Anniversari e Ricorrenze

Vittorio Gassman, 100 anni del più grande attore italiano 

Illustrazione digitale di Cristian Bozzi, studente del Liceo Artistico Volta di Pavia, 2022

Illustrazione digitale di Cristian Bozzi, studente del Liceo Artistico Volta di Pavia, 2022

Nella mia posizione di studioso di cinema mi sono sentito spesso fare delle domande sugli assoluti. Rispondere in quel senso non è semplice, l’assoluto è improprio, se è discrezionale perde il suo significato. Tuttavia, mi sono abituato alle classifiche, i migliori film, libri, opere d’arte. E così quando mi si chiede chi è il più grande attore italiano non ho dubbi, anche se la mia discrezione può non essere condivisa naturalmente. Perché niente è più discrezionale del cinema. La premessa per dire che il più grande è Vittorio Gassman. Dico che ne sono sicuro e posso portarne le prove.

E qui devo fare un altro nome, di attore, grandissimo. Perché non pochi alla mia affermazione sull’assoluto Gassman mi dicono: ma no, il più grande attore del cinema italiano è Alberto Sordi. Ma l’equazione è semplice: Gassman avrebbe potuto interpretare tutti i ruoli di Sordi, compreso Alberto Menichetti, il famoso mangiatore di pastasciutta, magari con qualche punto di “carattere” in meno, ma certo credibile. Ma non vedo Alberto fare Casanova, Amleto e i vari personaggi shakesperiani, o Brancaleone, o Stanley Kowalski del Tram che si chiama desiderio, che fece di Brando un fenomeno. Ma ribadisco: Sordi attore e personaggio enorme, italiano medio come si dice sempre, ma Gassman era l’italiano colto. C’è differenza.

Sono impossibili le sintesi dell’azione di Gassman, che è troppo vasta, è infinita. Stiamo a certi momenti. Attore di teatro nell’età giovanile, legato ai gruppi più importanti. Ricordo il suo iter nelle città italiane col suo “Teatro tenda” sempre pieno di studenti che avevano la possibilità di conoscere i classici.

Poi il cinema con tutti i ruoli: da Casanova in Il cavaliere misterioso al villain cattivo di Riso amaro. E poi il momento hollywoodiano con Liz Taylor, nientemeno, sua partner in Rapsodia. Il salto è al 1958, quando quel genio di Monicelli trasforma il grande teatrante in un grande comico nei I soliti ignoti. Il sodalizio regista attore prosegue con La grande guerra e quel capolavoro di inventiva e intelligenza che è L’armata Brancaleone, dove Gassman collabora anche a quei testi di gergo medievale.

Risi e Scola sono stati altri compagni di viaggio decisivi. Faccio due citazioni: il ruolo della “musa” nei Mostri di Risi, che io considero la sua più straordinaria e virtuosa performance.
Lo ricordiamo tutti vestito da donna, con quella schiena di un metro quadrato, che presiede la giuria di un premio letterario. Nella vasta filmografia che riguarda Scola cito La famiglia, con Vittorio che percorre parte della storia italiana e finisce ottantenne circondato da tutti i famigliari

Ma il posto d’onore lo attribuisco a Bruno Cortona, il Gassman de Il Sorpasso. Merita qualche riga, uno stralcio dal Dizionario Farinotti:

Il cialtronesco Gassman, finalmente libero, come lui stesso ammette, dai vincoli delle caratterizzazioni, dai ghigni classicheggianti, esprime in alcune sequenze la sua dirompente fisicità. Distrugge con l’intuizione del superficiale i luoghi comuni che lo studente Trintignant si era costruito in un’intera vita, sui suoi parenti. Libera lo charme opaco di una zia del suo amico. In ogni spostamento, dalla Roma deserta del mattino di Ferragosto e lungo le strade della Versilia fino alla Costa Azzurra, si gioca la sua dignità e persino la figura di padre. La partita a ping-pong con Gora è al riguardo esemplare. L’attonito Trintignant in questa scuola dei dritti è infatti l’unico a soccombere, emblematicamente. Non pochi hanno lamentato il cambio di atmosfera dell’epilogo: un brusco risveglio dalla partitura scoppiettante di una pellicola che sembrava dover dispensare un eclettico piacere a fior di pelle.

Infine, chiudo con qualcosa di personale. Non ho mai incontrato Gassman ma ne ho una conoscenza indiretta che vale.
Era a Milano al teatro Nuovo, dove recitava versi di Eugenio Montale. Mia moglie Daniela, che aveva di queste intuizioni, portò le bambine. A fine spettacolo andò nei camerini e chiese a un addetto se potessero vedere Gassman. L’uomo, all’inizio perplesso, disse “credo sia impossibile, ma vediamo”. Ma Gassman accettò. E così le bambine si portano il ricordo di quel signore, un po’ stanco, sudato, che parlava con loro e le baciava sulla fronte.

Vittorio Gassman. Il più grande, attore e uomo.

 

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