“C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.”
Queste sono le famosissime parole con cui inizia la storia di Pinocchio, il burattino di legno intagliato e creato da un ceppo donato al falegname Geppetto da Mastro Ciliegia. Le avventure di Pinocchio sono raccontate in un romanzo che è diventato famoso in tutto il mondo, tradotto in oltre 260 lingue, per non parlare degli adattamenti che ne sono stati fatti.
Tra gli ultimi, alla fine dello scorso anno, è uscita una nuova serie animata dedicata al bugiardo più famoso del mondo e nell’estate di quest’anno uscirà per Disney un nuovo film, diretto da Zemeckis, remake della storia di Pinocchio.
Ma come? – ci viene da chiederci – non bastavano già le innumerevoli versioni scritte, riscritte e illustrate, cinematografiche, teatrali e in televisive di questa storia? Evidentemente no, il mondo creato da Carlo Collodi non ha ancora smesso di dirci quel che ha da dire.
La storia apparve a puntate tra il 1881 e il 1882, 140 anni fa, e uscì in volume unico l’anno successivo. Dovete sapere che inizialmente era narrata in otto puntate, scritte forse senza neanche troppa convinzione, ma accolte con grande favore dal pubblico. Il finale che l’autore aveva ideato non piacque però ai suoi lettori, soprattutto ai più piccoli, e Collodi fu convinto a proseguire la storia e a darle un lieto fine che soddisfacesse tutti. Invece di lasciare Pinocchio a pendere impiccato all’albero – “stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intirizzito”, così finisce l’ultima puntata – nel seguito vediamo Pinocchio affrontare ancora molte avventure e vicissitudini fino a diventare un bravo bambino in carne ed ossa. Nel suo cammino verso la trasformazione finale in bambino vero, Pinocchio incontrerà Mangiafuoco, un omone burbero e spaventoso che poi tanto cattivo non è, e loschi individui, come il Gatto e la Volpe, che inizialmente sembrano amichevoli compagni di strada per il burattino, quando in realtà sono pronti ad approfittare della sua ingenuità e a derubarlo. Pinocchio è di legno, ma ha nello sguardo la stessa meraviglia dei bambini, che si fanno distrarre e rapire dalle cose rapide e facili, dalle bellezze del paese dei balocchi e dall’idea che tutto sommato le faccende più serie si possono anche rimandare se c’è da divertirsi. In questo senso, siamo un po’ tutti Pinocchio, e, onestamente, piacerebbe a tutti fare quel che Pinocchio dichiara essere il suo programma: “correre dietro alle farfalle”, “mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera il vagabondo”.
Alla fine dei conti, Collodi ha scritto una storia non solamente per bambini; Pinocchio è un vero e proprio romanzo di formazione degno di stare a fianco ad altre grandi opere della letteratura mondiale, un romanzo che diverte i piccoli e, allo stesso tempo, ha molto da insegnare ai più grandi. Quel che accade al nostro eroe diventa un’occasione per parlare di argomenti seri, di temi sociali che ancora oggi sono attuali: la denuncia della miseria, dell’ignoranza, della violenza sociale, della poca o nulla gentilezza che a volte c’è verso i bambini. Le prove che Pinocchio supera, in un continuo alternarsi di alti e bassi, e le mirabolanti creature che incontra sul suo cammino gli insegnano a capire dove stia il bene e che siamo responsabili delle nostre scelte e delle loro conseguenze. Per la fortuna del protaginista, la fata Turchina è capace di vedere il buono che si nasconde in lui, in quel pezzo di legno animato, e gli concede più volte l’occasione per porre rimedio ai suoi errori, fino al lieto fine in cui Pinocchio impara a mettere il bene altrui prima del proprio, facendosi carico del benessere del suo caro Geppetto e della stessa fata.
Le avventure di Pinocchio sono state riscritte e riviste da tanti grandi autori, uno fra tutti Gianni Rodari, che scrisse la stupenda filastrocca di Pinocchio, anch’essa pubblicata a puntate su una rivista: un vero e proprio omaggio a Collodi.
La filastrocca di Pinocchio
Qui comincia, aprite l’occhio,Pinocchio è ormai entrato a far parte della nostra cultura popolare. Tanti modi di dire dei nostri discorsi nascono dalle figure di Collodi. Sembra che “ridere a crepapelle” sia dovuto al serpente che, vedendo Pinocchio cadere nel fango, ride fino a morirne; oppure “le bugie hanno il naso lungo”, che non c’è nemmeno bisogno di spiegare! Quando pensiamo a persone pronte a raggirare gli altri ecco che ci troviamo di fronte a “un gatto e una volpe”, e definiamo "grillo parlante" chi non fa altro che dare consigli, a volte non richiesti e spesso inascoltati.
Provate a recitare ai vostri genitori queste poche parole: “Quanta fretta, ma dove corri, dove vai …”, vedrete che sapranno andare avanti. La famosissima canzone di Edoardo Bennato si intitola Il gatto e la Volpe e fa parte di un album – “Burattino senza fili” - tutto ispirato a Pinocchio. Bene, in gita scolastica, appena compariva una chitarra, tra i brani più cantati, o meglio dovremmo dire “stonati”, c’era sicuramente questo pezzo!
Carissimo Pinocchio
amico dei giorni più lietiAltri consigli di lettura
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Le diverse edizioni di Pinocchio
Di
| L'Ippocampo Ragazzi, 2020Di
| Crescere, 2012Di
| Fanucci, 2020Di
| Rizzoli, 2021Di
| Gribaudo, 2016Di
| Feltrinelli, 2021Di
| Piemme, 2020Di
| Giunti Junior, 2008Di
| Sassi, 2018Di
| Gallucci, 2018Di
| Mondadori Electa, 2019Di
| Rusconi Libri, 2020Di
| Il Palindromo, 2019Di
| Erickson, 2018Di
| Piemme, 2017Di
| Lapis, 2017Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
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