I libri sullo sport sono spesso considerati un genere “minore” destinato a persone poco dedite alla lettura. In libreria capita di servire clienti che li scelgono come regalo che faccia da alternativa a un profumo o una cravatta, guardando il settore un po’ dall’alto in basso. Ecco, in quelle occasioni, potreste ritrovami lì a dare tutto me stesso per tirar fuori le migliori argomentazioni che ho affinché lo scaffale ingiustamente incompreso possa essere rivalutato e un acquisto (che probabilmente verrà fatto comunque) avvenga per meritate motivazioni.
Dopo l’archiviazione del secondo procedimento penale per doping “per non aver commesso il fatto”, Alex Schwazer vuole tornare a gareggiare. La sua è una storia di cadute e di redenzioni, di rinunce e di rinascite.
Se alcune pubblicazioni possono sembrare delle operazioni commerciali, molte altre sono tesori che potrebbero piacere anche a chi di sport non è appassionato.
Il grandissimo Gianni Brera era un innovatore in grado di dare al racconto sportivo lo spessore della vera letteratura; allo stesso modo mi è inevitabile citare Gianni Mura, Soriano, l’ormai classicissimo Open di Agassi o The Best di George Best.
Potere delle biografie sportive è farti comprendere cosa spinge un atleta a dedicarsi a una disciplina, i sacrifici che ne conseguono, cosa provano, li motiva e destabilizza.
La storia di Alex Schwazer ha animato le chiacchiere da bar e i gossip, ha indignato i puristi, gli integerrimi, gli inflessibili in quei classici discorsi che si fanno quando a sbagliare è qualcun altro (come non ricordare Marco Pantani?).
Che fortuna, mi ripetevo. La mia passione coincide con la mia professione. Esiste felicità più grande?
Schwazer ha dedicato la sua intera esistenza alla marcia fin da piccolo, quando da autodidatta si alzava per allenarsi da solo prima di scuola. Una passione, un modo di esprimersi, di emergere, che poi è diventato riscatto, necessità, ossessione.
Le vittorie ti danno fiducia, certo… Ma il cuore della marcia è l’allenamento… L’allenamento si finisce. Sempre. In qualsiasi condizione. Freddo, neve, grandine, non importa… Questa è la regola
In gara il cervello deve tenere le briglie del pensiero per sentire il corpo, gestire le energie, adattare le strategie:
Quando il dolore comincia a mordere… Mi ascolto. Cerco di perfezionare la tecnica. Rilasso le spalle. Aggiusto l’angolo delle braccia. Allungo il passo… la mia azione può essere ancora più incisiva se estendo l’ampiezza del passo di cinque centimetri. Sono dettagli, ma fanno la differenza… ogni gesto ha un peso enorme… Ascoltati. Cerca la perfezione
Leggendo le parole di Schwazer si comprende quanto la portata di certi eventi, così facili da giudicare dall’esterno, siano destabilizzanti quando il protagonista sei tu:
In questi mesi ho sempre la brutta sensazione di essere circondato da persone che prima di Pechino non mi avrebbero neppure rivolto la parola… È strano. L’ho inseguita per anni, la medaglia d’oro. Eppure, adesso che è finalmente mia, vorrei non averla mai vinta
Il tentato inganno del doping ha deluso gli ammiratori, gli sportivi, le federazioni, gli sponsor, i familiari e Schwazer stesso.
Mi sono presentato di mia iniziativa dal magistrato che coordinava l’inchiesta… volevo rispondere alle sue domande e spiegare le mie scelte, per quanto incomprensibili… Non ho mai pensato di nascondermi… Per quanto mi costasse, sapevo di dover guardare in faccia le mie responsabilità
Alex Schwazer riesce a farti indossare i suoi panni senza mai dare la sensazione di doverti convincere di qualcosa. Ha sbagliato, ha ammesso la sua colpa senza attenuanti e ne ha pagato le conseguenze.
Quando ha cercato di recuperare, ha trovato ostacoli che avrebbero fatto desistere chiunque. Un certo sistema lo ha etichettato come una mela marcia per sempre, accusandolo nuovamente di doping, ricorrendo alla manipolazione di prove, frodi processuali e azioni degne di un legal thriller. Ma questo non è un romanzo. E Schwazer ha continuato a marciare, a svegliarsi alle cinque per gli allenamenti, a faticare senza la certezza di una gara, facendo i medesimi sacrifici di chi sbagli non ne ha commessi mai.
Credo che un episodio, per quanto sconsiderato, non possa deviare la direzione di una vita intera
Dopo il traguardo (Feltrinelli) è il tortuoso percorso di formazione di un ragazzo che, nell’affrontare le conseguenze di un proprio errore, ha cercato redenzione proprio attraverso la disciplina che lo ha fatto appassionare e soffrire, fortificare e isolare, premiare e distruggere. Ma che gli ha anche permesso di conoscersi per diventare la versione migliore si sé.
Una seconda opportunità per lui sarebbe stata un’occasione per tutti.
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