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Aimé Césaire, una vita sui libri per superare il colonialismo  

Commons.wikimedia.org - © jehpuh

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Aimé Césaire nacque il 26 giugno 1913 – 110 anni fa – nei Caraibi francesi, in una piccola città della Martinica. Il suo nome, lui ne era convinto, discendeva da una conservazione di una parola di discendenza Igboeme è la base per molti nomi di origine Igbo nigeriana – sebbene sembri anche derivare dalla radice amée, che in francese vuol dire “amato”. E così fu dalla sua famiglia che, per fargli proseguire gli studi, si trasferì nella capitale dell’isola.

Descritto sempre come un uomo risoluto e avvolto nelle sue idee, Césaire diventa il padre di un termine, che poi diverrà un vero e proprio movimento, la negritude, una parola che, a detta dell’autore stesso, era «il semplice riconoscimento del fatto che uno è nero, l'accettazione di questo fatto e del nostro destino come neri, della nostra storia e cultura». Una parola da cui, con il tempo, si è distaccato, ma solo per la forma, non per l’ideologia. Infatti, al centro della vita di Césaire ci fu sempre la lotta per le persone nere, per l’uguaglianza e l’allontanamento delle ideologie colonialiste, cui la sua gente era sempre stata vittima. Fonderà poi con sua moglie, Suzanne Roussi, la rivista Tropiques, fortezza della poesia nera americana.

La politica plasmerà sempre la sua vita, prima come esponente del Partito Comunista e poi come fervente sostenitore delle lotte dell’India Occidentale Francese. Infine, sarà il fondatore del Partito della Rivoluzione Indipendente in Martinica.

L’autore Frantz Fanon, nello scrivere Pelle nera, maschere bianche, dichiarò che l’influenza di Césaire fu fondamentale, in quanto la sua opera fu di ispirazione, non solo per la disumanizzazione della dominazione coloniale, ma anche per la sua importanza per un’idea di Africa unita, «sentendo l'effetto liberatorio della parola e dell'azione di Césaire».

Maggiormente apprezzato fra i suoi scritti è la rivisitazione del testo di Shakespeare, La Tempesta, in cui rimaneggia, soprattutto grazie alla figura di Calibano, un’opera teatrale, dandole una rilettura postcoloniale e lasciando spazio a personaggi che mettevano in luce la fallacità della politica e del potere.

Una poesia di Césaire esplode e gira su sé stessa come un razzo, i soli esplodono roteando ed esplodendo come nuovi soli - supera perennemente sé stessa

Jean-Paul Sartre

Il valore della poesia di Césaire, spesso molto più silenziosa, ma non per questo poco dirompente, si assesta su coordinate di giustizia e uguaglianza, ma lascia anche spazio a un’intimità maggiore. In Italia, la sua opera è rimasta spesso in sordina, talvolta inedita, tant’è che molte delle sue opere, soprattutto in forma poetica, non sono più in traduzione.

Una figura che merita di essere conosciuta, riscoperta e mai dimenticata, fosse anche soltanto per ricordarci quanto tutti i suoi scritti e tutta la sua dedizione politica siano, più che mai, attuali e vivi.

I libri di Césaire

Una tempesta

Di Aimé Césaire | Incontri Editrice, 2011

Una stagione nel Congo

Di Aimé Césaire | Argo, 2003

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Aimé Césaire è stato un poeta e drammaturgo martinicano di lingua francese. Educato in Francia ma profondamente radicato nella cultura caribica, fu fondatore, insieme a L.-S. Senghor e L. Damas, del movimento della negritudine, che rivelò una poetica africana e segnò una demarcazione rispetto alla cultura bianca ed europea. «Il semplice riconoscimento del fatto che uno è nero, l'accettazione di questo fatto e del nostro destino come neri, della nostra storia e cultura».Césaire si dedicò particolarmente al recupero della identità antillana, non più africana e non mai bianca, attraverso una ricca produzione di poesia drammatica e, poi, specificamente teatrale. Nel 1939 comparve Diario del ritorno al paese natale (Cahier d’un retour au pays natal), tragedia in versi, di ispirazione surrealista, la sua opera forse più nota. Seguirono varie raccolte poetiche: Le armi miracolose (Les armes miraculeuses, 1946, nt), E i cani tacevano (Et les chiens se taisaient, 1956, nt), Catene (Ferrements, 1959, nt), Cadastre (1961, nt). Nel 1955 pubblicò il Discorso sul colonialismo (Discours sur le colonialisme, 1955), che fu accolto come un manifesto di rivolta. A partire dagli anni ’60, per evitare che la sua attività raggiungesse solo gli intellettuali africani e non le grandi masse, lasciò la poesia per dedicarsi alla formazione di un teatro negro popolare. Tra le sue opere teatrali più rilevanti: La tragedia del re Christophe (La tragédie du roi Christophe, 1963), Una stagione nel Congo (Une saison au Congo, 1967), ispirata al dramma di Lumumba, e una rielaborazione da Shakespeare, Una tempesta (Une tempête, 1969). È tornato alla poesia con Io, laminaria (Moi, Laminaire, 1982). Ha raccolto la sua produzione poetica in La poesia (La poésie, 1994, nt). Traduzioni italiane dei suoi versi sono presenti in numerose antologie.Fonte immagine: Commons.wikimedia.org - © jehpuh

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