Dazeroasei

Alla scoperta della tristezza

illustrazione di Giusy Gallizia, 2022

illustrazione di Giusy Gallizia, 2022

Osservare i bambini mentre giocano, le loro espressioni di gioia, stupore e meraviglia è un’esperienza che strappa un sorriso a quasi tutti gli adulti.

Capita di vedere ragazzini con lo sguardo coraggioso di un pirata o di un’esploratrice, con la determinazione di chi si prepara a vivere chissà quali grandi avventure, occhi sognanti e scintillanti. Attraversano quell’epoca della vita in cui tutto si tinge facilmente di rosa, verdi e arancioni, i colori che associamo maggiormente alle sensazioni positive.

I bambini sono creature dell’assoluto, le cui emozioni difficilmente conoscono vie di mezzo, sia nel bene che nel male, e quando si arrabbiano diventano piccole furie e tanti saluti alla moderazione. Tra tutte le emozioni che ci capita di osservare, però, ce n’è una che spiazza più di altre, che quasi spaventa e che non vorremmo mai associare ai bambini: la tristezza, quella sensazione fatta di grigi, blu e viola che paiono spenti e cupi. Non è un caso che da qualche anno a questa parte si senta parlare di blue Monday, il giorno più triste dell’anno.

Non è un caso nemmeno che uno dei personaggi del famoso Inside Out, Tristezza, sia tutta blu, trincerata dietro il suo magione blu a collo alto, chiusa in sé stessa.

Illustrazione tratta dal libro "Sono triste. Le emozioni di Banù", Giunti Editore, 2020

Anche la tristezza fa parte delle emozioni che ci rendono unici, ognuno la percepisce e la sperimenta a modo suo, per ogni persona è causata da esperienze diverse: può essere venata di malinconia quando manca qualcuno o qualcosa, può essere mescolata all’invidia e all’ira quando ci si sente esclusi o emarginati oppure può essere condita da un pizzico di smarrimento e confusione quando non si capisce il perché di un gesto o una parola scortese.

Insomma, sono tutte quelle situazioni che capitano anche agli adulti e che nei bambini sembrano ancora più gravi. C’è poi quella tristezza che è triste e basta, non ci sono spiegazioni o motivi, è così dal risveglio e ce la teniamo tutto il giorno appiccicata addosso. Perché (a volte) mi sento triste? Rispondere a questa domanda è davvero difficile, e un buon libro o una buona storia ci possono aiutare a parlarne.

L’idea che un bambino o una bambina siano tristi fa paura, come se fosse un’esperienza del tutto negativa, da superare e archiviare il più in fretta possibile. Fa paura perché spesso non sappiamo come affrontarla, questa emozione, e invece di viverla cerchiamo tutti i modi possibili per sfuggirle. La tristezza, invece, va rispettata, compresa e accolta, può diventare un momento di crescita, di maturazione a arricchimento molto importante, come ci raccontano nell’albo Nina (SABIR).

Capita di piangere quando si è tristi e anche delle lacrime non c’è nulla di cui vergognarsi, anzi, un bel pianto a volte è proprio quello che ci vuole per superare un momento difficile. Come dice la mamma nell’albo Perché piangiamo? (Fatatrac) ci sono mille tipi di lacrime e soprattutto, tutti piangono!

Il problema, spesso, è che i bambini non sanno dire la propria tristezza e non sempre sanno riconoscere una causa precisa che la provoca. Sedersi al fianco di un piccolo, fargli una carezza e dire semplicemente che capita a tutti di essere tristi è il primo passo per creare un rapporto di fiducia e condivisione, senza pretendere soluzioni frettolose o che rischiano di essere superficiali. Succede proprio così al piccolo protagonista di un albo splendidamente illustrato, Ascolta (Il Castoro).

La tristezza arriva quando meno ce lo aspettiamo e non è né positiva né negativa, ma sicuramente necessaria. Come si dice, non c’è arcobaleno senza pioggia e la tristezza ci permette di godere maggiormente della felicità e della serenità che vengono dopo. Attraversando quest’emozione, si impara molto su se stessi, sulle capacità che abbiamo per superare i momenti difficili, e lasciare che un bambino attraversi un momento di tristezza senza sentirsi giudicato o senza doversi vergognare lo aiuterà a maturare moltissimo.

Tristezza e felicità sono le due facce della stessa medaglia, insomma, una fa posto all’altra in un soffio. Questa è l’idea che ci suggerisce una saggia tartaruga alla fine dell’albo Un mare di tristezza (Minibombo), storia di un pesciolino triste che cerca in una bella nuotata l’occasione di tirarsi su di morale. Ahimè, tutti i pesci che incontra sono tristi, affranti, abbattuti, mogi, abbacchiati o mesti. Quante parole per le mille sfumature della tristezza! Alla fine del libro, una tartaruga a testa in giù e suggerirà a pesciolino che forse non tutti sono tristi se li si guarda da un'altra prospettiva. Basta capovolgere il libro e le bocche tristi si trasformano in sorrisi. Non credo sia un caso che questo mare lo si debba attraversare tutto fino in fondo e che all’ultima pagina, girando il libro e andando indietro, ci si ritrovi a nuotare in un mare di felicità.

Ci sono tanti altri libri che possiamo leggere con i nostri bambini per capire cosa sentiamo, per imparare a riconoscere le nostre emozioni più complesse e far sì che non ci mandino in crisi. Una bella storia, a volte, sa suggerire le parole che ci mancano.

La nostra selezione

Umori del cuore

Sono contento, di buonumore,
sette risate mi ballano in cuore.
Sono felice, voglio scoppiare.
Come un vulcano che scende nel mare!
Son come un cielo normale, sereno:
non son felice, ma triste nemmeno.
Uffa che noia, ma come sarà? 
Vorrei far tutto, ma niente mi va.
Io sono triste, però non piango:
vorrei andarmene, però rimango.
Che mondo nero, che brutta giornata!
Ho il cuore come una spugna strizzata!


Roberto Piumini, Bruno Tognolini

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