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Gli anni di Luce di Zita Dazzi

Gli anni di Luce, ultimo romanzo di Zita Dazzi, edito Piemme, vede al centro Vita e Luce, due sorelle legatissime, annodate non solo dall’amore ma anche dalle burrasche della loro madre Vincenza che, inarrestabile, le fa scontrare contro gli speroni delle sue scelte, contro la durezza affascinante del suo sentire, istintivo e diretto.

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Una raccolta di tutti i libri della Recherche di Proust è tra gli elementi che si mettono a fuoco sin dall’inizio, in quella costellazione puntellata che è la semina di correlativi oggettivi di un romanzo. Così, di questa raccolta, manca sempre un volume.

Manca il loro padre, manca la verità attorno alla sua assenza, mancano le parole per spiegare a chi subisce le scelte di chi ami che spesso non si ha la forza di essere altro da sé – un padre che scappa, una madre che omette. E, soprattutto, il volume che manca è sempre quello che non ti fa apprezzare la raccolta.

Allora monta la rabbia, accresce il dissenso, e disinnescare diventa la più complessa delle azioni, la più facile delle incomprensioni.

Come accade nelle famiglie, quelle infelici lo sanno bene, i figli che crescono e cambiano diventano i peggiori nemici, non soccombono più alle scelte, le comprendono – se va bene – altrimenti sono i più feroci oppositori. È tutto stabilito in una scala inquisitoria che comincia dai perché e finisce in un’escalation di dissomiglianza, di mai come te, mentre il sangue scorre, lo stesso, sempre uguale, con tutti i suoi cromosomi allo stesso posto, che non rivendicano nulla, tacciono, stanno lì a ricordarti l’appartenenza.

La diaspora della tribù si cementò nel silenzio […]. Ognuno si teneva i suoi vuoti e le sue ragioni, gli adulti costruendosi un castello di rivendicazioni, le figlie semplicemente lasciandosi trasportare da quello che era il clima generale, rimandando al futuro l’idea di ricucire con quel che restava del ramo parentale

E i figli diventano genitori, dopo la ribellione, la diaspora accorcia le distanze e forse Vincenza impara, sotto il segno delle figlie, che può essere altro grazie a loro, che si smette di scappare se lo si vuole e che, probabilmente, tutto quello da cui sembrava volesse proteggerle poi le ha trovate lo stesso.

Luce e Vita, con il loro essere un esergo all’inizio di tutte le storie che Vincenza proverà a iniziare. Una strada già pensata e scritta dentro e con i loro nomi, in fondo.

Così, alla fine, ogni raccolta torna completa, le Recherche finiscono e lasciano posto alle altre, cadono i miti genitoriali e, forse, solo allora, la storia può, libera, cominciare.

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