[...] e su questo terreno, traballante a ogni passo, dobbiamo fare il meglio che possiamo per vivere degnamente, da uomini, pensando, operando, coltivando gli affetti gentili
Nei Lineamenti di filosofia del diritto, pubblicati nel 1820, Hegel scriveva uno dei suoi aforismi destinati ad avere più fortuna: «Tutto ciò che è razionale è reale, tutto ciò che è reale è razionale». Già allora, con somma soddisfazione di tutti gli studenti di filosofia successivi, Hegel risultava al limite del sibillino, ma, bene o male, schiere di interpreti e di allievi riuscivano a tenergli dietro.
Ma questa frasetta, messa in prefazione al suo testo, uno dei minori, fra l’altro, se pensiamo alla Fenomenologia dello spirito, queste poche righe, si diceva, generarono sin da subito un certo scompiglio. La famosa destra e sinistra hegeliana, per chi ha dimestichezza con la materia (chi non ce l’ha non deve preoccuparsi più di tanto per questi tecnicismi) si scornavano su una faccenda all'apparenza così piccola: il più noto rappresentante della sinistra fu Karl Marx, per dire. Il problema sollevato è che se tutto ciò che è reale è anche razionale significa che ciò che esiste è, se non giusto, quantomeno giustificato e dotato di ragion d’essere.
In breve, se un fiore è reale, questo fiore è anche razionale, cioè deve essere lì, di fronte a me o dovunque esista, ma è legittimo che stia dov'è. Il che, per un fiore, è un problema da poco. La vera questione si presenta quando di fronte a me c'è una guerra, o una dittatura: se sono reali, allora sono razionali; e, per l'affermazione hegeliana, hanno perciò la loro ragione di esistere, sono legittimate. Chiunque si sia confrontato con l’idealismo di Hegel ha dovuto fare i conti con questa zona d’ombra. Benedetto Croce è uno degli intellettuali che più si è scontrato – nel tentativo di trovare una quadra – con il paradosso dell’idealismo.
C’è chi mette in dubbio il futuro dell’ideale della libertà. Noi rispondiamo che essa ha più che un futuro: possiede l’eternità
Croce legò strettamente l’idealismo allo storicismo, che è un altro tecnicismo per definire quella corrente filosofica che sostiene che la verità e la realtà siano soggette a un progresso, e che quindi si muovano nel tempo e nello spazio. È come se il mondo stesse compiendo un viaggio verso una meta: ovviamente questo viaggio deve durare dieci, venti, cento miliardi di giorni, ma deve avere una durata. E altrettanto ovviamente la realtà non può compiere un viaggio né breve né banale, quindi quello che gli capita è nientemeno che la Storia: le tappe verso il traguardo della realtà sono gli eventi storici. Cosa significa questo? Che il fascismo, secondo una filosofia così, era una tappa obbligata della nostra realtà; non solo, ma questa tappa era pure razionale, e quindi legittima. Non sarebbe potuto essere altrimenti.
Ma Benedetto Croce, che vedeva il vero volto del fascismo, a differenza del collega Giovanni Gentile (che preferiva non vederlo, invero), si trovò nella difficile situazione di dover smentire l’assunto dell’idealismo. E lo fece celebrando e innalzando il concetto di libertà. La libertà diventa, nella filosofia di Benedetto Croce, la meta ultima della realtà, tutto tende a lei, l’uomo, il mondo, le cose. Quindi cos’è il fascismo? Una tappa obbligata verso la libertà? Nossignori, il fascismo ce lo saremmo risparmiati tutti volentieri.
Perché, nonostante tutto il reale sia anche razionale, non è esente dal giudizio critico. Al filosofo sta proprio questo compito: giudicare la realtà, trovarne gli anfratti irrazionali e portarli alla luce, perché siano corretti e il cammino verso la libertà possa compiersi. Più facile a dirsi che a farsi. Anzi, durante il fascismo era difficile anche a dirsi: infatti Benedetto Croce fu radiato da tutte le accademie e dal panorama intellettuale italiano. Si salvò solo per il prestigio di cui godeva all’estero. Ma divenne, così, la guida morale e filosofica dell’Italia antifascista.
Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma le persone per le quali non c'è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso
Naturalmente, Benedetto Croce non fu l’unico pensatore a schierarsi contro la giustificazione teorica del totalitarismo. Nella Giornata mondiale della filosofia, festeggiata a pochi giorni dall’anniversario per i 71 anni dalla morte di Benedetto Croce, abbiamo deciso di dedicare una bibliografia ai pensatori che hanno contrastato, con i loro scritti e le loro lezioni, qualsiasi forma di costrizione della libertà umana. Insieme, questi libri costruiscono un nuovo Manifesto degli intellettuali liberi, quanto mai necessario e utile. I firmatari vanno da Hannah Arendt a Karl Popper, da Emmanuel Lévinas a Karl Löwith, le voci, insomma, che tengono per mano il reale nel suo viaggio.
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