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BoJack Horseman, serie animata cult

© MYmovies.it

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Cosa hanno in comune un cavallo, Hollywoo(d), una scrittrice in cerca di successo e l’abuso di sostanze? Per chi ha un abbonamento Netflix la risposta è fin troppo facile: BoJack Horseman

Questa serie animata creata da Raphael Bob-Waksberg ha debuttato nel 2014 e ancora oggi non smette di godere della popolarità del primo momento. Si tratta infatti di un prodotto unico nel suo genere che mescola un’ambientazione reale con un mondo popolato sia da uomini che da animali antropomorfi. La scelta, di primo acchito stridente, è particolarmente azzeccata perché permette subito di identificare i personaggi in dei “tipi umani”. Inoltre l’adozione di un registro dissacrante permette agli autori di scendere nella loro psiche, mettendoli a nudo con la violenza tipica della comicità. 

La ricerca dell'infelicità. Il mondo alla rovescia di BoJack Horseman

BoJack Horseman parte da uno stereotipo del cinema d’animazione tradizionale, gli animali antropomorfi, per sovvertire ogni aspettativa degli spettatori, decostruendo i sistemi tradizionali di rappresentazione e narrazione. Se la “ricerca della felicità”, come ha sostenuto il filosofo Stanley Cavell, è la cifra del cinema hollywoodiano, in BoJack Horseman si tratta piuttosto di una ricerca dell’infelicità, che riguarda sia lo stile di vita dei personaggi sia la riflessione sulla loro esistenza.

In particolare, a subire questo trattamento è il protagonista, un cavallo ricco e annoiato che vive delle sue glorie passate (a cui presta la voce Will Arnett). È infatti stato l’attore principale di Horsin’ around, una serie televisiva di spicco degli anni ‘90. Per tornare in contatto con il grande pubblico decide di farsi conoscere tramite la penna della ghost writer Diane Nguyen (a cui presta la voce Alison Brie), a cui affida le sue memorie.

Questo processo fa tornare a galla i suoi fantasmi: così incominciamo a scoprire un individuo fragile e imperfetto di cui non possiamo fare a meno di innamorarci. Perché sì, ci innamoriamo della sua cecità, del suo egoismo e della sua incapacità di fare i conti con un passato duro e ingiusto. Inorridiamo per le sue scelte sempre più abbiette, per la sua insensibilità verso chi lo ama davvero, per la sua corazza di nichilismo che solo Diane riesce a penetrare e a comprendere. Il loro rapporto, un incontro fra due solitudini, è una possibilità che viene sprecata a causa nel loro continuo rispecchiarsi l’uno nell’altra. Ma a BoJack Horseman perdoniamo anche questo perché i suoi comportamenti sono frutto di un disprezzo verso sé stesso, una maledizione del sangue che -come nelle tragedie greche- si tramanda di genitore in figlio.

Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata

Un uomo e una donna che saltano tutte le fermate della metropolitana della loro vita in attesa dell'occasione giusta. Due sposi costretti dai parenti a sacrificare caproni per assicurarsi la felicità futura. Uno scienziato che fa avanti e indietro da un universo parallelo in cui ha fatto solo le scelte giuste. E altri quindici racconti dal creatore di BoJack Horseman pieni di umorismo e sincerità sul sentimento piú bello e su quello piú terribile: l'amore.

Tu l’hai ereditata da noi la bruttezza che hai dentro. Sei nato sbagliato; questo è il tuo diritto di nascita. Ora tu puoi cercare di riempire la tua vita con progetti, con i tuoi libri, con i tuoi film e le tue amichette. Ma ciò non ti completerà. Tu sei BoJack Horseman e non c’è cura per questo

Sono queste le ultime parole di lucidità che gli rivolge l’anziana madre, dopo aver letto la sua biografia. E BoJack prova a darle torto, ma in cuor suo le crede. Infatti tenta di sfuggire a questa profezia ma inconsciamente si impegna a farla avverare, cadendo sempre negli stessi errori. Fino al momento in cui dovrà rendere conto del male che ha fatto e ancora una volta non riuscirà a prendersene la responsabilità.

Rimaniamo così con l’amaro in bocca per un anti-eroe che non ce l’ha fatta, nonostante le molteplici possibilità di redenzione. In un atto finale dove si appresta a diventare grande, ma ormai è troppo vecchio per farlo.

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