Come ride un piccione?
Sembra una domanda scema, ma non lo è. Immagina di dover fare una lista degli animali capaci di ridere. Per i primati potrebbe non essere poi così difficile: se ridono, rideranno all’incirca come noi. Ma gli altri mammiferi? E animali ancora più diversi da noi, come uccelli o perfino pesci? Come sarà fatta la loro risata? I ratti, per esempio, ridono a ultrasuoni: difficile accorgersene senza gli strumenti adatti. La soluzione dell’etologia - la scienza che studia il comportamento animale - è stata prima di tutto cercare di individuare i momenti di gioco di una certa specie animale, e poi capire se, in quei momenti, quell’animale emette versi e vocalizzazioni diversi dal solito. Osservando tante specie con questo criterio in mente, gli etologi hanno concluso che, con ogni probabilità, ridono almeno una sessantina di specie: tra loro foche, cani, mucche, elefanti, delfini, manguste e anche certi uccelli, come le gazze. E i gorilla soffrono anche il solletico!
Ma perché? A che serve ridere?
La verità è che, con certezza, ancora non si sa. Ci sono delle ipotesi. Prima di tutto fai caso a una cosa importante: da soli si ride poco. Hai provato a guardare un video divertente in compagnia e poi a riguardarlo da solo? È probabile che le tue risate, quando sei da solo, siano molte meno. Oppure, pensa a quando sei in classe e improvvisamente qualcosa fa ridere da morire te e la tua compagna di banco, ma non si può ridere, perché c’è l’insegnante che fa lezione e bisogna trattenersi. Difficilissimo! Bene. Ora prova a immaginare la stessa scena con te, da solo, in classe con l’insegnante: la stessa cosa buffa non fa più ridere così tanto, vero?
Dopo aver notato questa differenza, ricercatori e ricercatrici si sono grattati la testa e hanno pensato che ridere deve essere soprattutto un comportamento sociale. Forse serve a condividere uno stato d’animo. Non è che lo facciamo apposta, ma è come se il nostro organismo pensasse: se non mi vede nessuno, che rido a fare? Mentre invece, quando siamo in compagnia, ridere insieme ci fa riconoscere i possibili alleati, fortifica le amicizie, appiana le difficoltà. Questo è anche il motivo per cui spesso ridere è contagioso - quasi come sbadigliare!
Ridere però rimane una faccenda molto complessa. Impariamo a pochi mesi, prima ancora di saper parlare, ma mentre ridiamo succedono un sacco di cose: si contraggono tanti muscoli, la respirazione cambia, il torace si scuote. A volte diventiamo paonazzi o ci viene perfino da piangere. Nello stesso tempo la risata ha effetti benefici su molti apparati del corpo: la pressione scende, il sistema immunitario si rinforza, gli ormoni dello stress diminuiscono. Ridere è anche un esercizio fisico niente male: 100 risate fanno bene quanto 15 minuti in bicicletta. Certo, considerando che ridiamo in media 17 volte al giorno, per arrivare a 100 ci vuole un po' di fortuna.
Ora è il momento di fare un esperimento. Alzati in piedi, fai un gran respiro, e via: una bella risata forte! Quella che hai appena fatto non è una risata spontanea, ma una risata finta, recitata. Nella vita reale può capitare in tante circostanze, e non solo agli attori: a volte ridiamo per educazione a una battuta mal riuscita, oppure esageriamo la risata per comunicare qualcosa a chi è con noi: il piacere della compagnia o anche - a volte - incredulità o scherno. Il nostro corpo sa riconoscere la differenza. Una risata di gusto libera sostanze che ci fanno sentire bene, che si chiamano endorfine, mentre una risata finta o di circostanza non libera un bel niente. Del resto lo sappiamo tutti: ridere a crepapelle è ben più divertente che interpretare uno che ride a crepapelle. Ora sai anche perché.
Il protagonista indiscusso delle nostre risate è, sicuramente, il cervello. Mentre ridi nella tua testa c’è un gran fermento: partecipano alla risata sia la corteccia frontale, che ci fa interpretare circostanze o frasi, cogliere battute, individuare paradossi ed esagerazioni, sia il sistema limbico, che è la parte più emotiva del cervello. Ma i processi cerebrali della risata sono i più misteriosi di tutti. Vuoi un esempio? Il solletico. Perché il solletico fa ridere, anche se non ci piace? Com’è possibile che essere toccati con una piuma sotto la pianta dei piedi possa farci sghignazzare e, insieme farci venir voglia di scappare?
Anche qui, per ora abbiamo solo ipotesi. I neuroscienziati, cioè i ricercatori che studiano quel che succede nel nostro cervello, pensano che se ci viene da ridere e contemporaneamente reagiamo come se ci stessero minacciando con un fucile la colpa (o il merito!) potrebbe essere nell’ipotalamo. L’ipotalamo è una parte molto profonda del cervello che governa la nostra risposta a una quantità di stimoli. Reagisce in presenza di uno stimolo tattile lieve, ma reagisce anche - guarda un po’ - quando ci aspettiamo uno stimolo nocivo: un dolore o un pericolo. Quando qualcuno ci fa un solletico, allora, nell’ipotalamo avviene una specie di corto circuito: è come se fosse tirato a destra e a sinistra nello stesso momento. Tutto sommato se la cava anche bene!
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