Quando prendo in mano un libro di scienze in genere so già quello che cerco, e l’effetto è sempre lo stesso: serve a collocarmi in parte di qualcosa di complesso, più grande, mi ridimensiona e mi fa sentire speciale al contempo. Inoltre, è l’opportunità di imparare termini affascinanti da usare durante gli aperitivi per darmi un tono: «Tipico atteggiamento omeostatico da organismo monocellulare!», posso dire sussultando le spalle per poi appiccicare le labbra alla cannuccia e tirare una lunga sorsata di spritz.
“Omeostasi” è la parola che ho imparato questa volta e, anche se non conduco una vita che mi permetta di utilizzarla così frequentemente, conoscerla è stato illuminante. Si tratta del processo che regola i parametri fisiologici e gli equilibri chimici che consentono di realizzare l’obiettivo principale di qualsiasi organismo vivente: esistere.
La ricerca di Damasio trova in queste pagine la sua sintesi perfetta: con una prosa incalzante e mai banale, in "Sentire e conoscere" si analizza quella intelligenza biologica che ha permesso la nostra evoluzione. Ma se il nostro sembra un punto d'arrivo, Damasio invita a riflettere sulle prospettive che la nostra interdipendenza con i fenomeni biologici può aprire.
A tutti gli effetti, è proprio di esistenza che Antonio Damasio parla in Sentire e conoscere. O meglio, degli aspetti biologici che la riguardano. E ancora meglio, del patrimonio biologico che ha dato a noi esseri umani (ultimi approdati tra gli organismi che popolano la Terra) la possibilità di sviluppare una mente cosciente con capacità di apprendimento, memoria, logica, linguaggio e inventiva e che ci ha permesso di… dominare il pianeta e riplasmarlo presuntuosamente per le nostre necessità.
Ma come ci siamo arrivati?
Organismi semplici come i batteri, privi di mente e coscienza, regolano la propria vita da miliardi di anni proprio secondo le regole dell’omeostasi. Noi, che siamo organismi complessi, «siamo governati da due tipi di intelligenze che fanno ricorso a due tipi di cognizione. La prima basata su ragionamento e creatività. L’altra è l’omeostasi» (Proprio come nei batteri!).
Damasio scompone la nostra complessità e ci spiega cosa ci rende esseri umani, analizzando uno ad uno gli elementi che ci fanno unici.
Piacere e dolore, benessere e malessere, felicità e tristezza sono percezioni veicolate dal nostro cervello sulla base dei meccanismi che arrivano dal nostro sistema nervoso. I sentimenti non sono semplici percezioni del corpo, ma segnali ibridi connessi contemporaneamente a corpo e cervello.
Proviamo sentimenti e ragioniamo, o facciamo entrambe le cose. Per questo non ci comportiamo in maniera equanime nei confronti degli altri esseri umani
Il sistema nervoso contribuisce alla costruzione di immagini che, una volta memorizzate, diventano conoscenza. La successiva manipolazione di questa conoscenza consente la riflessione, la pianificazione, il ragionamento e quindi la creazione di risposte e idee. Nell’evoluzione biologica, sentimenti e ragionamento creativo consentirono un nuovo livello di controllo grazie al fondamentale intervento di un fattore senza precedenti: la coscienza.
Dal semplice mantenimento, il nuovo scopo, oltre alla sopravvivenza, era il benessere derivante dall’esperienza delle sue stesse creazioni intelligenti
Attraverso un processo ibrido del sentire di cervello e tessuti non neurali del resto del corpo, la coscienza rende possibili le esperienze mentali; a seconda del grado di intelletto e creatività, essa amplia il campo d’azione degli organismi che la possiedono: «Possono affrontare una più ampia varietà di ostacoli e hanno maggiori probabilità di superarli. La coscienza espande il loro habitat».
La coscienza dà percezione di sé, la consapevolezza che i pensieri elaborati dalla mente siano dell’organismo vivente che li genera: «Il segreto della coscienza è di raccogliere conoscenza ed esibirla come un certificato di identità della mente».
Da qui Damasio analizza la base dei sentimenti, l’attenzione, l’universo dell’affetto, la creatività e tutti gli strumenti che hanno contribuito allo sviluppo della graduale autonomia conquistata dagli esseri umani. E lo fa col duplice intento di farci comprendere il debito biologico che abbiamo nei confronti delle creature non umane e riconoscere la necessaria interdipendenza che abbiamo con esse.
La capacità degli organismi semplici di esistere da molto tempo prima di noi ha consentito la configurazione di quell’intelligenza esplicita che è nel nostro cervello. Nella prospettiva dei fenomeni biologici che ci hanno preceduto, è a loro che dobbiamo il nostro passaggio da «semplici esseri» a «esseri capaci di sentire e conoscere».
Non siamo soli. E prenderne coscienza potrebbe aiutarci ad affrontare le catastrofi con le quali ci stiamo confrontando e adottare le scelte più sagge per il futuro del pianeta. E con esso, il nostro.
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