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Guida alla notte per principianti di Mary Robison

Una copertina bellissima, che invita ad approfondire il contenuto di un libro esile, elegante, che rimanda a cittadine americane, case a due piani con verande spaziose, staccionate in legno, giardini dall'erba appena tagliata, cicale che friniscono, notti stellate, vecchie auto posteggiate sul vialetto di ghiaia di fronte all'ingresso, con autoradio gracchianti a basso volume che trasmettono musica anni Sessanta, mal illuminate dalla luna piena, finestrini parzialmente abbassati, un bisbigliare sommesso dall'interno... e due coppie che si sbaciucchiano. Le due ragazze in intimità coi loro ragazzi si somigliano molto, potrebbero essere scambiate per sorelle, ma proprio non lo sono: sono madre e figlia, Harriet e Lindy. È questa la storia a cui fa riferimento l'immagine di copertina del volume di racconti di Mary Robinson, Guida alla notte per principianti, uscita nella primavera di quest'anno per Racconti Edizioni.

Guida alla notte per principianti

Una raccolta di storie minimaliste che ci precipitano dentro un’America domestica eppure sconosciuta, nella quale l'autrice sembra più interessata a rivolgere l’obiettivo dentro le abitazioni, per meglio scrutare ciò che è celato dall’ultimo vero confine da varcare: quello della porta di casa.

Si tratta di una raccolta di 13 racconti, "tredici finestre socchiuse" (su tinelli, tv accese in salotto) - come sono definiti nella non convenzionale postfazione di Rossella Milone – il cui aspetto maggiormente interessante sta nel modo in cui l'autrice racconta le forze, apparentemente banali, che hanno scatenato gli eventi che modificano l'ordinario, il quotidiano, disvelando a poco a poco squarci di vita inaspettati e nascosti:

Guarda che un sacco di cose possono cambiarti attorno. Forse adesso non ti sembra, ma devono cambiare per forza, no?

Nella stessa postfazione sono riportati nomi celebri di scrittori che si sono cimentati con lo stesso genere letterario, dai classici Cechov, Henry James, Katherine Mansfield ad altri più vicini a noi come Carver e Amy Hempel, inseriti tutti nel canone, peraltro dalla Robison sempre rifiutato, del minimalismo.

Già la vita stessa dell'autrice è stata piuttosto movimentata, costellata da una vita familiare fatta di molti matrimoni, fratelli e sorelle in gran numero, vari trasferimenti, una fuga da casa sulle tracce di Jack Kerouac facendo l'autostop fino in Florida, incontri fondamentali con colleghi come John Barth (di cui è stata allieva) e il terribile (autoritario e prepotente ma tanto intelligente, nel suo giudizio) editor Gordon Lish (cui deve tanto, nel bene e nel male, la popolarità di Raymond Carver, come è noto), vari lavori (insegnante, sceneggiatrice) in diverse città da una costa all'altra, divorzi dolorosi, finendo per scrivere, per sua stessa ammissione, i suoi migliori racconti chiusa in auto, ascoltando discorsi qua e là, prendendo appunti su vite sconosciute ma che sentiva le appartenevano.

Nei suoi racconti sembra che all'interno della famiglia, della coppia, ci sia la volontà, la voglia di stare assieme e volersi bene, di sostenersi, ma che alla fine, per qualche ragione incomprensibile, tutto questo non sia possibile; i protagonisti non sono fatti per lasciarsi, ma neanche per stare insieme. Ben tragico destino: se non si riesce a vivere assieme, tranquillamente e felicemente, con chi si vorrebbe, con chi si potrebbe mai allora? Siamo destinati a rimanere da soli, o a non comprenderci mai? 

Proprio non capisco cosa ci impedisca di essere felici e dormire tutti quanti sogni tranquilli in questa casa

Questo si chiede il padre di famiglia del primo racconto. Domanda da un milione di dollari da rivolgere alle stelle, all'universo infinito, da scrutare magari attraverso il binocolo di Lindy...

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