Illustrazione digitale di Claudia Fiorelli, 2023, studentessa in Graphic Design allo IED, Istituto Europeo di Design
Coltre di neve plumbea di dostoevskijana memoria, truppe che affondano nell’inverno russo durante la Seconda guerra mondiale o perse nelle battaglie napoleoniche, neve nemica, foriera di malattia e di morte.
Se l’autore è Puskin, Tolstoj, Dostoevskij o Cechov possiamo stupirci di non trovare il gelo, sia nelle pagine che in copertina… il messaggio è chiaro sin da subito, la storia sarà ambientata in quelle terre dove la neve è quotidianità, simbolo di lotta, sofferenza, riscatto, ma anche pane e casa.
Ma c’è anche la neve soffice, bianca candida, leggera, allegra compagna di divertimenti infantili (e non solo). La casetta illuminata e calda, il contrasto con l’esterno candido e gelido.
Quale sarà l’intento di chi ha deciso di spruzzare di neve una copertina?
Sottolineare la trama misteriosa di un thriller d’autore ambientato nelle glaciali terre del Nord? Rendere eterea e leggera la storia come i fiocchi che cadono dal cielo? Oppure avvolgere i personaggi nel freddo manto dell’inverno e dell’animo?
Il senso di Smilla per la neve è il primo romanzo che ci viene in mente (più neve di così…), ma quali altre copertine hanno fiocchi, tetti e prati innevati e raccontano storie molto invernali?
C’è una certa propensione a legare la tormenta di neve e ghiaccio con la trama gialla, con un bel thriller d’autore. Gli esempi non mancano.
Ma quando la neve è in copertina e non nella storia? secondo voi è una scelta giusta per la comunicazione con il lettore se nel libro la neve non è protagonista?
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