Una storia di storie, e mentre la scrivevo e la scrivo, il dubbio continuo su cosa stessi e stia facendo, se stessi scrivendo una biografia (spero non un’agiografia), una testimonianza, un mémoir o un récit
Un tram attraversa Lisbona. L’io-narrante, Roberto Ferrucci in persona, cerca la tomba di un amico, un maestro, e lo ricorda. Siamo al Cemitério dos Prazeres, dove sono conservate le ceneri di Antonio Tabucchi. La visita si è appena conclusa, sta per iniziare il viaggio del tram 28. E nonostante l’assenza, Tabucchi rimane presente per tutto il viaggio.
Le fermate del tram non sono soltanto quelle materiali, fisiche, dove scendono e salgono le persone. Il tram attraversa la città, ma fa da sfondo alle fermate mentali di Roberto Ferrucci che spesso sospende la descrizione della realtà circostante per ritornare agli incontri con Tabucchi, ai suoi libri, alle sue parole.
Tutto ha inizio a Lisbona. Il tram numero 28 conduce l'io narrante e la sua compagna al cimitero dove sono custodite le ceneri dello scrittore italiano Antonio Tabucchi. Lasciano un biglietto sulla sua tomba, ed è il pretesto per ritornare sul corso di una storia di amicizia.
È un viaggio di scavo nel passato, nella memoria, alla ricerca dei gesti e delle pacche sulla spalla di un amico che non c’è più, di un amico che manca. Ma sono due, in realtà, gli amici ormai assenti. Oltre ad Antonio Tabucchi, Ferrucci ricorda anche un loro amico comune, un altro grande scrittore: Daniele del Giudice.
La narrazione procede tra i luoghi, gli incontri del passato e le reali fermate del tram, tra le persone che parlano in portoghese, la compagna dell’autore che intanto lo sostiene, lo tira, lo accarezza. Il fulcro, però, è la scrittura e il senso della scrittura. Perché scrivere?
La memoria è piena di buchi, è fatta di detriti, e allora chissà quanti buchi e di quanti detriti sarà fatto questo libro che ho appena cominciato a scrivere
Tabucchi guida Ferrucci stesso, non abituato a nascondersi dietro a personaggi altri, e il lettore, attraverso la sua città d’adozione: Lisbona. E lo fa con brevi estratti dei suoi libri, incastonati nella narrazione e allo stesso tempo motore, fonte inesauribile di racconti, esperienze, storie.
Perché, poi, anche la storia della nostra amicizia, è accaduta, non semplicemente iniziata né, tantomeno, finita
Questo è Storie che accadono di Roberto Ferrucci: il continuo sovrapporsi di un viaggio fisico e mentale, di materia e ricordo, alla ricerca di un ennesimo incontro con i suoi amici-maestri più importanti: Antonio Tabucchi e Daniele del Giudice. Un libro scritto con l’affetto di una persona a cui manca qualcuno, a cui manca un’amicizia che no, non è mai finita.
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