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Parasite di Bong Joon

Recensione Film Cannes

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Quante sono, al mondo, le passioni? Almeno quante sono le nostre recensioni! Recensire per condividere e per capire. Recensire per raccontare e imparare. Recensire… perché ci piace!

Domiziano Pontone

Nasce a Torino nel 1976. Laureatosi in Giurisprudenza, lavora per una multinazionale italiana. Ha pubblicato quattro libri: il primo di cinema (“L’educazione cinematografica”) e gli altri tre di narrativa (“In incantate terre deserte”, “Marchio di fabbrica” e “Il codice dell’odio”). Porta nei teatri un monologo sul cinema e utilizza il medesimo come metafora sul management per Eventi Formativi ed Emotional Speaking.

Ho visto Parasite di Bong Joon-ho.

Due famiglie speculari, una molto agiata e una molto povera, incrociano i loro destini.

Il regista sudcoreano vince per il proprio Paese, per la prima volta in assoluto, la Palma d'oro a Cannes.

Stranamente lo fa con un film che forse non sprigiona tutta la sua forza immaginifica, ma si affida a un gioco di ribaltamenti e di critica sociale molto serrati.

Parasite (DVD) Di Bong Joon Ho

Parasite, film diretto da Joon-ho Bong, è un dramma che racconta la storia di due famiglie che incrociano i loro destini. Le due famiglie non sanno, però, che questo incontro è solo l'inizio di una storia strana, che porterà i Kim a introdursi sempre più nella routine dei Park, come un parassita fa con un organismo estraneo.

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Impiega il primo terzo a raccontare la miseria, pur mai disperata ma altresì ingegnosa, della famiglia plebea. Il secondo terzo è dedicato all'ingresso astuto nel mondo dorato di quella patrizia e alla sua descrizione. Il terzo allo scardinamento delle prospettive e al thrilling beffardo.

L'obiettivo di Bong è chiaro: mostrare la superficialità del benessere (i ricchi non si accorgono di nulla e appaiono vacui) contrapposta alla verticalità dei poveri (non a caso invariabilmente allocati a un livello inferiore, più intelligenti e colmi di risorse), ma altresì spiegare come questa impossibilità di valicare la propria posizione sociale generi mostri.

Il regista impasta il film con una specie di umanesimo nichilista, tira frecciate alla dipendenza dalla rete Wi-Fi e pare non salvare nessuno, ma forse questa programmatica destrutturazione pecca di intensità e vera iconoclastia.

In sostanza: invito a vedere tutti i film antecedenti del regista, sempre originali e riconoscibili, eppure esprimo qualche parziale riserva sul pur premiato Parasite, che sa meno di Bong Joon-ho e forse più del connazionale Park Chan-wook.

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