Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021
Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi
“Perché i nostri corpi dovrebbero finire con la pelle?” si chiedeva Donna Haraway in Manifesto Cyborg (Feltrinelli) e proprio di pelle parla il prossimo libro che voglio mettere in questa rassegna. In realtà non è un libro, bensì una straordinaria graphic novel di Hubert e Zanzim: Pelle d’uomo (BaoPublishing). Si tratta di una favola rinascimentale che vede Bianca promessa sposa di Giovanni; è un matrimonio combinato tra le ricche famiglie dei due protagonisti i quali, invece, a malapena si conoscono. Come nella migliore delle tradizioni fiabesche, sbloccare la situazione è compito di una madrina, che qui rivela a Bianca l’esistenza di una pelle d’uomo, tramandata di generazione in generazione dalle donne della famiglia, che, una volta indossata, permette di muoversi indisturbate nel mondo degli uomini – ossia larga parte del mondo pubblico, a quell’epoca. Bianca diventa quindi Lorenzo e si lancia nella conoscenza di Giovanni, operazione che le riserverà non poche sorprese. Con uno stile narrativo coinvolgente e vivace, questa graphic novel invita a riflettere su costrizioni e aspettative sociali, soprattutto dal punto di vista dei corpi che abitiamo.
Il cross-dressing di Bianca e il suo esplorare il rapporto con il suo promesso sposo dentro un corpo maschile mi ha riportata immediatamente alle tesi di Judith Butler in Corpi che contano, un’opera del 1993 ripubblicata quest’anno da Castelvecchi Editore. Considerando quando è stata scritta, si può attribuire all’opera di Butler il normalmente abusatissimo aggettivo di ‘rivoluzionaria’, in quanto ha anticipato molte delle questioni che sono attualissime ancora oggi. Con acume e audacia l’autrice sfida le nozioni convenzionali relative al corpo e al genere, costringendo chi legge a interrogarsi sulla natura costruita delle norme di genere e sulla loro influenza sulla nostra percezione degli altri, mettendo in discussione la base sociale e culturale sulla quale poggiano le nostre convenzioni. È un saggio, lo so, non è estivo, lo so, ma non si può parlare di corpi senza menzionare una delle autrici che più si sono spese nell’esplorare le molteplici espressioni dell’identità e nello smantellare la gabbia in cui abbiamo rinchiuso i nostri corpi.
E visto che ormai ho rotto il ghiaccio con la saggistica, chiudiamo con un altro saggio. Un saggio che fa arrabbiare e che forse va letto a piccole dosi, ma che mi è ronzato in testa dall’istante stesso in cui ho deciso che avrei scritto di corpi: Quando hanno aperto la cella, di Luigi Manconi e Valentina Calderone (Il Saggiatore). Il sottotitolo recita: Storie di corpi offesi. Si potrebbe parlare per ore di questo libro, tante sono le riflessioni che scatena – sul sistema carcerario, sulle implicazioni umani e sociali della privazione della libertà, sul ruolo che la società stessa gioca nella creazione e nella perpetuazione del ciclo della criminalità. Tuttavia il motivo per cui questo libro si trova in questa lista è perché spesso le persone smettono di essere considerate tali quando entrano in carcere. Tutto quello che resta di loro è effettivamente solo il corpo. Corpi. Che lo Stato si ricorda di recludere, sorvegliare e punire, ma spesso si dimentica di tutelare e rispettare.
Va bene, gli ultimi due non sono libri vacanzieri, lo ammetto. Concentratevi sui primi tre e la saggistica la recuperate a Settembre!
Alla prossima cinquina!
Di
| Eris, 2022Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Bao Publishing, 2021Di
| Castelvecchi, 2023Le altre strade di carta
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