Storia dei miei soldi di Melissa Panarello è tra i dodici finalisti della LXXVIII edizione del Premio Strega. Edito da Bompiani e candidato da Nadia Terranova, il romanzo racconta di una scrittrice che da giovanissima esordisce con quello che diventa un caso letterario, mentre adesso - vent’anni dopo - si ritrova con poca voglia di scrivere e una vita ovattata ma felice. Poi arriva Clara T.
A raccontarci questa storia è una scrittrice, resa famosa quando era molto giovane da un audace romanzo nel quale metteva in scena sé stessa. Adesso è una donna adulta, ha costruito una famiglia e le sembra di avere compreso che scrivere per lei è stato il frutto di un’urgenza ora sopita.
Il romanzo è la storia di Clara T., la donna che ha interpretato la scrittrice nel film tratto da uno dei suoi libri. Un dialogo - anche se di fatto è quasi sempre Clara T. a parlare - tra le due per permettere a Clara T. di raccontarsi e, come dice più volte, non c’è altro modo di raccontarsi se non attraverso i soldi.
Ti porto i miei estratti conto. Altro che romanzi, è lì che trovi le storie della gente. È così che conosci le persone, da cosa scappano e da cosa si sono fatte sedurre, se vuoi conoscere il passato e il futuro di qualcuno è lì che devi guardare, lascia perdere le stelle, le carte, le linee della mano. Fidati delle loro tasche
Storia dei miei soldi, infatti, ha un terzo protagonista: i soldi, appunto. Dall’inizio - con una narrazione che non ha bisogno di farsi aspettare, a suo agio nel rivelarsi - è lo strumento oggettivo per spiegare le persone e le persone con le persone. Tutto può essere letto attraverso il denaro. Così il romanzo diventa una sentenza: ogni persona, ogni rapporto, ogni sentimento è monetizzabile.
Clara T. è stata monetizzata, sfruttata finché in grado di fruttare e poi abbandonata quando altri hanno deciso che non era più capace di dare alcunché. Abituati a concepire tutto come bene di consumo, si finisce per considerare fruibili e acquistabili anche le persone e, come il libro dimostra più spesso, è una considerazione automatica se quella persona è donna.
Non avevo più nulla da darle, non le servivo più a niente
La Panarello ci racconta una storia facendoci capire che non si può parlare di soldi senza parlare anche di vergogna. Tra le pagine è evidente un senso di pudore legato allo spendere, al possedere, ma soprattutto al non possedere. Un sentimento talmente forte da generare il contemporaneo peccato capitale, ciò che giustifica l’abbandono dell’altro: il debito.
Forse è proprio per la vergogna che questo libro ti rimane addosso: perché ci si vergogna a leggerlo, mette in crisi il nostro candore borghese. Clara T. mette a disagio perché è una donna che parla sempre di soldi e ti spiega tutto con i soldi: il rapporto con la madre, col padre, col fratello, coi suoi partner, col figlio. Niente di ciò che spiega Clara T. prescinde da un conto corrente. E lo fa con una voce ironica, con la malinconia della fallita ma, soprattutto, è l’unico personaggio che lo fa senza imbarazzi.
Era una di quelle persone per cui è più importante dire una non necessaria verità che una necessaria bugia
Un’assenza di vergogna necessaria per avere il coraggio di raccontarsi dopo essere stata sempre raccontata. Se si può dire che Clara T. sia un personaggio schietto, con altrettanta schiettezza vengono gestiti i rapporti. La scrittrice capisce in fretta che Clara T. è un problema: è troppo triste e troppo sincera. E quando si incontrano persone così - ormai si capisce il senso del libro - se ne paga il prezzo. Persone del genere non si trattano come malati, ma come malattia. E Clara T. è la testimonianza delle verità più tristi dell’oggi: non esistiamo senza soldi.
Si parla del confine tra fiction e non fiction di quest’opera. Ma cosa importa? Storia dei miei soldi è un libro che ti colpisce per la sua onestà, per un tono confidenziale che mantiene una poetica letteraria. È una di quelle storie che è vera a prescindere. È un libro che affronta una questione primaria, contemporanea, con una storia che ti obbliga all’ultima pagina. Melissa Panarello ha scritto qualcosa di importante e questo libro rimarrà, con o senza premio.
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