Coltre di neve plumbea di dostoevskijana memoria, truppe che affondano nell’inverno russo durante la Seconda guerra mondiale o perse nelle battaglie napoleoniche, neve nemica, foriera di malattia e di morte.
Se l’autore è Puskin, Tolstoj, Dostoevskij o Cechov possiamo stupirci di non trovare il gelo, sia nelle pagine che in copertina… il messaggio è chiaro sin da subito, la storia sarà ambientata in quelle terre dove la neve è quotidianità, simbolo di lotta, sofferenza, riscatto, ma anche pane e casa.
Ma c’è anche la neve soffice, bianca candida, leggera, allegra compagna di divertimenti infantili (e non solo). La casetta illuminata e calda, il contrasto con l’esterno candido e gelido.
Quale sarà l’intento di chi ha deciso di spruzzare di neve una copertina?
Sottolineare la trama misteriosa di un thriller d’autore ambientato nelle glaciali terre del Nord? Rendere eterea e leggera la storia come i fiocchi che cadono dal cielo? Oppure avvolgere i personaggi nel freddo manto dell’inverno e dell’animo?
Il senso di Smilla per la neve è il primo romanzo che ci viene in mente (più neve di così…), ma quali altre copertine hanno fiocchi, tetti e prati innevati e raccontano storie molto invernali?
C’è una certa propensione a legare la tormenta di neve e ghiaccio con la trama gialla, con un bel thriller d’autore. Gli esempi non mancano.
Ma quando la neve è in copertina e non nella storia? secondo voi è una scelta giusta per la comunicazione con il lettore se nel libro la neve non è protagonista?
Un romanzo lucido e terribile, divertito e tagliente, che si misura con i grandi temi – la paura, la crescita – e reinventa le regole del gioco. Una storia sulla fatica di cavarsela in un mondo a misura di adulti, quando gli adulti escono di scena e ti lasciano solo.
Tra le mura di una fattoria desolata in un angolo dimenticato della Svezia si celano oscuri segreti che troppo a lungo sono stati tenuti sotto chiave…
Un'implacabile tormenta di neve. Un paesaggio desolato e selvaggio. E una corsa contro il tempo per sopravvivere al freddo e sventare un pericolosissimo complotto contro la nazione.
Nell'isolamento più estremo, Ari Þór continua a dare la caccia a un colpevole che sfugge, cercando di mettere insieme i pezzi di un'indagine che porterà alla luce una drammatica verità.
Nel 1849 Dostoevskij, che faceva parte di un circolo di giovani intellettuali di tendenze socialiste, fu arrestato dalla polizia zarista e, dopo otto mesi di reclusione, venne condannato a morte. Successivamente questa pena fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia: questo libro è la cronaca di quel periodo di deportazione, dei luoghi conosciuti e dei personaggi incontrati.
L'animo umano è un paesaggio eterogeneo ed enigmatico. Anton Cechov è stato capace di raccontarlo in decine e decine di racconti, tra cui una parte viene presentata tra queste pagine.
Per la polizia non ci sono dubbi: è stato un incidente. Il piccolo Esajas correva sul tetto innevato quando è caduto, rimanendo ucciso. Ma Smilla non è convinta: lei viene dalla Groenlandia, e la neve la conosce bene, sa leggervi le tracce, e ora le impronte del bambino le dicono in modo chiaro che non si è trattato di un incidente...
Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d'Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi.
Valtellina. Novembre 1994. Il settantenne Ulisse Bonfanti attende Giuseppe Farina davanti a un bar e, quando arriva, lo ammazza a colpi di piccone. Alla gente che accorre dice di chiamare i carabinieri, che vengano a prenderlo lui ha fatto quello che doveva.
Sono giorni che Bill Furlong gira per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone. Nessuno vuole restare al freddo la settimana di Natale. Sotto la neve che continua a scendere, tutto va come sempre in quel pezzo d'Irlanda. Poi, nel cortile silenzioso di un convento, Bill fa un incontro che smuove la sua anima e i suoi ricordi.
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