Qualche anno fa uscì al cinema un film che fece parlare molto e raccolse recensioni e giudizi positivi in tutto il mondo. Si intitolava Vado a scuola e raccontava tre storie che non possono lasciarci indifferenti. L’aspetto che più di tutti ne ha decretato il successo è che erano storie vere, raccontate filmando i veri protagonisti, ragazzini che ogni giorno, proprio come voi, si alzano e si preparano per andare a scuola. Ecco, non vi erano ragazzini indecisi tra tè e latte a colazione, tra una felpa rossa o una verde, oppure che rischiavano di fare tardi a scuola perché non era suonata la sveglia.
Vado a scuola presentava storie incredibili ed emozionanti di ragazzini che per arrivarci, a scuola, devono compiere un “viaggio”, a volte pericoloso, a volte sfiancante, lungo e difficile. Questi bambini e ragazzini si alzano, ogni giorno, ore prima che suoni la campanella, perché devono percorrere a piedi chilometri su strade impervie e in condizioni estreme, eppure lo fanno con una gioia negli occhi, una gioia che commuove. Sono bambini che vivono in zone del mondo in cui il diritto all’educazione non è scontato, in cui il sostegno delle famiglie, di genitori che magari la scuola non sanno nemmeno cos’è, permette loro di indossare con orgoglio una divisa scolastica preziosa.
Il 24 gennaio, per volere dell’assemblea delle Nazioni Unite, si celebra, ormai da qualche tempo, la giornata mondiale dell’educazione, perché ciò che per noi è normale, in molti paesi del mondo è un privilegio per pochi. Milioni di bambini e ragazzi non hanno accesso nemmeno all’educazione di base. Altrettanti a quella si fermano, imparando il minimo indispensabile per leggere e far di conto. Soprattutto le bambine e le ragazze vengono private di questo diritto, e per dar voce a tutti loro è stata istituita questa giornata.
Da noi la chiamiamo scuola dell’obbligo, e tante volte vien da pensare che un obbligo sia una bella scocciatura. Vuol dire che ci si deve andare per forza, anche quando non ne abbiamo proprio voglia. Ma proviamo a ribaltare il punto di vista e a immaginare che quell’obbligo sia indirizzato al mondo degli adulti, “obbligati” a riconoscere ai bambini il diritto di imparare.
Spesso le guerre, la povertà, l’ignoranza e i pregiudizi privano i ragazzi e le ragazze del tempo necessario per imparare, migliorarsi, scoprire e coltivare i propri talenti. L’alternativa per questi ragazzi è, come era anche nel nostro paese non così tanto tempo fa, ritrovarsi a lavorare e non certo in condizioni piacevoli, a essere sfruttati senza nemmeno rendersene conto.
Nelson Mandela, premio Nobel per la pace, diceva che l’educazione è l’arma più potente per cambiare il mondo. Da una buona e ricca educazione nascono donne e uomini consapevoli, che possono partecipare a pieno titolo alla vita sociale, politica e culturale del proprio paese, collaborando al bene comune tutelando al contempo il proprio. L’istruzione è, citando Malcom X, «il passaporto per il futuro, il mezzo per prepararsi ad affrontarlo».
Mica cosa da poco! L’educazione promuove la tolleranza e sconfigge i pregiudizi, insegna che l’umanità ha interessi comuni che vanno oltre i confini geografici, le etnie, le religioni e il colore della pelle e che collaborare è più importante che competere.
Gianni Rodari ci lascia alcune righe davvero potenti, presentando uno dei suoi lavori, La grammatica della fantasia: «dobbiamo insegnare tutte le parole a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Ecco il valore dell’educazione, che deve tirar fuori da ognuno di noi il meglio, e darci gli strumenti per essere felici.
L’educazione è un ponte che tutti devono poter attraversare, perché è oltre che si apre un futuro ricco di possibilità, tra cui saremo noi a poter scegliere. A noi sembra scontato, ma credetemi, non lo è per tutti!
Sono tantissimi i libri dedicati a questo tema, ne abbiamo scelti alcuni tra i più significativi, ma per fortuna l’elenco potrebbe essere ben più lungo.
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