successo di produrre un film biografico con la MGM, ma l'accordo era saltato.

Le riprese di Schindler's List furono eseguite interamente a Cracovia, con il campo di concentramento di Kraków-Plaszów ricostruito su un finto set. In origine, la troupe doveva girare ad Auschwitz, ma una cinepresa inceppata fu interpretata da Spielberg come un «segno».

Girare Schindler's List fu profondamente difficile per il regista di origini ebree. L’esperienza sul set lo costrinse a confrontarsi con l’infanzia traumatica di vittima di antisemitismo. Si dice che, durante le riprese, l’atmosfera era così triste e deprimente che il regista chiese all’amico Robin Williams se potesse girare alcuni sketch divertenti. In realtà, Spielberg doveva solo essere il produttore del film. In un primo momento, infatti, aveva cercato di passare il progetto a Roman Polanski, ex deportato polacco, che aveva rifiutato per il coinvolgimento «troppo personale», preferendo in seguito la trama più «leggera» de Il pianista (2002).

A John Williams, collaboratore di lunga data di Spielberg, fu affidato l’arduo compito di comporre la colonna sonora di Schindler's List. In un primo momento, Williams confidò al regista le sue perplessità: «Hai bisogno di un compositore migliore di me per questo film». Spielberg gli rispose: «Lo so. Ma sono tutti morti!». Il tema principale – l’iconica ninna nanna ebraica – è affidato al violino, strumento dotato di grande espressività drammatica, anche per la sua somiglianza con la voce umana. John Williams lo fa eseguire al violinista Itzhak Perlman.

L'Olocausto fu vita senza luce

Influenzato dal documentario del 1985 Shoah, Spielberg decise di non pianificare il film con l'ausilio di storyboard, e di girarlo in stile documentaristico per non «spettacolarizzare» la vicenda. Da qui l’uso del bianco e nero (fatta eccezione per la bambina vestita di rosso).

Il cinematographer, Janusz Kamiński, paragonò la fotografia al cinema espressionista tedesco e al neorealismo italiano. Il dettaglio colorato in un film in bianco e nero è, probabilmente, un omaggio a Akira Kurosawa, che aveva già usato questo espediente in Anatomia di un rapimento (1963). La bambina col cappottino rosso in realtà si chiamava Roma Ligocka e, contrariamente al tragico destino che le riserva la pellicola, sopravvisse ai campi di concentramento di Płaszów e poi di Auschwitz. Oggi è una scrittrice di 85 anni.

La bimba era interpretata sullo schermo da Oliwia Dąbrowska, tre anni all’epoca delle riprese. Il regista le chiese di non vedere il film fino a quando non avesse compiuto la maggiore età, ma lei lo guardò a undici anni e ne rimase «terrorizzata». Steven Spielberg non fu pagato per girare Schindler's List. Rifiutò il compenso, dichiarando che quelli sarebbero stati «soldi insanguinati».

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