Il Festival di Sanremo è un evento talmente complesso, ricco di partecipanti, elementi curiosi, rumors, suoni e parole, riflessioni che scorrono nella mente dello spettatore, che per parlarne quando è finito l’unica strada che ho trovato è con… pensieri sparsi.
Ha vinto Marco Mengoni con Due vite: bella canzone, interpretazioni toccanti, un ritornello che esplode come la luna stessa del brano; un tipo di canzone che chi ama Sanremo cerca in quella settimana. Perché la ricordi, la canticchi, ti emoziona. Marco, ormai big consolidato della nostra musica, si prepara per un secondo giro di stadi con la bravura e la preparazione che lo contraddistingue. Riconosco però che sia una vittoria un po’ scontata: talmente amato e seguito, che quest’anno è mancato l’effetto sorpresa e quell’adrenalina da gara per il pubblico votante.
Ecco la classifica dei primi cinque:
Dispiace un po’ per Giorgia: grandissima cantante che è stata ispirazione per molti giovani d’oggi, è tornata con una canzone sì bella, ma non così forte da spiccare. Da gran professionista l’interpretazione di Madame, che non è passata inosservata con un pezzo che parla della fine di un amore di una prostituta per il suo cliente. Ventotto canzoni in gara sono davvero tante: il Festival finisce troppo tardi e questo non permette di ascoltarle con cura. Perché non farlo partire di lunedì dando così anche più spazio ai contenuti notturni? Chapeau al genio di Fiorello, che con il suo Viva Rai 2 Viva Sanremo! è riuscito anche quest’anno a dare una mano al suo amico Amadeus traslocando su Rai1 con un intrattenimento di qualità. Molto più di un Dopofestival.
Amadeus è bravo: garbato, organizzato, creativo, autorevole. È riuscito a far tornare Anna Oxa, Paola & Chiara e Grignani ridandoci quel sapore dei successi anni ’90, e ha portato alla kermesse ascolti stellari grazie alla scelta di ottimi cast. Non cambia però la formula delle presenze femminili: si chiameranno anche co-conduttrici, ma di fatto fanno le vallette con il cartoncino, ricevono complimenti sulla bellezza e non basta un monologo su un messaggio importante per farcele percepire come conduttrici. Mi aspetto che presto la Rai ridia il Festival a una donna.
Cosa dire di Gianni Morandi? Artista gigante e completo, solare, professionale. Ci ha fatto emozionare con canzoni indimenticabili con Massimo Ranieri e Al Bano, ci insegna come usare i social in modo pulito, ha provato a convincerci di avere canzoni brutte senza riuscirci, ha spazzato le rose di Blanco, ha cantato Lucio Dalla rivolto al cielo, e quando Lazza si è defilato per lasciare a Mengoni il suo momento di gloria tra i coriandoli, è andato dolcemente a riprenderlo per riportarlo sul palco. Un signore di 78 anni che si amalgama alla perfezione con colleghi di ogni età: ma un domani avremo un altro Gianni Morandi?
Questo tormentone nacque nel 1995, edizione del Festival condotta da Pippo Baudo, anno in cui gli ascolti sono paragonabili a quelli di quest’anno. Di fatto quella sigla è diventata slogan perenne di questa grande gara canora, e quando siamo qui a chiederci cosa c’è di vero e cosa di finto, perché se ne parla così tanto, come è possibile che dieci milioni di persone con tutta l’offerta di contenuti che c’è oggi si sia seduta davanti alla TV ordinando pizze e sushi per commentare insieme, «Perché Sanremo è Sanremo» risponde a tutte le domande.
Il Festival per gli italiani è un appuntamento caldo nel freddo di febbraio, anche se è quasi sempre la stessa minestra con qualche scoop e qualche ospite figo, ma ti sembra di tornare in una località di vacanza dove tutto sommato sei stato bene e ti sei divertito.
Di
| Feltrinelli, 2021Di
| Einaudi, 2018Ti potrebbero interessare
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