Giugno, edito da Sperling & Kupfer, è un romanzo giovane. Giovani sono i suoi protagonisti, e soprattutto giovane è il linguaggio utilizzato.
Il libro racconta la storia di Domenico, un dodicenne che vive a Longuelo, uno dei quartieri di Bergamo. E siamo a giugno, il mese più bello dell’anno, quando la scuola è finita e l’estate è appena iniziata.
Da un collettivo di giovanissimi sceneggiatori, un romanzo d'esordio straordinario, folle e commovente, che affronta tematiche universali con leggerezza e ironia, e ha tutto il potenziale per diventare il simbolo di una generazione.
Domenico gira per il quartiere con i suoi amici più grandi e la caratteristica che contraddistingue il gruppo è il costante utilizzo dei petardi. Infatti questi ragazzi li scoppiano ovunque, facendo casino e disturbando gli altri. Ma il vero obiettivo della loro estate è “fare il cash”, vendendo i petardi già a giugno, a prezzo scontato. Le cose però non prendono esattamente la piega che ci si aspettava: soprattutto per Domenico, che, dopo una bravata, viene obbligato da sua madre ad andare al CRE, in oratorio. E qui, inaspettatamente, si innamora di una ragazzina, Laura, ed entra in contatto con un mondo che aveva sempre disprezzato. Però Domenico non sa che questi due mondi non sono fatti per convivere, e lo imparerà a sue spese.
Giugno è un libro che parla di tante cose, però forse, prima di tutto, parla di crescita. Di crescita avvenuta troppo presto, per Domenico, che si ritrova a fare cose “da grandi” insieme a ragazzi più grandi; di crescita che vuol dire soprattutto fare delle scelte e prendere delle decisioni.
Domenico guardava il cielo stra nero di quel giugno stra strano e pensava che la vita a volte è stra una merda
Nel libro vengono analizzati tanti tipi di rapporti: da quello padre-figlio, madre-figlio, all’amicizia, al primo amore. Però tutto viene guardato attraverso il punto di vista di Domenico, senza alcun tipo di giudizio o sguardo adulto.
La caratteristica che però rende il libro davvero unico è il linguaggio: è un linguaggio attuale, giovanissimo, che mischia elementi di inglese (espressioni come “fare il cash”) a elementi del dialetto bergamasco (“bel”, “scec”, “fidec”) e termini come “sbrasare”. È il linguaggio dei ragazzini di oggi, e proprio per questo risulta credibile e unico nel suo genere.
Anche l’ambientazione viene tratteggiata molto bene: Longuelo è un quartiere in cui convivono sia ville sia palazzi popolari, dove ci sono lo skatepark, l’oratorio, la gelateria, la chiesa grigia a forma di tenda. Un quartiere normale, insomma, che però nel romanzo acquista importanza, perché è il regno in cui Domenico e i suoi amici si muovono ed è quello che meglio conoscono.
E poi c’è Domenico, un dodicenne che si ritrova a far cose decisamente “da grande”, che fa il duro ma che in fondo è buono come il pane.
[…] che forse a non vedere la bellezza per tanto tempo si diventava affamati. E quel ragazzino era così, forse. Uno che la bellezza la vede prima degli altri, e meglio degli altri, perché c’ha una fame boia
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