Cosa resterebbe delle favole senza le ombre paurose dei malvagi? Poche battute e qualche sbadiglio fra "C’era una volta" e "Vissero felici e contenti…"
In ogni fiaba, mito o racconto che si rispetti, l'antagonista è la forza contrapposta che catalizza la trama e rende ogni storia coinvolgente. Ma quanti di noi possono dire di conoscere davvero questi personaggi? La malvagità che li contraddistingue è innata, o è forse il frutto di esperienze infantili piuttosto infelici?
La loro storia, da sempre avvolta nell'ombra, è finalmente pronta ad essere rivelata attraverso le pagine de L'infanzia dei cattivi… O come divennero così malefici, il nuovo libro edito L’ippocampo, scritto da Sébastien Perez e illustrato da Benjamin Lacombe. I due sono una coppia artistica ormai consolidata, con oltre venti libri all’attivo e un’affinità creativa più intensa che mai. Nonostante la produzione prolifica, la qualità dei loro lavori è sempre impeccabile e quest'ultima uscita non fa eccezione.
I cattivi... che personaggi affascinanti! Danno vita ai racconti sin dalla notte dei tempi. Deliziosamente detestabili, infestano le fiabe e aggiungono pepe alle storie... Ma per quale ragione sono tanto malvagi? Sono nati così o lo sono diventati crescendo?
Il volume presenta 20 racconti brevi, ognuno dedicato all’infanzia di un personaggio malvagio tratto da fiabe, miti e grandi classici della letteratura per ragazzi. Perez attinge da un immaginario collettivo e multiculturale, esplorando personaggi più o meno noti come Barbablù, Polifemo o Dracula, ma anche le streghe Yama Uba e Njeddo Dewal, provenienti rispettivamente dal Giappone e dall’Africa occidentale.
L’esperienza di lettura risulta intrigante e avvincente per diverse ragioni, prima fra tutte il fascino del cattivo. In cosa consiste? Pensiamo ad esempio alla Strega del Mare, che con il suo carattere audace e carismatico risulta a molti più intrigante e coinvolgente della stessa sirenetta. A tal proposito, diversi studi indicano che la chiave stia nella rappresentazione spesso stereotipata dei protagonisti buoni: fin troppo virtuosi, senza macchia, monotoni. Ne L'infanzia dei cattivi, state pur certi, non troverete nulla di tutto ciò.
Tra le pagine del libro, come nelle migliori fiabe dei fratelli Grimm, siamo immersi in un mondo dove il bene e il male danzano su una corda sottile, sfumando le linee di giusto e sbagliato. Perez e Lacombe ci ricordano che dietro ogni personaggio, anche il più oscuro, si cela una storia, una motivazione, e spesso una profonda sofferenza. Ecco che la loro rabbia, paura, desiderio di rivalsa (o semplice fame!) diventano sentimenti riconoscibili e comprensibili, fino a suscitare la nostra compassione, tenerezza ed empatia.
La qualità dei racconti non si limita al solo contenuto, ma anche alla forma. Perez ci conquista con uno stile tagliente e ironico, che strizza costantemente l’occhio al lettore. Prendiamo ad esempio Dracula; non viene mai presentato come un vampiro, piuttosto si dice che:
La luna si nascondeva timida dietro a spesse nuvole, mentre la madre (di Dracula, ndr) attendeva con ansia che il figlioletto desse segni di vita. Niente da fare, Dracula restava disperatamente silenzioso. [...] Nei primi mesi di vita, Vlad era magro e pallido da far spavento. [...] Vlad non voleva saperne di dormire: appena il sole tramontava, iniziava ad agitarsi e si assopiva soltanto alle prime luci dell’alba.
Allo stesso modo il piccolo Ade, futuro dio dell’oltretomba, avrebbe fatto vivere a tutti un vero e proprio inferno. O ancora Stingy Jack, più noto come Jack-o'-lantern, viene deriso dai compagni di scuola con l’epiteto Testa di rapa. Perché non Zuccone, vi starete chiedendo? La leggenda originale, irlandese, vuole che la lanterna di Jack sia proprio una rapa svuotata. Solo quando il racconto attraversa l'oceano e giunge in America, dove ancora non si coltiva la rapa, ecco che il tubero diventa una zucca. Quando simili riferimenti colgono l’intesa del lettore, le risate sono assicurate.
Di pari passo, anche Lacombe abbraccia sapientemente questa dualità e profondità nei suoi ritratti illustrati. Predilige atmosfere dark e surrealiste, ma risulta al tempo stesso delicato, poetico; raffigura i personaggi in tenera età, ma con un portamento da adulti, come quello di chi è dovuto crescere troppo in fretta. Aggiunge, poi, dettagli che fanno parte del suo vocabolario iconografico distintivo, o che rimandano alla tradizione letteraria per come la conosciamo.
La rappresentazione della Regina di Cuori ne L'infanzia dei cattivi, ad esempio, evoca chiaramente quella di Alice nel paese delle meraviglie (L’ippocampo, 2021), che lui stesso ha illustrato. Riconosciamo l’acconciatura, il vestito. Nonostante non si menzionino animali, la vediamo reggere il collo di un fenicottero, ai piedi un coniglio bianco e un piccolo riccio dalla testa inclinata in maniera insolita. A fare da cornice un cespuglio di rose rosse - meno una, in parte bianca. Se abbiamo letto il testo originale, tutti questi dettagli non passeranno inosservati, arricchendo l'esperienza di lettura e stimolando la curiosità di approfondire anche i personaggi meno noti.
È evidente come nulla sia lasciato al caso. Sia Perez che Lacombe contribuiscono a creare molteplici piani di lettura, consentendo interpretazioni più ampie e personali. Ci trasportano altrove e ci fanno innamorare di personaggi che brillano per la loro acutezza, libertà e umanità, avendo il coraggio di essere scomodi e rivoluzionari pur di rimanere fedeli a se stessi. Siete pronti ad ascoltare la loro vera storia?
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