La mitologia greca è ancora attuale perché i "retelling" di oggi trovano un giusto equilibrio fra la materia originale e il desiderio di presentare il punto di vista femminile. Nel mito greco, Pandora è la cattiva della storia. Io ho provato a renderla la mia eroina
Un’eroina coraggiosa pronta a tutto per realizzare il proprio sogno, un giovane privo di mezzi ma affascinato dalla storia antica, una gazza ladra, un antico vaso e un mistero che si perde nei secoli – il tutto sullo sfondo della suggestiva Londra georgiana.
Vi è sempre una ragione per cui una porta è chiusa. Ambientato nella Londra georgiana, in cui splende l’astro del neoclassicismo e si diffonde l’irresistibile attrazione per il mondo antico, Pandora è un avvincente mystery tradotto in numerosi paesi e acclamato dai lettori, catturati da una scrittura capace di ricreare in ogni dettaglio lo spirito di un’epoca affascinante e di una storia d’amore e di inganni, di segreti e speranze.
Pandora di Susan Stokes-Chapman ha tutti gli elementi per conquistare i lettori appassionati di retellings, ovvero quel particolare genere letterario che recupera alcuni elementi di una fiaba o di un mito classico e li traspone in un universo alternativo, giocando fra coordinate storiche e temporali diverse per infondere nuova linfa al racconto originale. Questa volta al centro del romanzo troviamo il mito di Pandora, l’incauta giovane che – vittima di troppa curiosità – ha dato origine a tutti i mali del mondo, un po’ come Eva che addenta la mela dell’albero della conoscenza.
Guarda caso, è sempre una donna il capro espiatorio per eccellenza.
Ma la scrittrice inglese Susan Stokes-Chapman non ci sta: “Spesso la voce femminile non viene ascoltata, oppure viene conosciuta solo attraverso la mediazione che ne fa un uomo. In Pandora, volevo provare a raccontare una storia a tutto tondo, esaminando punti di vista differenti”.
Il risultato è un romanzo vibrante e ricco di suggestioni, capace di mescolare al classico genere del romanzo storico anche un pizzico d’avventura e romanticismo.
“L’ispirazione per la storia è arrivata all’improvviso: in macchina, stavo tornando a casa dal lavoro, quando Dora e la sua gazza Hermes si sono presentati alla mia mente, combinandosi all’idea del mito di Pandora. Mi incuriosiva l’idea di coniugare la mitologia greca a un’ambientazione del XVIII secolo”
Perché credi che la mitologia greca ci affascini ancora così tanto, a 2000 anni di distanza?
Penso che il motivo sia che la mitologia greca è ancora rilevante da molteplici punti di vista, come dimostra il successo di libri come Circe e La canzone di Achille di Madeline Miller, Il silenzio delle ragazze di Pat Barker e Arianna di Jennifer Saint. Questi romanzi prendono elementi originariamente misogini e ri-raccontano il mito greco dal punto di vista della sua protagonista, trovando un equilibrio fra la materia originale del mito e la prospettiva femminile.
Volevo fare lo stesso in Pandora.
Nel mito, Pandora è una figura essenzialmente negativa. Io ho provato a renderla la mia eroina.
L’idea di raccontare una storia dal punto di vista femminile era al centro del tuo primo romanzo, Infelice…
Accade spesso che la voce femminile non venga ascoltata, oppure sia conosciuta solo attraverso la mediazione che ne fa un uomo. Infelice racconta della relazione fra il poeta William Hazlitt e Sarah Walker. Il poeta ne restò profondamente colpito, tanto che nel Liber amoris narra la propria versione della storia. Il problema è che finisce per dare voce solo al proprio dolore e ai propri sentimenti: era così deciso a rendere Sarah un personaggio negativo che non sentiamo mai qual è il punto di vista di lei. Ho trovato molto interessante scrivere Infelice e cercare di dare una voce a Sarah, dandole una possibilità d’azione. Volevo dare alla voce femminile il ruolo che merita di rivestire – come del resto faccio anche in Pandora, provando a raccontare la sua storia a tutto tondo, esaminando punti di vista differenti.
La tua protagonista, Dora, è giovane ma decisa a perseguire il suo sogno di diventare orafa: quando ti sei resa conto di voler diventare una scrittrice?
Me ne sono resa conto a quattordici anni, ma mi sono innamorata dell’età georgiana molto prima… per la precisione quando, a dieci anni, ho visto l’adattamento televisivo di Orgoglio e pregiudizio firmato BBC. Da quel momento ho iniziato a leggere romanzi storici. I miei preferiti erano ambientati nel XVIII secolo. In particolare, apprezzavo negli scrittori la capacità di descrivere in modo così dettagliato le ambientazioni e dare tridimensionalità ai loro romanzi storici. Mi sono resa conto che anche a me sarebbe piaciuto cimentarmi in questo stesso genere.
…che però può celare diverse insidie! quali pensi che siano le difficoltà maggiori che incontra ogni scrittore di romanzi storici?
Dipende da quanto vuoi restare fedele al periodo storico, e per me si tratta di un fattore molto importante.
Cerco di mantenere quanti più elementi possibile e poi crearci intorno una storia. A volte ovviamente si è costretti a prendersi delle licenze poetiche, come ho fatto io in Pandora inserendo uno scafandro e spostando alcune date. La vera sfida è decidere cosa mantenere e cosa invece si può facilmente cambiare pur restando fedeli al periodo storico nel quale si ambienta la storia. Non è sempre facile… non si potranno rendere sempre tutti felici, ma se uno scrittore resta aperto al dialogo e sereno sui cambiamenti che scegliere di introdurre, nessuno può avere niente da ridire!
Su Instagram hai postato degli indizi perché i tuoi lettori indovinino il tema del tuo prossimo romanzo: streghe, tarocchi, Galles e misteri. Possiamo aspettarci un romanzo più dark di Pandora?
Posso dire che il mio prossimo romanzo sarà sempre ambientato in età georgiana – un’epoca a cui sono molto appassionata e che conosco bene.
Pandora è un romanzo gotico, ma non è particolarmente cupo… il mio prossimo romanzo sarà un po’ più dark. Alcuni elementi sono ancora in via di definizione, ma so già che si tratterà di un romanzo gotico ambientato nella campagna del Galles e ruoterà intorno ad alcuni elementi del folklore e della magia gallese.
La tua passione per la letteratura – specie quella del XVIII e XIX secolo – non traspare solo dai tuoi romanzi ma anche da qualche aspetto della tua vita quotidiana... Parlaci di Byron e Bronte
Sì, sono un po’ fissata con la letteratura, non lo nego.
Ho sempre chiamato i miei animali domestici ispirandomi al mondo della letteratura, i miei due gatti si chiamano Byron – in onore di Lord Byron – e Bronte, dal momento che Jane Eyre, di Charlotte Bronte, è uno dei miei romanzi preferiti. Purtroppo ci sono pochi nomi femminili nella letteratura di quel periodo, a parte Mary, per Mary Shelley e Mary Wollstonecraft…
E chissà, magari da oggi qualcuno chiamerà la sua gatta Pandora...
Grazie mille, Susan Stokes-Chapman, e arrivederci al prossimo libro!
Ascolta un estratto di altri libri ispirati alla mitologia greca
Ascolta "Il profumo delle pagine"
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