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Un sogno al microscopio di Piera Levi Montalcini e Alberto Cappio

La testa. C’è chi l’abbassa, chi la nasconde e chi la perde. Io preferisco chi la usa

Rita Levi Montalcini

Ora come in passato, donne e uomini spinti dalla voglia di conoscere e dalla curiosità si sono distinti in vari campi raggiungendo risultati straordinari, senza farsi scoraggiare da chi non credeva in loro, rialzandosi dopo ogni caduta e senza abbandonare i loro sogni, fino a raggiungere i loro obiettivi. Una di queste donne, attraverso i suoi studi, la sua determinazione e caparbietà, nel 1986 vinse il Premio Nobel per la medicina assieme al collega e amico Stanley Cohen per la scoperta dell’NGF (il fattore di crescita della fibra nervosa). Il suo nome è Rita Levi Montalcini, la prima e unica donna italiana a ricevere questa onorificenza.

Il titolo di questo libro, Un sogno al Microscopio. Il viaggio verso il Nobel di Rita Levi Montalcini ha stuzzicato la mia curiosità e la voglia di conoscere di più sulla sua vita. Gli autori, Piera Levi Montalcini, nipote di Rita e presidente dell’Associazione Levi-Montalcini e Alberto Cappio, responsabile della valorizzazione e promozione dell’archivio Levi Montalcini, hanno unito le loro forze e ricostruito, dall’infanzia passando per l’adolescenza fino all’età adulta, la vita di questa grande scienziata.

Un sogno al microscopio. Il viaggio verso il Nobel di Rita Levi-Montalcini
Un sogno al microscopio. Il viaggio verso il Nobel di Rita Levi-Montalcini Di Piera Levi Montalcini;Alberto Cappio;Nicoletta Bortolotti;

Rita è una bambina sveglia, curiosa e a cui piace imparare. O meglio... le piace studiare quello che la appassiona! Fin da piccola, insieme al fratello Gino e alle sorelle Nina e Paola, ama esplorare la natura e osservare gli animali. Che si trovi a Torino, al Parco del Valentino, in montagna a Balme, oppure nel cortile di casa, Rita non può fare a meno di stupirsi di fronte alla imprevedibilità della vita.

Rita Levi Montalcini era una bambina come tante, nata nei primi anni del Novecento, costretta a vivere sia il periodo difficile della Prima guerra mondiale che quello della Seconda. Abitava a Torino con la sua famiglia in una grande casa, con grandi finestre che illuminavano ogni stanza. Ho provato a immaginare, chiudendo gli occhi, i soffitti alti, il sole che bussava alle finestre che dominavano la città e il vociare dei fratelli Levi Montalcini. Rita trascorreva le sue giornate tra scuola, compiti, qualche uscita al Parco del Valentino, quando possibile, e il tempo passato in casa assieme a mamma Adele, abile pittrice, il papà Adamo, ingegnere spesso a Bari per lavoro, i tre fratelli (la gemella Paola, Gino e Nina) e Giovanna, la governante. Piera Levi Montalcini, nel libro, chiama i quattro fratelli i “parigini”, anagrammando le iniziali dei loro nomi. Ognuno di loro aveva attitudini diverse: Paola era portata per il disegno e la pittura, ricalcando le orme di mamma Adele, Nina per la scrittura, Gino per inventare, progettare e costruire… e Rita? Penserete, ovviamente, che fosse già portata per la scienza. Sì, certo, la sua passione per la scienza era nota, ma non eccelleva come potremmo pensare; le piaceva leggere, ma soprattutto aveva sete di conoscenza, di scoprire il perché delle cose, e anche le più semplici innescavano in lei curiosità e domande.

Il tempo passava e i “parigini” crescevano; nel 1922 la Prima guerra mondiale era finita da qualche anno e aveva inevitabilmente lasciato segni indelebili, Mussolini marciava su Roma e Rita e Paola erano all’ultimo anno della scuola media, quando sulla pagella di Rita comparve un numero che la gettò nello sconforto: 5 in Scienze. Ma non per questo la sua passione per questa materia si spense, anzi. Gli studi alla scuola media terminarono e subito dopo arrivò una tappa importante nella vita delle gemelle Levi Montalcini, l’iscrizione al Liceo Femminile, traguardo quasi obbligato per le adolescenti. Il Liceo non dava la possibilità di iscriversi all’università, ma consentiva alle ragazze di proseguire e terminare gli studi in attesa di trovare marito. Rita, però, non la vedeva così. Nina era brava a scrivere e Paola a dipingere e l’università per questi lavori non serviva, Gino invece sarebbe andato al Politecnico, mentre Rita sosteneva di non essere brava in niente! Era molto sconfortata e delusa, ma la sua resilienza la rimetteva sempre in piedi.

Rita pensava e sognava il suo futuro; era l’inizio di una sorta di ribellione che non tardò molto ad arrivare. Nel 1927 le gemelle Rita e Paola terminarono il liceo, Paola entrò nell’atelier dell’artista Felice Casorati, Gino si era laureato e Nina presto si sarebbe fidanzata e poi sposata, mentre Rita era una come una nave senza porto, leggeva molto, aiutava a casa, ma la sua mente pensava ad altro.

Due anni dopo Giovanna, la governante, venne a mancare e la famiglia Levi Montalcini ne rimase molto segnata. Rita ricordava bene le passeggiate con lei, quando si fermava a guardare con molto interesse le infermiere che uscivano dall’ospedale vicino a casa e vedeva in loro le persone che aiutavano a curare il corpo e l’anima, le stimava molto e il suo interesse non era un caso. La vera ribellione ha avuto inizio proprio quell’anno, guardando una cosa che aveva visto tantissime volte: il termometro del meteo nei giardini Sambuy, una costruzione alta e particolare che troneggiava imponente. Per Rita fu come risvegliarsi da un torpore, guardò mamma Adele e disse: “Io voglio studiare medicina a qualsiasi costo.” Adele rispose: “Allora vedi di convincere tuo padre.”

Guarda la luce e l'ombra ti cadrà alle spalle

Rita Levi Montalcini

E così fece, andò da papà Adamo e si fece valere, esprimendo tutta la sua voglia di farcela, di arrivare dove desiderava, di studiare sodo da privatista, dimostrando che il lavoro duro non la spaventava. Il padre era molto scettico, cercò di convincerla che le materie da studiare erano difficili e prefigurava già un fallimento, ma Rita era veramente un osso duro e alla fine ottenne il suo benestare. Studiò alacremente assieme alla cugina Eugenia, anche lei decisa per la facoltà di medicina, e con tanti sacrifici le due ragazze ce la fecero ed entrarono all’università.

L’inizio della nuova vita di Rita Levi Montalcini partì dall’aula dell’Istituto di Anatomia umana della facoltà di medicina di Torino con il professor Giuseppe Levi, che diventò il suo mentore. Ma in quell’aula, in mezzo a tanti studenti, conobbe anche altri ragazzi che in futuro sarebbero diventati grandi uomini di scienza e premi Nobel: Renato Dulbecco e Salvador Luria. Rodolfo Amprino, altro compagno di corso, divenne un grande medico e ricercatore, noto assieme ai tre compagni in tutto il mondo per i suoi studi e i risultati straordinari ottenuti. Purtroppo, dopo poco un altro lutto segnò la famiglia Levi Montalcini: venne a mancare il padre Adamo.

Nel 1936 Rita e la cugina si laurearono, fortunatamente prima delle leggi razziali; successivamente essere di religione ebraica rendeva tutto molto difficile, pertanto nel 1939 Rita partì per il Belgio per proseguire le sue ricerche scientifiche. Le discriminazioni razziali non le permettevano più di fare il medico o di continuare la carriera all’interno dell’università e nemmeno di avere la possibilità di proseguire i rapporti con un carissimo amico, Germano, se non solo tramite delle lettere. Piera Levi Montalcini, infine, ci racconta anche del suo viaggio nel 1968 con le figlie Claudia e Paola, un viaggio fatto di tante domande e ricordi emozionanti, per presenziare alla cerimonia per il premio Nobel della zia Rita, passando dalla sala blu alla sala oro del Municipio di Stoccolma ai discorsi, le cene e le danze, incluso il ballo di zia Rita sul tavolo: era un’abile ballerina!

Illustrazioni e foto fanno da corredo nella parte finale del libro e rendono il racconto ancora più vero, dando la sensazione, dopo aver letto questo racconto, di aver conosciuto davvero Rita Levi Montalcini.   

Qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro, sei autorizzato, e direi incoraggiato, a sottoporla ad un continuo esame, pronto a cambiarla, se non risponde più ai tuoi desideri

Rita Levi Montalcini

Non per forza dobbiamo seguire un percorso che non fa per noi, che non sentiamo nostro e abbandonare i nostri sogni e i nostri obiettivi perché ci dicono che è troppo difficile. Sbagliamo e scegliamo perché poter scegliere vuol dire essere liberi. “Tu sei una libera pensatrice”, così il padre di Rita Levi Montalcini rispondeva alla figlia alla domanda di che religione fossero. E così è stato, è stata una libera pensatrice. E noi siamo dei liberi pensatori?

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Prima Effe. Feltrinelli per la scuola propone l’incontro con gli scrittori per trasformare la lettura in un’esperienza indimenticabile, per avvicinare gli studenti ai grandi temi dell’attualità offrendo la possibilità di confrontarsi con chi quelle storie le ha scritte. Un viaggio straordinario e a portata di mano, nel mondo e in se stessi. Per organizzare un incontro scrivi a mailto:info@primaeffe.it

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