Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi
Uno come me, che non lavora, che non vuole lavorare, sarà odiato sempre. Io ero, in questa casa di operai, il matto che in fondo avrebbero voluto essere tutti. Ero colui che si privava di carne, di cinema, di lana, per essere libero. Colui che, senza volerlo, ogni giorno ricordava alla gente le loro miserie. Non mi hanno mai perdonato di essere libero, di non aver nessuna paura della povertà
Così parla Victor Bâton, nelle ultime pagine del libro I miei amici di Emmanuel Bove sottolineando la doppia natura della propria esclusione dal consorzio sociale: il suo rifiuto e opposizione all’economia e alla società borghesi determina un rifiuto della sua persona da parte di coloro che invece vi aderiscono. L’isolamento in cui precipita questo eroe dostoevskiano, reduce di guerra incapace o forse restio a riadattarsi alla vita considerata normale, è costellato di maldestri tentativi di riconnettersi all’umanità, nella vana speranza di trovare almeno un amico. La sua è una forma di solitudine estrema, quella che si raggiunge quando ci si trova completamente esclusi dalla società. Questo libro mi ha suscitato un senso di profonda empatia nei confronti del protagonista, di cui ho invidiato molto la libertà, seppur pagata a carissimo prezzo, esattamente come la protagonista del prossimo libro.
Anche Merry, figlia di Seymur Levov in Pastorale Americana di Philip Roth,sceglie di vivere al di fuori della società, quella patinata e perfetta del grande sogno americano. L’uscita di scena di Merry, però, è molto più rumorosa rispetto a quella di Victor; Merry vuole ribaltare completamente il modello ipocrita della famiglia americana nella quale è stata cresciuta e ai cui valori non sente di appartenere. La sua furia distruttrice farà emergere tutte le contraddizioni su cui si fonda l’impero costruito da suo padre e prima ancora da suo nonno, emigrati in un’America che aveva promesso benessere e realizzazione a tutti. E se per le generazioni precedenti l’illusione era stata in qualche modo raggiungibile e, a volte, raggiunta, con gli anni Sessanta e il conflitto in Vietnam esplode una bolla che porta masse di giovani a ribellarsi all’ipocrisia e all’ingiustizia della società. Merry scappa di casa e sceglie la via più estrema per opporsi all’autorità genitoriale, che è un microcosmo nella più ampia allegoria dell’autorità istituzionale in un’America che brucia di contestazioni. E anche quando tutto sarà perduto, Merry sceglierà ancora l’esclusione, aderendo a un culto religioso radicale, nel disperato tentativo di percepire un qualunque senso di appartenenza a qualcosa.
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