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Sunset Park di Paul Auster

Non fosse per la ragazza, probabilmente mollerebbe prima di fine mese. (...) ne ha abbastanza del sole della Florida - che adesso, dopo lungo studio, ritiene più dannoso che utile per l'anima. Secondo lui è un sole machiavellico, un sole ipocrita, e la luce che irradia non illumina le cose, ma le oscura. (...) È tutto brillii e luccichii, ma non reca sostanza, né tranquillità, né tregua. Però è sotto questo sole che ha visto per la prima volta la ragazza, e dato che non sa convincersi a rinunciare a lei continua a far buon viso e a cercare di riconciliarsi con il sole

Attraverso una narrazione round-robin, Paul Auster esplora l’identità umana, l’angoscia esistenziale, i concetti di casa e di famiglia. Sunset Park (Einaudi)è un romanzo di personaggi danneggiati e per questo inaccessibili gli uni agli altri. Nessuno può conquistare veramente l’altro fino a quando non riparerà la rottura che persiste dentro se stesso.

Sunset Park
Sunset Park Di Paul Auster;

La gioventú e il caso, il cinema e il sesso, New York e la scrittura, le ambizioni e il rimorso, la morte ma soprattutto la vita. Miles Heller ha ventotto anni e vive in Florida. Ha poco, eppure ha tutto: l'amore di un'adorabile ragazza, la passione trasmessagli dal padre per il baseball, e i libri.

Per lunghi tratti Sunset Park potrebbe sembrare un racconto collettivo, quando il ruolo di protagonista di cui è investito Miles Heller declina in favore di altri personaggi. Paul Auster con la figura di Miles Heller mette in scena un Caino "ramingo e fuggiasco sulla terra" (così recitano le Sacre Scritture). Ma non per volontà di un padre arrabbiato bensì per sua scelta. È un esilio voluto, cercato, il suo. Famiglia benestante, sempre ottimi voti a scuola, una carriera universitaria sul punto di decollare. Poi una tragedia irrisolta e la voglia di atterrare in un dolce e consolatorio oblio.

Miles per sette anni taglia i rapporti con la famiglia, sbarca il lunario con piccoli lavoretti, ultimo dei quali il fotografo di case abbandonate in Florida per una ditta di sgomberi. Scatta foto di libri, scarpe e dipinti a olio, pianoforti e tostapane, bambole, servizi da tè e calzini sporchi, televisori e giochi da tavolo, abiti da sera e racchette da tennis, divani, biancheria di seta, resti di vita, laddove si respira il lezzo della sconfitta per qualcosa di interrotto che non si è riusciti a portare a termine. Non puoi più pagare il mutuo, sei in mezzo a una strada e la banca rimette in vendita la tua casa.

Miles Heller punta le fiches che gli sono rimaste in tasca su Pilar Sanchez, una ragazza cubana di sedici anni, se ne innamora, ne diventa il pigmalione intellettuale, coltiva le ambizioni di lei, la spinge verso traguardi universitari. Ma Pilar è minorenne e a causa di questo amore fuorilegge Miles è costretto a rifugiarsi a Sunset Park, un quartiere situato nella parte occidentale di New York, la sua città. Il nostos di Miles. A Sunset Park condivide una casa occupata con altri tre squatter, Bing Nathan, amico dai tempi della scuola e le sue amiche Alice Bergstrom e Ellen Brice. Bing Nathan ha aperto un negozio di riparazioni, si chiama "l’Ospedale delle cose rotte". Ripara vecchie macchine da scrivere, orologi, giocattoli a molla, giradischi. Il negozio è una palese metafora della casa occupata a Sunset Park: per Miles e gli altri attori della storia un’occasione per cercare riparo e forse riparazione ai propri strappi.

Paul Auster racconta una New York in cui è difficile avvertire il senso del futuro e di speranza, in cui è difficile sopravvivere alla crisi economica. Il riff che suona ostinato per tutta la lunghezza del libro sembra essere "cos'è la casa oggi?". Tutti i personaggi del romanzo hanno visto almeno una volta nella vita il film I migliori anni della nostra vita, diretto nel 1946 da William Wyler. Siamo tutti potenziali reduci di una guerra o tragedia, davanti a un bivio: credere che ogni cosa tornerà come prima o perdersi, straniati nella realtà. Paul Auster ci lascia in fuga, in un taxi, in cerca di risposte.

 

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Conosci l'autore

Paul Auster è stato uno scrittore, sceneggiatore e regista statunitense. Nato da genitori ebrei originari dell’Europa orientale (il nonno paterno era emigrato nel 1901 dalla città ucraina Ivano-Frankivsk), dopo aver studiato alla Columbia University, nel 1970 si era spostato a Parigi dove aveva lavorato come traduttore fino al ritorno a New York nel 1974. L'esordio come scrittore era avvenuto - dopo diversi insuccessi e il divorzio dalla prima moglie, la scrittrice Lydia Davis - con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (composta dai romanzi Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story. Seguirono i romanzi Il paese delle ultime cose (1988), Il palazzo della luna (1989), La musica del caso (1991, dal quale Philip Haas trasse un film nel 1993), Leviatano (1992), Mr. Vertigo (1994) e Timbuctù (1998). Raccolte di racconti sono Il taccuino rosso (1995) ed Esperimento di verità (2001). Auster ha firmato con Wayne Wang la regia di Smoke (1995) e di Blue in the Face (1995), dei quali aveva scritto anche la sceneggiatura; nel 1998 ha diretto Lulu on the Bridge, interpretato da Willem Dafoe e Harvey Keitel, dove appare la figlia Sophie. Ricordiamo poi Viaggi nello scriptorium e Uomo nel buio (2008), La vita interiore di Martin Frost, Invisibile (2009), Sunset Park (2010), Diario d'inverno (2012), Notizie dall'interno (2013), Follie di Brooklyn (2014), 4321 (2017), Una vita in parole (2019), 4 3 2 1 (2019) e Baumgartner (2023). In Italia le sue opere sono pubblicate da Einaudi.Paul Auster è morto nel 2024 dopo una lunga malattia e faticose terapie per il cancro. «Vivere con qualcuno che ha il cancro e viene bombardato con la chemioterapia e l’immunoterapia è un’avventura di vicinanza e separazione» aveva scritto la moglie Siri Hustvedt - scrittrice e studiosa di psicoanalisi, con la quale viveva a Brooklyn dal 1981 -, su Instagram annunciando ai lettori e al mondo la malattia del marito.

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