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Every Loser di Iggy Pop

Iggy Pop, classe 1947, pubblica il suo diciannovesimo album solista e, per la scrittura dei brani, collabora con il trentaduenne newyorchese Andrew Watt, eclettico produttore musicale che nel 2021 ha vinto un Grammy. Si tratta del primo dei molti nomi spendibili coinvolti in questo Every Loser: Duff McKagan (ex bassista dei Guns N' Roses), Chad Smith e Josh Klinghoffer (rispettivamente attuale batterista ed ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers) fanno da band all'artista originario del Michigan che, negli undici brani, ospita, inoltre, anche membri dei Jane's Addiction, dei Pearl Jam, dei Blink-182 e dei Foo Fighters (in questo caso lo scomparso Taylor Hawkins).

Every Loser
Every Loser Di Iggy Pop

Con una schiera di icone del rock moderno come collaboratori, tra cui la lineup di "Frenzy" con il produttore Watt, Duff McKagan e Chad Smith, “Every Loser” pone l'incisiva aggressività di Iggy verso le nemesi fisiche ed esistenziali su una solida base fornita dai membri di Blink 182, Foo Fighters, Guns N' Roses, Jane's Addiction e Pearl Jam.

Dopo la buona accoglienza ricevuta dal precedente Free (2019), con Every Loser, quindi, Iggy Pop, affiancato da tutti questi musicisti – che senza dubbio avranno fatto la fila per esserci –, mette quanto meno al sicuro gli stream. Musicalmente, i brani più di impatto, nonostante un linguaggio a tratti esplicito, possono anche far pensare a un punk edulcorato, annacquato, imborghesito fino a diventare rock innocuo, ma poi la visione di insieme cambia le cose: un settantacinquenne può essere duro e puro quanto vuole ma, se ha ancora voglia di fare musica, non può che avere un approccio diverso rispetto alla sua storia e se si affida al contributo artistico di altre generazioni significa che ne è consapevole e ha scelto di averlo, a scapito della nostalgia.

In Neo Punk, uno dei brani più tirati e divertenti, Iggy Pop ironizza sui punk di oggi – che hanno una «Rolls-Royce customizzata» e un fisico da «modello di Gucci» – e chiude il brano ridendo, applaudendo ed esultando, con ogni probabilità sia per la soddisfazione di una performance simile, non proprio scontata alla sua età, sia per la manifestazione di questa vena satirica che lui può permettersi. E non si tratta dell’unica stoccata alla società contemporanea, perché anche in Comments, per esempio, prende di mira la smania di fama e in questa tensione a voler diventare noti individua la responsabilità dei social media.

Nel primo interludio, The News For Andy, inoltre, sembra reclamizzare un fantomatico centro di cure psichiatriche che aiuta ad arricchirsi… In mezzo a questo quadro sociale descritto con qualche provocazione non mancano brani introspettivi, come la ballata Every Morning o il secondo interludio, My animus.

Alla fine l’unica vera stonatura sono i riferimenti sonori al decennio di formazione (e dei primi successi) della maggioranza degli ospiti del disco, gli anni ottanta: qualche sintetizzatore e certi riff e assolo di chitarra risultano abbastanza affettati. Ci pensa quell’irrequietezza ancora presente in alcuni testi e in generale nell’attitudine di Iggy Pop a riequilibrare tutto. Difficile non empatizzare e impossibile non rispettare un artista simile che, quando carica la voce (vedi, per esempio, All The Way Down), fa pensare a come si è sempre dimenato sul palco e dà credito alla frase con cui, recentemente, ha ricordato a tutti di essere «il ragazzo senza maglietta che spacca».

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