Tenera è la notte e senza vento, sulla terrazza più alta di Boston.
Lily vorrebbe riuscire a godersi il panorama dell’accecante skyline della città, ma non è troppo in vena: solo poche ore prima ha seppellito suo padre, un uomo con il quale ha sempre avuto un rapporto a dir poco difficile. Bugiardo, egoista, violento. Le hanno chiesto di pronunciare un discorso funebre in suo onore, magari elencando tutte le sue qualità positive, e Lily è rimasta in silenzio per 120 secondi.
Nella vita ha ben poche certezze: non è sicura che il marketing sia la sua strada, non è certa di volere che sua madre si trasferisca in città, non sa come gestire l’attrazione che prova per Ryle – l’affascinante neurochirurgo che incontra una sera per puro caso e che non sembra interessato a una relazione seria.
Un caso editoriale internazionale nato dal passaparola. Una storia unica e commovente, impossibile da dimenticare. Amare significa perdonare ad ogni costo? Perché lasciare chi ci fa del male non è mai semplice. Lily troverà allora il coraggio di dire basta?
Ma una cosa per certo la sa: non lascerà che la storia si ripeta. Non accetterà mai di avere al proprio fianco un uomo violento come suo padre è stato per sua madre. Ha imparato sulla propria pelle a cosa portano anni di sotterfugi, scuse e giustificazioni. Fondotinta per coprire i lividi, bugie fantasiose per giustificare i tagli.
Quando chiude gli occhi riesce ancora a sentire la voce di sua madre che, premendole un asciugamano sulla fronte per fermare il fiotto di sangue, le dà una sola raccomandazione: «Quando ti chiedono cos’è successo, di’ che sei scivolata sul ghiaccio».
Ma Lily se l’è ripromesso, non commetterà il suo stesso errore.
Se mai il suo fidanzato osasse torcerle anche un solo capello, lo lascerebbe all’istante.
Vero?
«Le persone cattive non esistono. Siamo semplicemente persone che a volte fanno cose cattive»
A prima vista It ends with us – vero e proprio caso editoriale d’oltreoceano, popolarissimo su Tik Tok – sembra riempire il vuoto lasciato dalla conclusione della saga di After, di recente arrivata anche sul grande schermo. Anche perché a dirla tutta Ryle Kincaid è solo un Hardin con un dottorato: arrogante, sfacciato, bello da impazzire e caratterizzato da gravi problemi nella gestione della rabbia.
Eppure, la vera forza del romanzo di Colleen Hoover consiste nella sua capacità di sovvertire lo stereotipo del bad boy: da Anna Todd alle 50 sfumature di E.L. James, negli ultimi anni gli scaffali delle librerie erano stati affollati di storie con protagonisti maschili a dir poco problematici e spesso inquadrabili nel cliché dell’uomo tossico dal cuore d’oro o del violento capace di redimersi, vittima perfetta di ogni ragazza con velleità da crocerossina.
In It ends with us, Colleen Hoover poteva andare sul sicuro e ripetere lo stesso schema, romanticizzando un amore che di romantico ha ben poco, come tanti suoi predecessori hanno fatto, in letteratura così come al cinema. L’autrice prova a svincolarsi da questa facile narrativa, senza sorvolare su tutti gli aspetti più crudi di un legame di dipendenza emotiva. Lo stile di scrittura è semplice e lineare, come si addice a un romanzo young adult, eppure i protagonisti acquistano una propria tridimensionalità nel momento in cui sbagliano e chiedono scusa, fanno tentativi e passi falsi, dimostrandosi lungi dall’essere del tutto positivi o del tutto negativi.
«Ryle mi ha raccontato cos’è successo, ma non pensavo fosse così grave.» Gli lancio un’occhiata e mi domando cosa le abbia detto. La verità? Lui sorride. «C’era olio d’oliva ovunque. Quando è scivolata, l’ha fatto con la grazia di una ballerina.» Una menzogna. Mi sembra giusto. Io avrei fatto la stessa cosa
Impossibile provare a inquadrare i romanzi di Colleen Hoover in un solo genere, perché già nelle primissime pagine la stucchevolezza del rosa si tinge di un nero cupo. L’incipit è in linea con il classico filone romance, la deriva della trama degna di un thriller psicologico, i tempi comici – soprattutto nella prima metà del libro – sembrano uscire dritti dritti da una commedia romantica dei primi anni Duemila, ma il sorriso svanisce molto in fretta dal volto del lettore.
Sorridiamo davanti a Ryle che si inginocchia di fronte a Lily implorandola di venire a letto con lui, e forse ci scappa pure una risata quando – lungi dall’essere un dongiovanni – finisce per addormentarsi esausto un attimo prima di riuscire a concludere.
Eppure nel descrivere il suo protagonista maschile dalla penna di Colleen Hoover non traspare nessuna indulgenza. Perché di fronte a una relazione tossica con un uomo violento c’è una sola cosa da dire, ed è basta.
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| Leggereditore, 2020Di
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