È dall’intervista a Titti Marrone che vogliamo far partire la nostra riflessione sulla guerra. Il libro da lei consigliato è Stalingrado, di Vasilij Grossman, pubblicato il 4 aprile per Adelphi. L’autrice parla di queste pagine come di un luogo dove ritrovare un’importante notazione sulla guerra, che è necessario riconsiderare alla luce dei recenti fatti.
Ad un certo punto della storia raccontata da Grossman, una dottoressa si trova costretta ad amputare una gamba. In casi come quelli, spiega, le soluzioni sono due: o si amputa o non si amputa. È da questo episodio che Grossman introduce una riflessione sulla verità, arrivando a spiegare che ne esiste una sola: quando si tratta di agire la verità è unica. Titti Marrone consiglia di leggere questo libro e riflettere a partire dalle sue pagine, per comprendere la complessità della situazione in cui viviamo.
Il 29 aprile del 1942, in un tripudio di bandiere tedesche e italiane, alla stazione di Salisburgo arrivò il treno del dittatore dell’Italia fascista Benito Mussolini.
È così che inizia Stalingrado, di Vasilij Grossman, pubblicato il 4 aprile per Adelphi e schizzato in cima alle classifiche.
Specchio del mondo in cui viviamo, le classifiche hanno visto nelle ultime settimane tra i libri più venduti proprio Stalingrado e La Russia di Putin, di Anna Politkovskaja. Sicuramente complice la situazione geopolitica internazionale che vede protagoniste Russia e Ucraina, i due libri hanno saputo parlare a molti lettori. Vediamo perché.
Immergendoci nelle prime pagine di Stalingrado proviamo la sensazione che un’ambientazione storica sia in realtà molto attuale. Se il libro di Grossman racconta della più mortifera sconfitta dell’asse tedesco/italiano durante il secondo conflitto mondiale, questa tragedia lontana e l’impressione del suo non finire ci sembrano riga dopo riga sempre più familiari, tanto da coincidere con situazioni odierne.
Solamente ora tradotto in italiano da Claudia Zonghetti, ma pubblicato nel 1952 con un titolo non voluto dall’autore, Per una giusta causa, oggi Stalingrado, è la prima parte di Vita e destino, concluso nel 1960. Grossman, con il suo romanzo, ha avuto la capacità di farci conoscere la guerra non attraverso le immagini che stiamo ricevendo da social e telegiornali, ma attraverso la storia scritta da un grande reporter. È con la sua straordinaria tecnica romanzesca che emerge la sua sicurezza nel descrivere sia le figure di grandi dittatori, sia gli orrori di una guerra molto simile a quella che stiamo vivendo.
È la guerra ad essere il centro indiscusso del libro. Una guerra collettiva, una sorte toccata a tanti singoli, le cui biografie individuali Grossman riesce a legare e unire all'interno della Storia. E se in quegli orrori bellici noi ci ritroviamo è perché capire la Storia e saperla raccontare significa empatia. Grossman è riuscito a empatizzare con gerarchi nazisti e armate sovietiche, riuscendo a esplorare la guerra che, come purtroppo abbiamo imparato a capire vivendola, mette in risalto ciò che conta, rispetto a ciò che invece non vale molto.
Se in molti hanno paragonato Stalingrado a Guerra e pace, è necessario sottolineare il tono con cui i due autori si sono approcciati alla materia guerra, un tono che è stato forse uno dei fattori che hanno spinto Grossman in cima alle classifiche. Se Tolstoj, infatti, era stato sintetico, abbracciato una visione universale e, nel suo, era stato solare, Grossman è analitico e tenebroso. È forse questo suo scandagliare la realtà guerra, questo suo non perdersi nei dettagli, questa sua empatia che coglie ogni singola particolarità che ci pone di fronte un individuo. E questo individuo è proprio la guerra che vive tra le pagine del libro.
Dicono che la grande letteratura si riconosca perché è in grado di portarci dal passato al presente senza che noi ne abbiamo coscienza, tanto che questo passaggio non dura nemmeno il tempo di un giorno. E così accade per Stalingrado: è come leggere il nostro presente. Tra le riflessioni dell’autore, le sue meditazioni sul male e sulla distruzione che esso porta, Grossman sembra anche celebrare la vita. Lo fa negli individui vivi, in Vavilov, nella postina, nei soldati.
Quando Pëtr Vavilov, un giorno del 1942, vede la giovane postina attraversare la strada con un foglio in mano, puntando dritto verso casa sua, sente una stretta al cuore. Vavilov guarda già con rimpianto alla sua isba e alla sua vita, pur durissima, e con angoscia al distacco dalla moglie e dai figli.
Non è solo la sua storia che racconta di un passato ormai presente che ci affascina come lettori, ma è anche la credenza di Grossman e di altri autori, come Svetlana Aleksievic, che gli esseri umani siano più grandi delle guerre. In ogni individuo e in ogni racconto della sua vita emerge grande umanità. Ed è forse questo l’elemento che più ci fa sentire vicini al testo, che più ci fa dire lo conosco.
Se si parla di conoscenza, conoscenza della Russia di Putin, è necessario anche avvicinarsi a un altro testo, in precedenza citato, che sta avendo grande successo in questi ultimi giorni. È La Russia di Putin, di Anna Politkovskaja, scritto prima di essere uccisa nel 2006.
Anche le sue riflessioni, seppur di anni fa, aiutano a comprendere la situazione che Russia e Ucraina stanno vivendo in questo momento. La giornalista, uccisa in una vera e propria esecuzione davanti alla porta di casa nel giorno del compleanno di Putin, racconta nel suo libro il disastro dell’esercito russo che ha trasformato le armate in una zona dove la violenza impunita regna sovrana. Come per Grossman, anche per la Politkoskaja il racconto del passato sembra raccontare il presente, spiegando cosa sta accadendo oggi nel nuovo conflitto.
Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia.
Libri per spiegare e per capire la quotidianità, quindi, tra i più venduti e amati. Amati non unicamente da persone adulte, ma anche dalla Generazione Z che ha iniziato a condividere in massa su TikTok questi testi. Un fenomeno interessante che tanto sa dirci sul mondo in cui viviamo: da un presente che forse era già scritto nelle pagine del passato a nuove generazioni che vogliono capire ciò che stanno vivendo. È forse questa una forma di quell’empatia usata da Grossman per capire e raccontare la storia?
Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Bompiani, 2018Di
| Feltrinelli, 2020Di
| Baldini + Castoldi, 2022Di
| Oblomov Edizioni, 2021Di
| Neri Pozza, 2022Le altre news
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