Strade di carta

Cambiare prospettiva

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

Nel paese dei ciechi

di Herbert George Wells - Adelphi, 2008

Recentemente mi è capitato tra le mani un racconto di H. G. Wells pubblicato da Adelphi nella Biblioteca minima, che mi ha davvero fatta riflettere su come il punto di vista dal quale guardiamo le cose sia determinante per l’idea che ci facciamo di quelle cose e quindi ho deciso di raggruppare in questo articolo, cinque libri che mi hanno lasciato la stessa sensazione. Il racconto incriminato è Nel paese dei ciechi e narra delle disavventure di Nuñez, scalatore esperto e guida turistica alpina che, da una cima rocciosa e innevata delle Ande, precipita in una valle apparentemente idilliaca e dall’atmosfera bucolica, di cui non conosceva l’esistenza. Osservando meglio si accorge della presenza di un villaggio sperduto, la cui urbanistica gli appare, però, irrazionale e informe: strade che fanno giri arzigogolati, case dipinte con accostamenti di colori sgradevoli, come se gli abitanti di quel villaggio non fossero capaci di efficienza o buon gusto. Quando avvista tre di loro vicino al fiume e cerca di sbracciarsi per attirarne l’attenzione, Nuñez si rende presto conto della loro cecità. Condotto al villaggio, si accorge in fretta che tutti gli abitanti sono ciechi e gli torna alla mente una leggenda antica riguardante proprio un paese interamente colpito da un morbo sconosciuto che progressivamente toglieva la vista. Convinto di poter sfruttare la propria superiorità di vedente, ripetendo come un mantra il proverbio che dice “In terra di ciechi il monocolo è re”, Nuñez si presenta a loro come una guida in grado di condurli fuori dal loro buio. Ebbene, fino a qui anche io ero pregna dello stesso pregiudizio che animava il protagonista del racconto, ed ero perfettamente convinta del fatto che tutti gli abitanti avrebbero accolto Nuñez a braccia aperte come punto di riferimento per tornare nella civiltà, e invece… Lascio a voi scoprire cosa succede a lui e alla sua tracotanza. Vi assicuro soltanto che occorre davvero cambiare completamente la prospettiva dalla quale guardiamo le cose noi vedenti.

Eclissi

di Ezio Sinigaglia - Nutrimenti, 2016

Suo figlio le aveva detto che lei girava il mondo per vedere eclipsi, che eclipsi vuol dire quando uno non vede niente e che lei quindi viaggiava per non vedere il mondo”. Quello che parla è Eugenio Akron, architetto triestino settantenne approdato in una sperduta isola nordica per assistere a un’eclissi totale di Sole; e parla in quel modo così bizzarro perché sta raccontando di una conversazione avuta con Mrs Clara Wilson vispa ottantenne giunta sull’isola per lo stesso motivo. I due si conoscono a cena, lei americana di Boston, lui italiano di Trieste e dopo aver discusso bonariamente circa quale lingua avrebbero dovuto utilizzare per conversare – dal momento che entrambi avrebbero voluto far pratica in quella altrui – risolvono la questione decidendo che Mrs Wilson avrebbe parlato in italiano e Eugenio in inglese, scelta che l’autore decide di mantenere anche quando si tratta di discorsi indiretti conferendo un andamento molto originale alla narrazione. Quello che si scopre andando avanti nella lettura, grazie alla garbata invadenza di Mrs Wilson, è che Eugenio è lì per affrontare un nodo irrisolto del suo passato che troverà soluzione soltanto tra le tenebre dell’eclissi, quando si permetterà di cambiare completamente prospettiva da cui osservare l’episodio che lo tormenta da più di mezzo secolo. Eclissi, di Ezio Sinigaglia, è un romanzo poetico e pieno di curiosità e riflessioni filosofiche sulle eclissi, ma raccontato con la leggerezza di cui parlava Calvino, quella che plana sulle cose dall’alto e si leva i macigni dal cuore.

Piranesi

di Susanna Clarke - Fazi, 2021

Piranesi, di Susanna Clarke, non è un libro fantasy. Premetto questo primo perché so che c’è un po’ di pregiudizio sulla letteratura fantasy – ingiustamente spesso considerata infantile – e poi perché in libreria lo trovate esposto insieme agli altri libri dell’autrice, che è effettivamente tra le scrittici di fantasy più acclamate degli ultimi anni. Ma quest’opera si discosta leggermente dalla sua tradizionale produzione. Piranesi è, piuttosto, un viaggio nella mente umana che ci costringe davvero a cambiare prospettiva un gran numero di volte, non solo per comprendere meglio le istanze di tutti i personaggi implicati nella vicenda, ma perché è un libro che fin dalle primissime pagine ci chiede un atto di fede, ossia osservare tutto attraverso una prospettiva specifica: lo sguardo curioso e attento di Piranesi. E Piranesi ci conduce attraverso le centinaia di saloni da cui è composta la Casa-Mondo dove abita insieme all’Altro. Lo incontra ogni martedì e lo aggiorna sullo stato delle sue esplorazioni. E proprio quando ci sentiamo a nostro agio a seguire Piranesi nelle sue scorribande per i saloni della Casa, ecco che la prospettiva si ribalta all’improvviso e cominciamo a vedere le cose con gli occhi dell’Altro e di tutti i personaggi a lui collegati. E non si tratto solo di cambiare punto di vista, ma di polverizzare tutto quello che pensavamo essere reale ed esistente fino a quel momento e accogliere nuovi elementi che hanno come risultante una verità diversa. Questo libro mi ha letteralmente ammaliata e il lento disvelamento della realtà, che ribalta la prospettiva ancora una volta, lascia un senso di straniamento non solo in chi legge, ma anche nello stesso Piranesi, il quale, specularmente all’atto di fede che ci chiedeva all’inizio della sua storia, si troverà a guardare il mondo attraverso occhi non suoi.. 

Un oscuro scrutare

di Philip K. Dick - Fanucci, 2019

Mi avvio verso la fine con una ristampa eccellente di un fuori catalogo storico – noi librai e libraie saltiamo di gioia quando accadono queste cose – che del concetto di cambio di prospettiva potrebbe essere l’archetipo. Sto parlando di Un oscuro scrutare di Philip K. Dick, appena ripubblicato da Mondadori nella nuova collana dedicata all’autore di fantascienza. Bob Arctor / Fred, conduce una doppia vita come infiltrato della Narcotici in una Los Angeles appena accennata nella quale circola una misteriosa droga: la sostanza M., che porta il cervello a deteriorarsi rapidamente rendendo necessaria la disintossicazione in appositi centri specializzati. Come infiltrato, Bob deve assumere la sostanza M. per meglio amalgamarsi nel gruppo di drogati che deve incastrare; come agente della Narcotici, quando è in ufficio, deve invece sbobinare ore di materiale audio-visuale – raccolto attraverso le telecamere presenti nella casa in cui vive insieme al gruppo di cui sopra – in cui si trova a spiare – scrutare – sé stesso osservandosi dall’esterno nella sua nuova condizione di drogato e restando sgomento per tutte le azioni e conversazioni che non ricorda di aver compiuto. Questa frammentazione dell’io lo getterà progressivamente in una spirale di paranoia in cui le prospettive si sovrappongono fino a collidere e collassare rivelando al lettore l’oscuro retroscena di tutta la vicenda. La nota dell’autore al termine della storia contiene uno sconfortante elenco di persone che “sono state punite eccessivamente per quello che hanno fatto. Volevano divertirsi, ma si comportarono come quei bambini che giocano per strada, che per quanto possano vedere come ciascuno di loro, l’uno dopo l’altro, rimanga ucciso, travolto, mutilato, annientato, non per questo smettono di giocare”.

Donne che corrono coi lupi

di Clarissa Pinkola Estés - Sperling & Kupfer, 2016

Concludo con un saggio, che nonostante sia stato pubblicato più di quarant’anni fa, ha ancora molto da dire e resta uno strumento validissimo per indagare alcune dinamiche prettamente femminili (ma leggete fino alla fine, che qui non si esclude nessuno!). La prospettiva che Clarissa Pinkola Estés ci chiede di abbandonare in Donne che corrono coi lupi è quella delle fiabe come semplice mezzo d’intrattenimento. La psicoanalista junghiana ribalta infatti il punto di vista su alcune fiabe, dalle più comuni a quelle più insolite, estrapolate da varie culture, per analizzarle da un punto di vista psicologico e archetipico. A partire dal racconto – per esteso – delle fiabe che si propone di analizzare, l’autrice individua quindici archetipi del femminile che ne mostrano le diverse sfaccettature in un macro-racconto corale all’insegna dell’intuito e della riscoperta del selvaggio. Si tratta di un libro sicuramente non leggero da spizzicare anche a piccole dosi, magari intervallando altre letture. Ma è un’esperienza di auto-analisi che consiglio spassionatamente. E, a proposito di prospettive e soprattutto per rispettare la promessa fatta nella parentesi aperta qualche riga più in su, sulla quarta di copertina è riportata una recensione di Sam Keen, autore di Nel ventre dell’eroe che consiglia questo libro anche “agli uomini che osano correre con le donne che corrono coi lupi”.

Questa era la mia cinquina, se siete a Milano e vi è piaciuto qualcuno dei libri che ho consigliato, venitemi a trovare alla Feltrinelli di Piazza Piemonte e parliamone insieme!

I libri consentanei di Enrica Antonini

Nel paese dei ciechi

Di Herbert George Wells | Adelphi, 2008

Eclissi

Di Ezio Sinigaglia | Nutrimenti, 2016

Piranesi

Di Susanna Clarke | Fazi, 2021

Donne che corrono coi lupi

Di Clarissa Pinkola Estés | Sperling & Kupfer, 2016

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