Cinque anni dopo il grande successo di Patria, pubblicato in Spagna nel 2016 e vincitore del Premio Strega Europeo nel 2018, lo scrittore basco Fernando Aramburu torna in libreria con I rondoni, edito Guanda nell’ottobre 2021 con traduzione di Bruno Arpaia. Il protagonista di questo nuovo romanzo è Toni, professore cinquantenne di filosofia al liceo che col tempo ha maturato un atteggiamento di sconforto e delusione nei confronti della vita:
Alla meraviglia iniziale è seguita la delusione e poi è stato tutto un trascinarsi sul suolo della vita. Ci sono stati periodi in cui mi identificavo con le lumache. Non lo dico per la loro bruttezza e vischiosità, né perché oggi per me è una giornata storta, ma per il modo in cui queste bestie si muovono e per l’esistenza che conducono, dominata dalla lentezza e dalla monotonia
Toni, un professore di filosofia, decide di porre fine alle propria vita di lì a un anno. Lungo quest'arco di tempo, scriverà ogni giorno una cronaca dei pensieri che l'hanno portato a compiere questa scelta radicale. Tutto intorno, la Storia, che però non tocca le vicende intime e umane del protagonista.
Vari sono i problemi che affliggono il protagonista: il divorzio infelice da Amalia, il rapporto complesso con Nikita, figlio ribelle affetto da deficit cognitivo, fino alla madre malata di Alzheimer. Toni, dunque, decide di porre fine alla sua vita monotona e piena di delusioni fissando come data il 31 luglio 2019. L’uomo si prepara alla sua imminente fine sbarazzandosi dei suoi amati libri, cercando di capire a chi affidare la sua adorata cagnolina Pepa, e lasciandosi trascinare da un flusso di pensieri e ricordi del passato, ma l’imminente arrivo dei rondoni, gli uccelli che danno il titolo al romanzo, ben presto lo porteranno a maturare un atteggiamento diverso nei confronti della propria esistenza.
A differenza di altre opere come il già citato Patria, Anni lenti (2018) oppure la raccolta di racconti Dopo le fiamme (2019), in cui la storia dei personaggi s’intreccia con quella collettiva dei Paesi Baschi, in particolare quella legata al terrorismo dell’ETA, ne I rondoni Aramburu si dedica invece a un racconto più intimo e individuale, dove la Storia resta in disparte. Il romanzo si svolge a Madrid da settembre 2018 fino ad agosto 2019 sullo sfondo dello scioglimento dell’ETA e dell’ascesa dei movimenti di estrema destra come Vox e, nel resto del mondo, della morte di Aretha Franklin e del crollo del Ponte Morandi a Genova. L’attenzione, però, è incentrata su Toni, che racconta in forma di diario la sua vita fino alla data prestabilita per il suicidio:
Torno di novo ai ricordi d’infanzia? Si scoprirà che è vero che, quando si intravede la propria fine, istintivamente si fa una revisione di tutta la propria vita. L’ho letto e sentito più di una volta. Pensavo si trattasse di una sciocchezza, ma comincio a pensare di no. Vado avanti
Leggendo i ricordi, i pensieri e le azioni di Toni, si ha l’idea di trovarsi di fronte a un personaggio esistenzialista uscito dalle penne di Sartre e Camus, ma senza il loro profondo pessimismo. Il protagonista è un uomo che si rende conto di esser stato incapace di vivere di propria iniziativa, facendo esperienza dell’amore e della paternità perché trascinato dal corso degli eventi. Nonostante sia professore di filosofia, l’uomo non è in grado nemmeno di comprendere la propria esistenza, e i tanti libri che ha letto, studiato e che sono citati in questo suo diario pre-suicidio si sono rivelati essere semplici «storie che non cambiano nulla»:
A che scopo ho letto tanto? Da cosa mi hanno salvato i libri? So benissimo che non mi hanno salvato da nulla; ma in qualche modo bisognava riempire il tempo e dare adito alla speranza di capire, di mettere insieme una manciata di conoscenze e, con un po’ di fortuna, di ampliare il mio orizzonte vitale
L’inezia di Toni, però, diventerà un suo punto di forza. Una volta compreso che «vivere può essere qualunque cosa tranne un compito filosofico», il protagonista intraprenderà un cammino di accettazione dell’imprevedibilità della vita, rappresentata proprio dal volo erratico dei rondoni, una primavera che arriva quanto meno la si aspetta, che ci fa comprendere quanto «non tutto è stato brutto» e che i pochi momenti felici della vita sono «sufficienti a evitare l’amarezza».
Esistenziale come Sartre e Camus, ma con la spensieratezza di Non buttiamoci giù di Nick Hornby, I rondoni di Fernando Aramburu abbandonano il trasporto politico, sociale e corale di Patria per raccontarci una storia delicata e intima di un uomo che rappresenta tutti noi, che rinuncia a cercare di far «quadrare gli enunciati di un sillogismo» per accettare la sua vita come un volo di rondone: imprevedibile, passeggero, ma meraviglioso.
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