Anniversari e Ricorrenze

Stan Lee da 100 anni

Illustrazione di Ezio Mannarino, 2022, Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Illustrazione di Ezio Mannarino, 2022, Liceo artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Lui è andato. Spiderman e Iron Man, Thor e Hulk, invece, stan lì per sempre
Non ce ne vorrà il grande Stan Lee se apriamo questo omaggio a una figura cardinale del fumetto americano (e quindi mondiale) con un gioco di parole. 
Dal suo empireo scintillante, che immaginiamo disegnato come una skyline di grattacieli in controluce in mezzo ai quali volteggiano amichevoli ragazzi in calzamaglia, si danno la mano creature di fuoco e di terra, camminano ragazze leggere come l'aria e se la tirano scienziati (che sono fatti di gomma), il grande demiurgo dei comics supereroistici americani starà sorridendo al pensiero che il suo nome d'arte, scritto così come viene pronunciato, in Italia sembra alludere all'eternità delle figure di carta e d'inchiostro cui ha dato vita nel corso di una carriera lunga più di settant'anni.
D'altra parte, Smilin' Stan è uno dei soprannomi con cui Lee è ancora evocato dai milioni di lettori di fumetti e appassionati di cinema che riconoscono in lui un autentico innovatore, il cui vigore creativo nell'immaginare nuovi mondi è andato di pari passo solamente alla capacità di reinventare sé stesso con il sorriso sulle labbra.
Proprio come nei cameo che lo vedevano far capolino da una cabina telefonica o sbucare dall'angolo di un vicolo malfamato nei film ispirati alla sua opera, Stan continua a sorriderci.
E noi, di questo, vogliamo ringraziarlo. 

Illustrazione di Irene Mazzola, 2022, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

La vita

La nascita di Stanley Martin Leiber viene registrata all'anagrafe di Manhattan il 28 dicembre 1922.
Il bimbo porta un cognome che racconta l'origine ebraica dei suoi genitori, Jack Leiber e Celia Solomon, immigrati rumeni che vivono di una piccola attività di sartoria.
La Grande Depressione scaturita dal crollo della Borsa di New York nel 1929, però, lascia la coppia sul lastrico e senza clienti e Jack, Celia e il piccolo Stanley si vedono costretti ad abbandonare la casa nella quale il bambino è nato e cresciuto.
È un edificio all'angolo fra la 98th West e il West End Avenue, e se cercate in rete o sulle mappe di Google, capirete perché Peter Parker si sentirà tanto a suo agio - di lì a qualche decennio - stando appeso ai cornicioni di un qualsiasi palazzo red brick che conti più di otto piani. 

La forza centrifuga che investe un'intera generazione spinge la famiglia ad allontanarsi dal centro, dunque, passando per Manhatthan Heights, nella parte più alta dell'isola e salendo su, sempre più su, verso i bassifondi del Bronx. Bassifondi che stanno nella parte alta della mappa: un altro sottosopra che - chissà? - giocherà un qualche ruolo nell'immaginare Spidey appeso a testa in giù ad una ragnatela... ma torniamo a noi: il Bronx non è Manhattan, nemmeno in un periodo storico nel quale nemmeno la stessa Manhattan, in fondo, è Manhattan. 
Fortunatamente, Stan è un ragazzino curioso, incuriosito dai libri. L'intrattenimento offerto dai romanzi rappresenta per lui una finestra attraverso la quale gettare sguardi verso aperture possibili, lontane dalla condizione precaria che tutto attorno a lui sembra suggerire. 

Uno dei miei regali preferiti fu un leggio. Mi avevano permesso di tenerlo sul tavolo da pranzo, in modo da poter leggere a cena

Stan Lee

Dopo aver conseguito il diploma nel 1939 e aver svolto qualche piccolo lavoretto, il giovane Stan viene chiamato da un cugino acquisito per lavorare alla Timely Comics, piccola casa editrice di fumetti.
Gli americani, si sa, sono maestri nel tratteggiare l'epica delle origini a partire da dettagli umili sui quali - retrospettivamente - si posa una luce di sapore cinematografico.
E le prime mansioni che Stan deve adempiere alla Timely non fanno eccezione: il ragazzo riempirà i calamai e porterà il caffè ai dipendenti.
Non passerà molto tempo prima che i capi notino la sua vivace intelligenza, però.
Il ragazzo è promosso correttore di bozze e - nel 1941 - arriva la proposta di scrivere una storia (solo testo) per riempire un albo di "Capitan America".
Non è per amor di brevità che il nostro sceglie un nickname eufonico e facilmente memorabile, in quell'occasione:  il fatto è che lui vuole tenere in serbo il proprio nome e cognome per quando sarà diventato un apprezzato scrittore di narrativa. "Stanley Lieber" non può fare semplici fumetti popolari. A quelli penserà "Stan Lee".
È nato prima l'uovo o la gallina? Intanto, e a memoria delle cronache future, è nato Stan Lee

Poche settimane, e il nom de plume "Stan Lee" sarà apposto in calce alle storie di nuovi personaggi. Nascono Jack Frost e Father Time.
Soprattutto, comincia in quel periodo una collaborazione che rappresenterà per il mondo del comics superoistici ciò che il connubio Mozart - Da Ponte ha rappresentato per la musica operistica: quella con il disegnatore Jack Kirby.

Nel frattempo, la Seconda Guerra Mondiale ha lambito anche le coste americane. È solamente dopo tre anni trascorsi nell'esercito che Lee può tornare al suo lavoro.
In veste di capo sceneggiatore si tuffa dunque all'esplorazione di generi diversi, in modo da mettere a frutto un talento già evidentissimo ma ancora in cerca della propria cifra distintiva.
Storie romantiche, storie western, science fiction, horror, avventura, non c'è ambito narrativo che rimanga fuori dal suo orizzonte, sempre tenendo un occhio rivolto verso la sensibilità dei lettori più giovani. 
Gli anni Cinquanta, però, sono anni di cacce alle streghe, negli States: un'ondata moralizzatrice investe con il proprio livore tutti gli ambiti di espressione artistica, e il fumetto non fa certo eccezione. 
L'obbligo di conformare le pubblicazioni a dogmi sempre più vincolanti spinge Lee a pensare di mollare tutto e cambiare mestiere. Solo quando la DC Comics, rivale di Timely Marvel (la metamorfosi è cominciata), comincia a iniettare in un mercato in contrazione nuove storie e nuovi personaggi, Lee capisce in che direzione andare.
Assieme a Kirby crea i Fantastici Quattro, intenzionalmente salvando la futura Marvel dal precoce fallimento e incidentalmente cambiando la storia dei fumetti.
Per sempre. 

Illustrazione di Laila Balot, 2022, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Supereroi con superproblemi

Jack Kirby e Steve Ditko formano con Lee un'eterna ghirlanda brillante: assieme a loro, Lee ha creato i supereroi Marvel più memorabili e riusciti fra quelli che affollano il pantheon della casa editrice. La formula del successo, per Stan Lee, è la stessa che gli darà a volte problemi con i suoi coautori: i supereroi devono essere magari capaci di volare, sollevare automobili e lanciarsi in souplesse fra grattacieli e astronavi, ma quando poi tornano a terra, fra la gente che il loro potere gli impone di proteggere, non devono essere immuni dalle sfighe e dai problemi che affliggono tutte le persone normali, se possibile amplificati a misura della loro superiore statura fisica e morale: sono i supereroi con superproblemi, il graal che Lee ha cercato inconsapevolmente per tutta la sua vita, il modo migliore di saldare la complessità di introspezione psicologica che sono proprie del romanzo con l'azione frenetica e i colpi di scena che caratterizzano i fumetti migliori.

È proprio questa la ricetta che garantirà a Peter Parker, Bruce Banner, Matt Murdock e Tony Stark dignità almeno pari a quella delle loro "controparti sotto steroidi narrativi" Spiderman, Hulk, Daredevil e Iron Man.

Assieme all'apologo in favore della diversità rappresentato dagli X-Men e dai già citati Fantastici Quattro, il pantheon Marvel si popola presto di una quantità di personaggi utili a presidiare quante più "nicchie di mercato" è possibile, ma col vistoso pregio di risultare sempre vivi sulla pagina (e il cui carattere è diretta emanazione della sincera passione profusa dal loro creatore nel proprio lavoro). Black Panther, Doctor Strange, Scarlet Witch e Black Widow sono solamente alcuni fra i tasselli di un mosaico che si espande organicamente, intrecciando storylines eterogenee in modo articolato e credibile. L'elenco delle creature nate dalla fantasia di Stan Lee darà conto, a fine carriera, di un'attività frenetica, mettendo in fila più di 350 personaggi immaginati, realizzati e consegnati all'immaginario collettivo dal grande sceneggiatore. 

Se fossi bravo anche la metà di quanto tutti dicono che io sia, sarei comunque troppo bravo per sprecare tempo con gente normale. Ma sembra che io spenda la mia vita con la gente normale, che è la gente migliore al mondo.

Ma non è tutto Marvel quel che luccica, in questa storia. 
Stan Lee, infatti, ha scritto anche per la DC Comics: nel 2001 è il creatore della serie Just Imagine, che vede household characters come Batman, Superman, Wonder Woman, Flash e Green Lantern assumere caratteri e tratti inusuali rispetto all'aplomb un po' compassato e spesso a tinte fosche del loro universo narrativo.
Nel corso della sua impareggiabile vicenda professionale, Lee è stato inserito nella Will Eisner Award Hall of Fame nel 1994 e nella Jack Kirby Hall of Fame nel 1995, ricevendo anche la National Medal of Arts della NEA nel 2008. 

Illustrazione di Giorgia Borella, 2022, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Face front, true believers!

Chiudiamo il nostro omaggio a Stan Lee celebrando la potenza della narrativa popolare d'intrattenimento, cui il nostro è stato devoto servitore, attraverso la citazione di una frase con la quale Lee era solito chiudere i suoi editoriali, in apertura degli albi Marvel che nei periodi di massima diffusione arrivarono a tirature di milioni di copie.
"Face front, true believers!", ovvero "Avanti tutta, veri credenti", dove i "credenti" erano per Lee gli aficionados delle riviste a fumetti, e la call to action suonava come un'esortazione a tuffarsi anima e corpo nella lettura della rivista a fumetti che questi tenevano fra le mani. 
Qui troviamo tutta la filosofia di un entertainer capace di prendere l'intrattenimento per quel che è: una faccenda maledettamente seria

Illustrazione di Daniela Filio, 2022, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

"Ero abituato all'imbarazzo perché ero semplicemente uno scrittore di fumetti mentre altri costruivano ponti o facevano i medici. Poi ho cominciato a capire: l'intrattenimento è una delle cose più importanti nelle vite delle persone. Senza di esso, potrebbero andare a fondo".

La recente, inarrestabile fioritura del cosiddetto MCU (Marvel Cinematic Universe) nei cinema di tutto il mondo lascia un sapore in bocca che può essere difficile da decifrare.
Se da un lato, infatti, si può esser contenti che esistano dei blockbuster produttivamente imponenti ancora capaci di portare spettatori in sala, dall'altro è forse lecito rimpiangere il piacere semplice e genuino che gli albi a fumetti degli anni d'oro della Marvel erano in grado di garantire a lettori di ogni età attraverso un'economia di mezzi davvero ammirevole. 
Mentre lo scriviamo, però, ci pare di vedere Stan Lee che sorride in un angolo. Scuote la testa con bonaria, blanda riprovazione, perché lui sa che il green screen sullo sfondo del quale Robert Downey Jr. viene vestito di un tessuto digitale impalpabile ma verissimo che lo trasformerà in Iron Man sotto i nostri occhi stupefatti non è poi così diverso dal calamaio che lui, ancora ragazzo, riempiva d'inchiostro di china per i disegnatori della Timely. Strumenti.
Sono solo strumenti, al servizio di un'idea più grande della loro somma: l'idea che le storie, le buone storie, sono qualcosa per raccontare le quali val la pena di far fronte persino a superproblemi.
A ricordarcelo, Stan Lee ha lasciato per noi linee, colori e parole su fogli e schermi.
Lui sarà anche andato, ma loro stan lì per sempre.
'nuff said. 

Illustrazione di Anastasya Notaro, 2022, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

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L'Uomo Ragno. L'Incredibile Hulk. Iron Man. Questi sono solo alcuni dei supereroi frutto della mente di Stan Lee. Dalla giovinezza nella New York della Grande Depressione al ricevere la National Medal of Arts, la vita di Lee è stata straordinaria quanto le avventure elettrizzanti che ha ideato per decenni. Dai milioni di fan dei fumetti degli anni Sessanta fino ai miliardi di spettatori dei film Marvel in tutto il mondo, Stan Lee ha influenzato più persone di quasi chiunque altro nella storia della cultura popolare. In "Stan Lee. Il padre dell'universo Marvel", Bob Batchelor esplora il modo in cui Lee grazie al proprio talento naturale e al duro lavoro è diventato redattore della Marvel Comics già da adolescente. Dopo anni di esperienza nel settore, Lee ha poi deciso di rischiare, creando con Jack Kirby e Steve Ditko i Fantastici Quattro, Spider-Man, Hulk, Iron Man, gli X-Men, gli Avengers e tanti altri in una raffica creativa che avrebbe rivoluzionato il mondo dei fumetti per generazioni, trasformando la Marvel da una società di second'ordine in un editore leggendario.

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