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Il dono di Paola Barbato

Vi siete mai fermati ad ascoltare il vostro corpo?
Il battito del cuore, il sangue che scorre, il funzionamento di ogni struttura, apparato, organo...

Se non vi è mai capitato, dopo aver letto Il dono di Paola Barbato, sono abbastanza sicura che inizierete a farlo. E ciò che sentirete, potrebbe persino stupirvi.

Il dono
Il dono Di Paola Barbato;

«È stato il mio cuore. Non sono stato io.» Con queste parole, e un coltello insanguinato tra le mani, l'uomo accoglie la polizia. Tutti lo conoscono, è un giornalista che si è sempre occupato di cronaca nera, unica persona a cui molti criminali hanno deciso di rilasciare un'intervista.

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Di certo ha stupito - e non positivamente - i protagonisti di questo thriller, che scopriamo a capitoli alterni con gli inquietanti nomi di organi: rene sinistro, rene destro, cornee, fegato, cuore, pancreas, polmoni.

Il primo con cui veniamo in contatto è il Cuore, un giornalista di cronaca nera conosciuto e stimato da tutti, ritrovato con un coltello tra le dita e il sangue dei genitori sulle mani.
A ripetizione, una frase: «È stato il mio cuore. Mi ha detto lui di farlo».

Una frase che appare frutto di mera follia, ma non per l'ispettrice Flavia Mariani, colei che tiene le redini del romanzo e delle indagini presso il reparto di polizia di Roma
Rigida, per nulla empatica, mordace e intransigente, ha vissuto per anni a Torino per poi tornare a Roma a prendere il posto del suo migliore amico Lorenzo Carrozzini, ispettore come lei, ucciso una sera di dicembre in pieno periodo Covid, e rinvenuto sui binari della linea ferroviaria. 

Il suo, di cuore, Flavia se lo mangia di rabbia, poiché le indagini sul suo amico si sono arenate, ma l'istinto le dice che c'è qualcosa di più in quel giornalista che - durante l'interrogatorio - appare ben diverso dai soliti assassini. Quel comportamento gentile, disponibile, pronto ad ammettere le proprie colpe, spinge l'investigatrice a scavare, e in breve tempo il suo fiuto confermerà quei dubbi: il giornalista ha subìto un trapianto di cuore e quel cuore apparteneva a Valerio Felici

Valerio Felici era un nome che conoscevano tutti, in quella stanza, e probabilmente era impresso nella memoria anche di metà della popolazione italiana. Non appariva in nessuna delle foto presenti in quella casa, ma solo perché era morto prima che si scoprisse chi fosse davvero. Quindi non aveva potuto concedere nessuna intervista all’uomo che la sera prima aveva ucciso le due persone che più amava al mondo, ma a quanto pare gli aveva concesso qualcos’altro. Il proprio cuore. Il cuore di un mostro.

La verità su Felici era emersa solo dopo la sua morte accidentale: da compianto ragazzo morto in monopattino a feroce assassino responsabile di un numero non ancora identificato di vittime

Flavia e la sua squadra ereditata da Lorenzo, composta dall'agente Claudia Turriziani, l’agente scelto Augusto Miré, il tenente Luca Apuano e il giovane agente Niccolò Iacoangeli, si mettono sulle tracce degli altri organi

Alla base dell'indagine, segni di persecuzione e minacce subìti dal Cuore che secondo Flavia potrebbero star accadendo ad ognuno degli "eredi" di Felici
E se ognuno di loro avesse scoperto di avere dentro di sé anche solo una traccia di un feroce assassino? Potrebbero convincersi - come il giornalista - di esserlo altrettanto?

Il lettore, tra un capitolo e l'altro, entra nella mente di ognuno di loro: uomini e donne, più o meno giovani, di cui conosce le storie, le famiglie, le paure, i dubbi, la malattia pre-trapianto e la vita post. Ad accomunarli tutti, ben più di un semplice organo, ma il trauma di una nuova esistenza che - a un passo dalla morte - va ricostruita.

E come ricostruirla, quando si insinua il dubbio di aver radicato il male in sé?
Fino a che punto si può dubitare di sé stessi? 

Perché ho tenuto l’anello? Si sentì stanca, certe cose sono faticose e per quanto tu ci metta tutta la volontà di cui sei capace, a un certo punto devi lasciarle andare, altrimenti ti schiacciano. [...] «Perché ho voluto proteggerlo» rispose. Iacoangeli annuì. «È esattamente quello che sto facendo io.»

In una corsa contro il tempo, scavando sempre più a fondo, Flavia Mariani scoprirà una verità molto più intricata di quanto avrebbe mai potuto immaginare, che ribalterà tutte le sue certezze... anche quelle che aveva su Lorenzo.

Io vi consiglio di affiancare l'ispettrice nell'indagine e imparare a sopportarne il caratteraccio, perché in questo libro Paola Barbato - con sapienza, accortezza e un linguaggio che non mette mai in dubbio che ciò che ha scritto corrisponda alla realtà - è stata in grado di tessere le fila di un giallo di cui Dr. House e Sherlock Holmes sarebbero stati orgogliosi

Mi fermo qui. Vi lascio però con una parola, sussurrata, il cui significato vi invito a cercare tra le righe di questo avvincente romanzo.
Gauna

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La posta della redazione

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Conosci l'autrice

Classe 1971, Paola Barbato è sceneggiatrice di fumetti, attività per cui è stata quasi subito chiamata a sceneggiare dei numeri fondamentali di Dylan Dog. Nel 2006 invece inizia la sua carriera di scrittrice, pubblicando subito per un grande editore: il suo primo romanzo thriller, Bilico, è infatti uscito per Rizzoli. Nel 2008 il suo secondo romanzo Mani nude, uscito sempre per Rizzoli, ha vinto il Premio Scerbanenco. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il filo rosso (Rizzoli 2010), Non ti faccio niente (Piemme 2017), Io so chi sei (Piemme 2018), primo romanzo di una trilogia, Il ritornante (Piemme 2019) e L' ultimo ospite (Piemme 2021). Ha anche lavorato per la televisione (la fiction Nel nome del male con Fabrizio Bentivoglio è stata trasmessa da Sky nel 2009). Paola Barbato si occupa anche del sociale come presidente della Onlus "Mauro Emolo" che sostiene persone colpite da una malattia neurodegenerativa. Nel 2021 ha scritto Vista da qui (Longanesi).

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