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Belladonna di Annalena McAfee

Atropo, nella mitologia greca, era una delle tre Moire, colei che aveva il compito di recidere con le cesoie il filo della vita umana. Da lei deriva il nome scientifico Atropa belladonna, che con le sue lucide bacche scure dagli effetti letali è “la stella più luminosa nel firmamento delle piante velenose”. Le “belle donne” rinascimentali ne utilizzavano la tintura per dilatare le pupille e illuminare lo sguardo. Cosa lega questa pianta a Eve Laing?

Artista di fama internazionale, in passato musa del celebre pittore Florian Kiš, Eve oggi ha sessant’anni e vaga per le strade di Londra in una sera di dicembre fatta di voci e stelle di Natale. Sta tornando allo studio, dove ha da poco terminato la sua opera, l’ultima, la più importante, la più catastrofica.

Ripercorre con la mente gli eventi cruciali della sua vita, si rivede ventenne nell’East End londinese, nuda nel letto del famelico e crudele Florian. Nove mesi di sensualità tormentata che portano alla realizzazione di Ragazza con fiore, un autoritratto che la rende famosa in tutto il mondo. “Botanical art” definisce Florian i suoi lavori, ma lei odia questa definizione. I suoi soggetti sono le piante, “autotrofi autosufficienti, in grado di trarre l’anidride carbonica di cui vivono con la loro semplice esistenza, piuttosto che svantaggiati eterotrofi come gli umani, condannati a divorare vite altrui per sopravvivere”. 

Belladonna
Belladonna Di Annalena McAfee;

Da giovane Eve è stata la musa di un famoso pittore. A distanza di quarant'anni molti la ricordano solo in quel ruolo. Eppure Eve è un'artista geniale: lavora con fiori e piante, e la sua opera vibra di una forza creativa unica. Adesso, nel pieno della maturità artistica, Eve si dedica al progetto piú importante

Ecco che rivive il periodo newyorkese insieme alle sue compagne Mara e Wanda, artiste anche loro, ma sopravvalutate secondo Eve. La ricerca del sesso diventa l’ossessione primaria a New York, dove conosce il grande architetto Kristof che poi sposerà, sacrificando una carriera invidiabile per gli agi familiari. Florilegio underground, una mappa della metro di Londra in cui le stazioni diventano nomi di fiori, è la sua opera più riuscita, apprezzata da critici ed esperti di arte. A lei questo, però, non basta. Imprigionata nella vita borghese, un cattivo rapporto con la figlia, un antagonismo mai sopito con Wanda, decide di creare Florilegio tossico. L’idea è quella di sostituire i fiori alpini con piante belle e velenose, che attirano per distruggere. Ad aiutarla in questa impresa c’è Luka, il suo assistente trentenne, di cui si innamora e con cui intraprende una pericolosa relazione sessuale.

Friedrich Nietzsche ne La nascita della tragedia, a proposito dello spirito dionisiaco, dice: “si rivela qui fra i brividi dellʼebbrezza il potere artistico dellʼintera natura, con il massimo appagamento estatico dellʼunità originaria”.

In Belladonna troviamo tutta la potenza creativa dellʼapollineo e la manifestazione artistica del dionisiaco. È un romanzo passionale, sanguigno, viscerale, in cui lʼarte è forza distruttrice e conflitto vitale. Lʼesistenza di Eve è aspirazione alla totalità, appressamento alla perfezione. È ricerca di sé, esplorazione, godimento dell᾿attimo in cui lʼartista si fonde con la propria opera. Ambizione che Eve pagherà a caro prezzo; come di fronte alla bellezza di una belladonna, frastornata dal profumo non si accorgerà del veleno.

Con una prosa edonistica e raffinata, Annalena McAfee (nella magistrale traduzione di Daniele Petruccioli) ci regala un romanzo audace, pretenzioso, capace di conquistare il lettore attraverso una narrazione ammaliante, in cui la scrittura rivela e nasconde. I personaggi sono avidi, corrosivi, dediti all’esaltazione e alla frenesia dell’affermazione. Nessuno di loro cercherà la salvezza, nemmeno Eve, che mentre riflette sulla propria vita vagando per le strade di Londra in una notte natalizia ha un momento di lucida visione, ma alla fine sarà accecata proprio da quella gloria tanto bramata perché “Il successo, diceva sempre Florian, è un brutto gioco di luci”.

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Annalena McAfee - moglie di Ian McEwan - ha lavorato nella carta stampata per più di tre decenni. È stata direttrice della sezione Arte e Letteratura del «Financial Times» e ha fondato il «Guardian Review », che ha diretto per sei anni. Per Einaudi ha pubblicato L'esclusiva (2012) e Ritorno a Fascaray (2019).

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