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Violet e altre poesie di Lana Del Rey

Nel 1930 Pavese s’innamora perdutamente di un libro. Un libro di poesie, un libro yankee. Ne parla così: «è il poema essenzialmente moderno, questo, della ricerca, dell’insufficienza d’ogni schema, del bisogno insieme individuale e collettivo. Il rimpianto di un bambino, morto di tetano giocando, assurge alla stessa importanza cosmica dell’estasi di uno studioso che ha passata la vita ad adorare terra e cielo».

Trattasi di Antologia di Spoon River, manifesto della poesia statunitense. Nasce all’ombra di Atene, prendendo ispirazione dagli epitaffi greci, senza mai lasciare andare, però, il tipico “Furore americano”, orizzonte del mondo. Siamo in una lirica fatta di nomi, storie, sketch. Tutto è fisico, quotidiano. E sono piccoli, i fatti che incrinano un destino.

Lana Del Rey in questa raccolta di poesie, che poi non è soltanto una raccolta di poesie, attinge a piene mani dalla lezione di Edgar Lee Masters.
VIOLET e altre poesie è un diario intimo, un insieme di fotografie analogiche, il post-it sulla porta di casa pronto a ricordarci cosa è importante portare con noi. È una lunga lettera scritta a macchina, un album di canzoni, l’incedere dei passi di una solitudine e di tutti i nostri uomini e le nostre donne. È il rumore di un’auto che attraversa l’asfalto, mentre siamo circondati da chiome piene di luce. È il buio della notte, gli scampoli di un cielo che sopravvive alle linee dell’alta tensione.

Violet e altre poesie
Violet e altre poesie Di Lana Del Rey;

Il primo libro di Lana Del Rey lascia senza fiato e consolida la sua fama di «scrittrice fondamentale del suo tempo» (The Atlantic). Questa bellissima edizione raccoglie i fogli scritti a macchina da Lana accanto a sue fotografie originali. Il risultato è un paesaggio poetico straordinario, che riflette il vero spirito della sua creatrice.

La cantante non si dice mai, non si chiama mai, se non attraverso le storie degli altri, i nomi degli altri. Eppure, tutto evoca lei: a cucire le parole tra loro è la sua ricerca di appartenenza, una ricerca spasmodica e disperata, una ricerca intima e universale, spaventosa e bellissima. 

LA. Sono una sognatrice ma non sono di nessun luogo, chi sono io per sognare? LA! Sono patetica ma lo sei anche tu. Posso tornare a casa, ora?

Così, le città si alternano alle figure femminili e le figure femminili si alternano all’Io narrante, i personaggi si scambiano con Lana stessa. È un gioco di nomi, un gioco di doppi, un gioco di specchi. Così, Violet, «7 anni e dei denti di leone stretti nelle mani, inarcata come un ponte in una verticale crollata», è la bambina dentro Lana, la fanciulla che è stata e che ha perduto.

E Sylvia, Sylvia è una lettera, un monito. «Resta sui tuoi passi Sylvia Plath, non perderti come loro» le dice. E lo dice a sé stessa. «O forse dovrei soltanto starmene qui, ora. In cucina. I piedi nudi sul linoleum. Annoiata, sì – ma non infelice. Mentre l’acqua bolle e io taglio verdure che più tardi metterò a stufare». È una donna che si guarda da fuori e cambia il finale della storia, sceglie il finale della storia. Per sé e per tutte le altre. E cerca di scegliere anche a chi appartenere, persino quando fa male.

E adesso la mia più grande battaglia sarà questa melodia slegata nel cuore, nata dal non averti più accanto. Chiudere la porta sul passato e fare un passo a occhi chiusi, nell’abisso, senza meta. L’unica bussola rimasta: andare avanti

La poesia è per Lana una casa, un rifugio, il luogo a cui tornare. Il modo di scrivere più vicino alla costruzione del futuro. «Ma alla fine non ho di che piangere. Non stasera alle 7.27. Da mesi non mi sento tanto a un soffio dal paradiso, sulle colline di Benedict Canyon».
La natura e l’arte sono gli altari dell’appartenenza, di una ricerca che non smette e non può smettere: è connessione con il tutto. «Io – in piedi sulla terrazza a immaginare in quale fase del tramonto sia il cielo, e riflettere su come vadano i Dodgers, e poi prendere il telefono per chiamare un amico di altri tempi».
Nelle piccole cose, che segnano il destino. «La mia vita è la mia poesia».

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