È la sera dell’11 febbraio 2013.
Enrica, madre separata che si barcamena fra due figli e mille incombenze domestiche e lavorative, si trova sdraiata sul suo “letto matrimoniale senza matrimonio” quando all’improvviso al telegiornale sente annunciare una notizia che ha dell’incredibile: il papa si è dimesso.
E non perché è affetto da qualche malattia incurabile o sente di aver perso la propria fede, no. È, semplicemente, stanco.
Siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero "scrollano" pagine social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere all'ultima mail... quelli che, per riposarsi, si devono concentrare.
Dopotutto, riflette Enrica Tesio, anche Dio si riposa dopo aver creato il mondo, così come si riposa Ercole dopo le sue dodici immani fatiche.
Allora perché al giorno d’oggi ci si sente così in colpa se si contrae la malattia del secolo, la stanchezza?
I multistanchi erano e sono quelli che alla domanda “Come stai?” non rispondono “bene”, “male” o “così così”, rispondono in coro “stanchi”, ma più spesso “esauriti”, “esausti”. E nessuno ha qualcosa da opinare, perché la stanchezza è socialmente accettata, un effetto collaterale di una vita degna di dirsi tale. La depressione, la tristezza, l’apatia sono pieghe di questi nostri tempi stropicciati, ma sono appunto pieghe, risvolti da eliminare o nascondere. La stanchezza invece si può esibire
In una società in cui la produttività è la regola e il tempo libero deve essere sfruttato appieno per apprendere una nuova lingua, prepararci alla prova costume, panificare neanche fossimo Damiano Carrara, coltivare un hobby e restare al passo con le ultime novità televisive, in Tutta la stanchezza del mondo la giornalista Enrica Tesio rivendica il diritto a riposarsi e basta.
In un tagliente tour de force in dodici tappe – tante quante le fatiche di Ercole – l’autrice ci regala la sua visione sardonica e frizzante delle dodici teste dell’Idra della nostra contemporaneità: si passa dai compiti delle vacanze dei figli alle mail di lavoro ricevute fuori dall’orario di lavoro, passando per chat, social, sesso, file infinite e lavastoviglie da svuotare.
L’ultimo libro di Enrica Tesio si presenta fin dalle sue prime pagine come un originale pastiche che unisce autobiografia e satira sociale, travolgendo il lettore con una forte carica autoironica che compensa la scelta della tematica. Elencare le tante piccole infelicità a cui può andare incontro una madre lavoratrice poteva infatti essere un’arma a doppio taglio e Tutta la stanchezza del mondo correva il rischio di trasformarsi in un cahiers de doléances, ovvero in quella singolare lista di lamentele che nella Francia prerivoluzionaria il popolo era solito presentare al sovrano.
Enrica Tesio riesce tuttavia a mantenere intatta la propria cifra distintiva: un’incrollabile fiducia che tutto, prima o poi, si risolva per il meglio, quindi tanto vale riderci su.
Un’unica raccomandazione: stasera, quando tornate a casa, date una carezza a un adulto stanco e ditegli da parte mia questa è la carezza dell’ex papa
Perché alla fine la cura migliore, se si viene travolti da tutta la stanchezza del mondo, è provare a trattare noi stessi con la stessa affettuosa indulgenza con cui tratteremmo gli altri.
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I libri di Enrica Tesio
Di
| Bompiani, 2022Di
| Mondadori, 2017Di
| Bompiani, 2017Conosci l'autrice
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