Nelle pagine di Ucraina senza ebrei (Adelphi) Grossman cerca di trovare una spiegazione allo spietato eccidio degli ebrei in Ucraina.
Dove sono gli ebrei che vivevano in Ucraina? Dove sono le centinaia di migliaia di vecchie e bambini, dov’è il milione di ebrei che tre anni fa viveva e lavorava su questa terra in pace e armonia con gli ucraini? Hanno ucciso un popolo, lo hanno calpestato
In queste pagine intime, Grossman ragiona sui motivi che possono aver spinto l’uomo a tanta spietatezza, chiedendosi perché distruggere vite, così tante vite?
Perché proprio il popolo ebraico?
Cosa c’è alla base dell’antisemitismo?
Sono domande a cui non è semplice dare una risposta: è troppo difficile pensare a come degli uomini siano stati capaci di uccidere in modo organizzato e sistematico un intero popolo. Grossman prova in maniera lucida a individuare le radici dello sterminio degli ebrei, utilizzando per farlo una scrittura molto diretta.
Quando nel 1943, dopo due anni di occupazione tedesca, Vasilij Grossman entra al seguito dell’Armata Rossa nei territori liberati dell’Ucraina orientale, a colpirlo non sono tanto la distruzione e la sofferenza che la furia nazista si è lasciata alle spalle, ma « la pace e il silenzio della morte » che regnano ovunque. Soprattutto, è il silenzio – « più spaventoso delle lacrime e delle maledizioni ... più spaventoso dei gemiti e dei lamenti laceranti » – di un intero popolo.
Quiete e silenzio regnano sulla terra ucraina. È il silenzio della morte, è un silenzio ancora più tremendo delle lacrime e dei lamenti, è un silenzio che riesce a fare molto più rumore delle parole. È un silenzio verso il quale Grossman e tutti noi non possiamo rimanere indifferenti, indulgenti e superficiali.
Se un grido lancinante si staccasse da quelle centinaia di migliaia di labbra piene di terra, l’Universo intero tremerebbe
Ucraina senza ebrei venne scritto nel 1943, quando Grossman si trovava al fronte in qualità di corrispondente di guerra. Proprio in quel periodo era stato mandato nelle familiari terre dell’Ucraina orientale, a cui erano legati i ricordi della sua infanzia vissuta tra Kiev e Berdičev. Qui viene a contatto con la dura realtà della sconvolgente portata dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. L’aver visto con i propri occhi villaggi bruciati, interi quartieri distrutti e terre desolate rende ancora più vivide e potenti le sue parole.
Nonostante Grossman abbia vissuto in quest’epoca feroce e tremenda, non scade in una critica spietata e si spinge addirittura a ricercare anche nella violenza estrema “l’umano nell’uomo”. Grossman è certo che la guerra finirà e a trionfare saranno gli uomini e le donne onesti.
La vera vittoria non significherà rispondere all’eccidio di un popolo con l’eccidio di un altro popolo ma consisterà nel portare i tedeschi a riconoscere l’errore della loro ideologia e ad abbandonare l’idea del suprematismo, sostituendola con una visione consapevole di uguaglianza universale.
Le milioni di vittime ebraiche che giacciono nella terra ucraina non potranno ritornare in vita, ma Grossman vuole fare in modo che il rumore del loro silenzio continui a farsi sentire.
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