Strade di carta

Libri che ci raccontano il corpo

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

Corpo

di Silvio Valpreda - Eris, 2022

Chiudo il libro.
Abbasso le braccia che lo reggevano e lascio che mi scivolino in grembo.
Sprofondo le spalle nello schienale imbottito della poltrona.
Cerco di percepire le scapole a contatto con la gommapiuma, gli ischi – non so i vostri, ma il mio fisioterapista dice sempre che dovremmo imparare a sederci sugli ischi – che affondano nella morbida seduta; la sensazione della stoffa della gonna che indosso – di cotone, a righe colorate – sulle nocche che la sfiorano appena. Una formica decide di tentare l’improba impresa di scalare il mio polso, a contatto col bracciolo, e s’incammina paziente lungo una delle vene che sotto la mia pelle sottilissima disegnano un reticolo di strade principali e sentierini – una gioia per gli infermieri quando devo fare un prelievo di sangue. Ecco la pelle, dicevo. La sento? Le zampette ostinate di quella formichina escursionista mi fanno il solletico? Non lo so più. E come in uno di quegli scherzi che ti fa la mente, quando si sveglia giusto qualche istante prima che il corpo decida di fare altrettanto, mi sento incapace di percepire – e dunque, comandare – il mio corpo al punto da non sapere nemmeno più se è il mio.
Mi è successo davvero, lo giuro. Un momento d’immedesimazione quasi totale con Corpo di Silvio Valpreda (Eris Edizioni, 2022). Una lettura che parte in piano, presentando una società nella quale è possibile trasferire la propria coscienza in corpi artificiali, opzione che Alessandra si trova a dover considerare quando è messa di fronte alla scelta tra perdere il suo compagno, vittima di un incidente motociclistico dagli effetti letali o scaricarlo dentro un corpo sintetico, identico all’originale e indistinguibile da esso. Ma questo racconto di sapore fantascientifico precipita presto verso lo strapiombo vertiginoso delle paranoie della protagonista. Chi prende la decisione di trasferire la coscienza di un moribondo in un corpo nuovo, non ha l’obbligo di avvisarlo della procedura avvenuta e Alessandra, vittima lei stessa, anni prima, di un incidente stradale, comincia a sospettare che il suo corpo sia stato sostituito a sua insaputa. La ricerca ossessiva di un’imperfezione nascosta, della memoria di un dolore, di una sensazione epidermica o di una reazione fisica a uno stimolo esterno diventano rintocchi di un pendolo che oscilla tra l’identità e l’umanità. La riflessione microcosmica sul corpo individuale diventa lo spunto per parlare di un progresso scientifico portato all’estremo che nel rifiutare ostinatamente la morte, ci allontana sempre di più dalla nostra umanità. 

Storia di un corpo

di Daniel Pennac - Feltrinelli, 2014

Riflettere così tanto su come mi sentirei se mi trovassi dentro un corpo sintetico, mi ha fatto tornare la voglia di andarmi a rileggere il diario del corpo più famoso di sempre: quello del padre di Lison, in Storia di un corpo di Daniel Pennac (Feltrinelli). Dopo la morte del padre, la dodicenne Lison riceve un pacco che contiene letteralmente la storia del corpo del defunto padre, annotata quotidianamente per settantacinque anni. Il corpo è letteralmente al centro della narrazione, nella sua crescita (il padre di Lison comincia a tenere questo diario esattamente a dodici anni, dopo un episodio piuttosto traumatico che non vi racconterò) maturazione e declino. È un romanzo che ci invita a esplorare l’essenza stessa della nostra umanità, quella che cerca disperatamente Alessandra nel proprio di corpo, attraverso la narrazione di esperienze quotidiane assolutamente ordinarie che assurgono a passaggi di un’epopea trasformativa che dà conto di quanto tutti i più piccoli cambiamenti del corpo possano avere ripercussioni sulle nostre emozioni e sulla nostra vita.

Pelle d'uomo

di Hubert e Zanzim - Bao Publishing, 2021

Perché i nostri corpi dovrebbero finire con la pelle?” si chiedeva Donna Haraway in Manifesto Cyborg (Feltrinelli) e proprio di pelle parla il prossimo libro che voglio mettere in questa rassegna. In realtà non è un libro, bensì una straordinaria graphic novel di Hubert e Zanzim: Pelle d’uomo (BaoPublishing). Si tratta di una favola rinascimentale che vede Bianca promessa sposa di Giovanni; è un matrimonio combinato tra le ricche famiglie dei due protagonisti i quali, invece, a malapena si conoscono. Come nella migliore delle tradizioni fiabesche, sbloccare la situazione è compito di una madrina, che qui rivela a Bianca l’esistenza di una pelle d’uomo, tramandata di generazione in generazione dalle donne della famiglia, che, una volta indossata, permette di muoversi indisturbate nel mondo degli uomini – ossia larga parte del mondo pubblico, a quell’epoca. Bianca diventa quindi Lorenzo e si lancia nella conoscenza di Giovanni, operazione che le riserverà non poche sorprese. Con uno stile narrativo coinvolgente e vivace, questa graphic novel invita a riflettere su costrizioni e aspettative sociali, soprattutto dal punto di vista dei corpi che abitiamo.

Corpi che contano

di Judith Butler - Castelvecchi, 2023

Il cross-dressing di Bianca e il suo esplorare il rapporto con il suo promesso sposo dentro un corpo maschile mi ha riportata immediatamente alle tesi di Judith Butler in Corpi che contano, un’opera del 1993 ripubblicata quest’anno da Castelvecchi Editore. Considerando quando è stata scritta, si può attribuire all’opera di Butler il normalmente abusatissimo aggettivo di ‘rivoluzionaria’, in quanto ha anticipato molte delle questioni che sono attualissime ancora oggi. Con acume e audacia l’autrice sfida le nozioni convenzionali relative al corpo e al genere, costringendo chi legge a interrogarsi sulla natura costruita delle norme di genere e sulla loro influenza sulla nostra percezione degli altri, mettendo in discussione la base sociale e culturale sulla quale poggiano le nostre convenzioni. È un saggio, lo so, non è estivo, lo so, ma non si può parlare di corpi senza menzionare una delle autrici che più si sono spese nell’esplorare le molteplici espressioni dell’identità e nello smantellare la gabbia in cui abbiamo rinchiuso i nostri corpi.

Quando hanno aperto la cella

di Luigi Manconi e Valentina Calderone - Il Saggiatore, 2013

E visto che ormai ho rotto il ghiaccio con la saggistica, chiudiamo con un altro saggio. Un saggio che fa arrabbiare e che forse va letto a piccole dosi, ma che mi è ronzato in testa dall’istante stesso in cui ho deciso che avrei scritto di corpi: Quando hanno aperto la cella, di Luigi Manconi e Valentina Calderone (Il Saggiatore). Il sottotitolo recita: Storie di corpi offesi. Si potrebbe parlare per ore di questo libro, tante sono le riflessioni che scatena – sul sistema carcerario, sulle implicazioni umani e sociali della privazione della libertà, sul ruolo che la società stessa gioca nella creazione e nella perpetuazione del ciclo della criminalità. Tuttavia il motivo per cui questo libro si trova in questa lista è perché spesso le persone smettono di essere considerate tali quando entrano in carcere. Tutto quello che resta di loro è effettivamente solo il corpo. Corpi. Che lo Stato si ricorda di recludere, sorvegliare e punire, ma spesso si dimentica di tutelare e rispettare.

Va bene, gli ultimi due non sono libri vacanzieri, lo ammetto. Concentratevi sui primi tre e la saggistica la recuperate a Settembre!

Alla prossima cinquina!

I libri consentanei di Enrica Antonini

Corpo

Di Silvio Valpreda | Eris, 2022

Storia di un corpo

Di Daniel Pennac | Feltrinelli, 2014

Pelle d'uomo

Di HubertZanzim | Bao Publishing, 2021

Corpi che contano. I limiti discorsivi del «Sesso»

Di Judith Butler | Castelvecchi, 2023

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