Illustrazione di Nicolò Etiopia, 2022, studente del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Questo 21 settembre, a quasi sette mesi esatti dallo scoppio della Guerra in Ucraina, ci troviamo a celebrare la Giornata Internazionale della Pace con il cuore pesante, con ancora negli occhi le immagini di devastazione e dei profughi in fuga trasmesse dai notiziari.
In questa giornata di “non violenza”, istituita nel 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si invita a cessare tutte le ostilità e a riflettere per trovare il modo di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”.
Il tema che guida l’edizione di quest’anno è “Fine del razzismo. Costruisci la pace”. Il razzismo è un veleno che si insinua nella società, la destabilizza, stimola la violenza ed è ancora troppo radicato nel nostro mondo. Va contrastato con ogni mezzo poiché indebolisce i legami sociali e costituisce una seria minaccia alla pace globale.
L’etimologia della parola “pace” richiama l’idea di legame, di unione: come possiamo pensare che ci sia pace se perseveriamo nell’idea di diversità e disuguaglianza? O in quella che si abbia il diritto di decidere della vita e della morte di altre persone in nome di una presunta superiorità, magari dovuta proprio alla razza? La pace è quella condizione di armonia e di unione che dovrebbe legare i popoli per perseguire insieme i molti obbiettivi che abbiamo tutti in comune.
La lotta al razzismo, così come il compito di costruire la pace, non è qualcosa che riguarda solo le istituzioni, ma tutti noi, che nel nostro quotidiano possiamo fare la differenza. Perché i nostri gesti, le decisioni che prendiamo, l’esempio che diamo agli altri, possono innescare una reazione virtuosa. Possiamo mostrare la strada ai giovani che erediteranno questo mondo malato e diviso. Lavorare insieme affinché “un altro mondo” sia possibile.
Il vento di guerra che spira da est ci ha sorpreso nel cortile di casa e ci ha fatto rabbrividire come mai prima d'ora. Noi, che non conosciamo davvero cosa sia la guerra, che l’abbiamo letta nei libri di storia, l’abbiamo appresa dai racconti dei nonni, l’abbiamo vista attraverso le immagini di violenze perpetrate in paesi lontani. Ecco che adesso ce la ritroviamo nel cuore dell’Europa, monito feroce di come la pace non possa mai essere data per scontata in nessun posto al mondo.
Forse con questa consapevolezza saremo capaci di fare di più. Il nostro impegno per la pace può iniziare in tanti modi: con un gesto di accoglienza, con una bandiera arcobaleno appesa ad un davanzale, con una riflessione fatta insieme ai nostri figli, facendo sentire la nostra voce alle istituzioni, e con la lettura di libri che ci facciano pensare, capire e, soprattutto, ci mostrino la strada giusta da intraprendere.
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