Siamo sempre stati abituati a considerare l’autismo come un disturbo o una malattia, ma in realtà non è così. Questa considerazione è frutto della convinzione che esista solo un certo modo di delineare il mondo attorno a noi, uno sviluppo cognitivo che possiamo definire “tipico”. Un bambino, una persona con autismo invece vede le cose attorno a sé in modo diverso da quello che per noi è usuale.
È un’atipicità che dovrebbe essere cara a chiunque. Non tutti siamo adatti ad apprendere le cose allo stesso modo, se ci pensate. Quello che succede a chi convive con l’autismo è che esce dai binari di ciò che è sempre stato predefinito e ha bisogno di plasmare ciò che lo circonda in un modo del tutto personale. Quindi, forse, l’impegno vero dovrebbe partire proprio da chi maneggia e cura gli strumenti o i piani didattici. Pensiamo alle famiglie, alla scuola, ma anche all’editoria. È bellissimo concepire dei libri sempre diversi, adatti a persone diverse. È lo scopo della letteratura, forse. Immaginiamo una storia e magari pensiamo a quanto ci sia piaciuta, mentre al nostro migliore amico no, per niente. Questo succede non perché quella storia sia giusta o sbagliata, ma perché chi la percepisce ha un’interiorità differente. E così capita anche quando si apprende.
Immaginiamo una storia (o una materia scolastica, o un’emozione): viene sempre descritta e raccontata allo stesso modo e tutti la capiamo e va bene così. Ma può succedere che il modo in cui viene da sempre narrata non vada poi così bene per tutti. Ecco, una persona con autismo ha bisogno che i fili di quella storia, materia ed emozione, sempre narrati alla stessa maniera, si trasformino, perché il suo modo di acquisire le conoscenze ha necessità differenti. Pensate a quanto è importante capire l’altro e cercare di creare delle linee di apprendimento che possano davvero rispecchiare un modo diverso dal nostro di leggere il mondo. Per questo, chi si occupa di insegnare ma anche di raccontare storie che parlano di autismo, ha un compito delicato sì ma bellissimo e pieno di cura.
Così succede nelle scelte del catalogo di Uovonero, una casa editrice che prende il nome da una bellissima favola di Luigi Capuana e che fa dell’inclusività e del rispetto della diversità, capisaldi della scelta editoriale. In particolare, moltissimi titoli delle loro collane, vogliono evidenziare l’importanza delle storie alla portata di tutti, attraverso vari strumenti comunicativi come quelli di CAA (comunicazione aumentativa e alternativa) o in simboli PCS e WLS. In particolare, la collana i geodi, attraverso albi illustrati e narrativa, punta il faro su storie che raccontano la diversità, con lo scopo di accettarla e renderla parte integrante del modo di vedere il mondo di chi legge.
Per i più piccoli
Alcune storie sono adatte già ai piccoli lettori che si approcciano all’argomento, attraverso albi delicatissimi.
Per i lettori più grandi
Le storie sono tra le più disparate e spesso hanno come protagonisti preadolescenti e adolescenti con autismo o nello spettro, favorendo la comprensione, ma ancor di più l’empatia dei lettori. Senza dimenticare ovviamente l’anima avvincente e ammaliante della narrativa.
La saga degli Autodafé
Un fratello e una sorella si trovano a indagare sulla Lega degli Autodafé che ha commissionato l’uccisione del padre e minaccia di controllare le coscienze. Un giallo accattivante con due protagonisti indimenticabili, i fratelli Mars che, con la loro atipicità, riescono a carpire davvero grandi cose.
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