Susanna Marietti è la Coordinatrice nazionale della associazione Antigone che da oltre trent’anni in Italia è impegnata nella promozione dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario.
Si è formata in ambito filosofico alla Sapienza di Roma ed è autrice di diversi libri e volumi legati al mondo delle carceri, una realtà invisibile, troppo spesso oggetto di pregiudizi.
Di
| Arcana, 2012Di
| Round Robin Editrice, 2016Di
| Manifestolibri, 2010Buongiorno Dottoressa Marietti, per chi non lo conoscesse come descriverebbe il ‘progetto’ Antigone?
Da oltre trent’anni Antigone promuove la cultura dei diritti umani e delle garanzie all'interno del sistema della giustizia penale, in particolare su quella parte 'a valle' della giustizia che è il carcere. Ma non solo, Antigone si occupa anche della fase processuale. Dal 1998 siamo autorizzati dal Ministero della Giustizia a visitare tutte le carceri. Antigone non è un'associazione che fa volontariato classico. Noi garantiamo diritti.
Svolgiamo anche azione di sostegno legale per i problemi che nascono in fase esecutiva di pena, abbiamo molti avvocati volontari, e medici, perché ci occupiamo anche di tutela delle condizioni di salute. Facciamo anche tanta ricerca: siamo in contatto con organizzazioni ed università in tutta Europa. Ma vogliamo anche parlare all'opinione pubblica e per questo abbiamo creato Jail House Rock, in onda su Radio Popolare, una trasmissione musicale ma che dà voce anche a chi vive direttamente la realtà del carcere. Il punto di partenza è sempre lo stesso: uno prima conosce, poi agisce.
Domanda a bruciapelo: che cosa deve aspettarsi oggi una persona che debba misurarsi col sistema penale italiano? Insomma, a che punto siamo dal punto di vista della tutela dei diritti umani all'interno degli istituti di pena?
Ai nostri istituti di pena manca un messaggio centralizzato. Abbiamo 190 carceri e istituto che vai, mondo che trovi, se capiti a Bollate o a Poggioreale fai due detenzioni diverse. In nome di un banale principio di uguaglianza costituzionale, per una cosa così importante come la privazione della libertà, non dovrebbe essere ovviamente così.
Quindi è difficile rispondere perché ci sono istituti gestiti da direttori democratici, dalla mentalità aperta, capaci di creare opportunità di reinserimento, di raccordarsi col territorio... e si può fare una buona detenzione. Ci sono istituti dove invece viene tollerata la violenza, dove la vita interna è più immobile, c'è meno impegno degli operatori e il rischio è quello di fare una detenzione che se va bene è priva di senso, se va male qualcosa di peggio.
E come può la cultura fungere da volano rispetto alla funzione riabilitativa e non semplicemente detentiva del carcere?
Il ruolo della cultura è fondamentale e bisogna lavorare su due binari paralleli: da una parte investire sulla cultura degli operatori e degli agenti di polizia penitenziaria. Il loro operato non deve essere improntato solo ai valori della nostra Costituzione, ma anche alla cultura in senso lato. Dall’altra parte, occorre puntare sull'istruzione delle persone detenute, sia quella istituzionale, gestita dal MIUR, sia sulla cultura in senso lato, come insieme di prodotti culturali, quindi il teatro, la radio, la scrittura… Perché siamo convinti che la cultura sia il maggior strumento di emancipazione da una vita criminale. Più del lavoro, più di qualsiasi altra cosa.
E in questo senso, ha delle storie da poterci raccontare?
Moltissime. Negli anni ho visto tanti fare bellissimi percorsi, come Carmelo Musumeci uno dei detenuti, ora ex detenuto, più noti d'Italia, che ha preso tre lauree, ha scritto chissà quanti libri e oggi è senz'altro una persona redenta. Luigi Preti che ha scritto un libro raccontando la sua storia, il libro di una persona che ha capito il proprio percorso. Oppure la storia di quei due ragazzi che sono entrati in carcere insieme, per reati legati alla droga e alla tossicodipendenza e che lavoravano nella nostra redazione, l’anno scorso sono stati selezionati per Sanremo Rock…
Un momento, stiamo parlando di Mauro e Carlo? Di quel Mauro e Carlo? Mauro e Carlo dei De Core?! Tutto torna. Come dice la dottoressa Marietti: “È la cultura che ti permette di leggere la vita in maniera diversa, altrimenti si finisce per guardare solamente la punta delle proprie scarpe”
Scopri le altre puntate di Sconfinando
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Libri sulla realtà del carcere
Di
| Einaudi, 2014Di
| Il Mulino, 2018Di
| Rizzoli, 1999Di
| Laterza, 2009Di
| Einaudi, 2015Di
| Einaudi, 2019Di
| Einaudi, 2012Di
| Editoriale Scientifica, 2014Di
| Il Sirente, 2007Di
| Sellerio Editore Palermo, 1993Di
| Einaudi, 2016Di
| Gabrielli Editori, 2010Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente