Era il 1973 quando in pieno luglio, Gianni Rodari proponeva al suo editore “di casa” un testo completamente diverso da tutti quelli che aveva già scritto, rivoluzionava il mondo dell’invenzione letteraria, della pedagogia e, insieme a Lodi e Munari, diventava – seppur inconsapevolmente – il punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che si occupavano e si sarebbero occupati di Infanzia!
Da un quadernetto in cui ha preso nota delle tecniche e degli espedienti usati per inventare storie con e per i bambini, delle esperienze condivise con le maestre di Reggio Emilia, pronte a sperimentare con lui il potere della parola e dell’immaginazione e dalle conversazioni con loro rielaborate, nasce Grammatica della Fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, ossia la celebrazione più alta del valore di liberazione delle parole!
Frutto degli «Incontri con la Fantastica» che Gianni Rodari ebbe a Reggio Emilia nel 1972, "Grammatica della fantasia", pubblicato per la prima volta cinquant’anni fa, è un classico letto e tradotto in tutto il mondo. Unico testo teorico organico dello scrittore di Omegna, non è solo «un’introduzione all’arte di inventare storie»: è un invito al gioco e alla sperimentazione, alla liberazione dai luoghi comuni e dai pregiudizi, è una celebrazione dell’invenzione felice e dell’errore creativo.
A distanza di 50 anni, la casa editrice Einaudi Ragazzi, che allora lo pubblicò e ancora lo fa, rilancia questo titolo in una veste grafica completamente nuova, donando al libro quell’interazione tra immagine, colore e parole, per mano di Lucio Schiavon, stupendo già dalla copertina. A seguire, la seconda pagina a fondo rosso con i caratteri bianchi spiazza, dando il via ad un’incursione del colore tra le parole che si concluderà solo alla fine del libro, dove l’indice in grassetto nero su fondo giallo riprende anche la quarta di copertina, come in una perfetta composizione ad anello a chiudere l’opera. Nel mentre, illustrazioni originalissime invadono le pagine e, grazie a questo uso completamente nuovo di soli quattro colori onnipresenti, l’effetto di stupore – che già il contenuto del libro opera nel lettore – è ulteriormente amplificato e rende tangibile il concetto di “spaesamento sistematico” alla base della creatività, teorizzato da Ernst e tanto caro a Rodari.
Sebbene questo sia un testo dedicato all’utilizzo delle parole e delle storie con e per i bambini, nonostante nemmeno l’autore «sa bene cosa sia», tra un esempio e l’altro, Rodari spazia in digressioni che vanno dalla psicologia alla filosofia, sminuzzando con abilità concetti di semiotica e filologia, cosicché anche il lettore inesperto si possa muovere tra teorie linguistiche e filologiche senza saperlo, entrando tanto nel cantiere della propria immaginazione quanto in quello delle storie di Rodari, e pure degli scritti di Ernst, Novalis e Vygotskij, di cui si nutre.
In quasi ogni capitolo di questo libro, infatti, in modo più o meno esplicito, ritroviamo anche la genesi dei suoi libri più famosi e il racconto che lui stesso ha fatto circa l’esplorazione del potere delle parole, in seguito al quale arriva ad affermare che «l’immaginazione è la nostra mente stessa»! Paragonando la parola che arriva nella mente a un sasso che precipita nell’acqua e provoca cerchi concentrici sempre più larghi, Rodari ci invita a ragionare con lui sulle sensazioni da essa evocate a partire dal suono per finire negli accostamenti di varia natura. Ed è proprio giocando in questa maniera che nascono dentro la sua testa le storie del Libro degli errori, in cui l’errore fantastico è l’origine di vicende e filastrocche surreali e indimenticabili.
Perché è sbagliando che si inventa!
Questa straordinaria e ormai famosa affermazione ci conduce quindi al cuore del suo libro: il vero protagonista di tutto è il bambino, al quale tutto questo giocare con le parole deve servire, sì a imparare, ma soprattutto a crescere felice e a pensare diversamente, dal momento che «l’utopia non è meno educativa dell’intelligenza».
Mentre scrive Grammatica della fantasia, proponendo anche esercizi e schede di approfondimento, Rodari progetta Strade nuove dell’apprendimento, perché ritiene non esista l’opposizione fra fantasia e realtà, ma che la fantasia sia uno strumento per conoscere la realtà e indagarla per poterla migliorare! Con il suo fare educativo, originato anche dalle diverse teorie pedagogiche delle personalità a cui si accompagna, come Bruner e Loris Malaguzzi, Rodari offre quindi, in questo libro, un modello di apprendimento che mette sottosopra il comune pensare, portando avanti l’idea del rinnovamento di fondo della società, che dovrebbe partire dalla formazione degli insegnanti capaci di porre attenzione alle figure più marginali, e comunicare questo ai propri studenti.
Non per caso, tra gli esercizi “surrealistici” che propone c’è proprio quello di inventare delle notizie. Lui sostiene che l’immaginazione serva a fare ipotesi, la fantasia a esplorare il linguaggio e le storie a classificare e fare ordine in quello che viviamo. Ma dove prendere la materia prima da rielaborare? Senza dubbio dall’immenso patrimonio delle fiabe popolari, a cui è dedicato un intero capitolo, in cui ci introduce anche alla teoria di Propp, che studiando la struttura della fiaba, ci offre gli strumenti per poterle smontare e rimontare a nostro uso e consumo.
È principalmente da questi meccanismi, infatti, che nella sua testa nascono testi come A sbagliare le storie e Favole al Rovescio. Alimentati anche dalla “fantastica casalinga” che può trasformare attività quotidiane e rituali in giochi e invenzioni, in cui adulto e bambino interagiscono per conoscersi meglio e magari sdrammatizzare situazioni difficili, come succede in Fiabe lunghe un sorriso.
Tutti i racconti e le rime di Gianni Rodari restituiscono al gioco e all’immaginazione quella funzione creatrice che appartiene a ogni uomo, non solo agli artisti, e appartiene al lettore che, arrivato alla fine del libro, ha voglia di guardare il mondo con occhi diversi!
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