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Un mondo senza confini di William Atkins

Quando si pensa al deserto, di solito si immagina una vasta distesa di sabbia, immersa nell’immobilità e nel silenzio, arida di acqua come di vita. Il pluripremiato giornalista britannico William Atkins ci dimostra quanto sia limitata questa concezione in Un mondo senza confini. Viaggi in luoghi deserti, pubblicato per la prima volta nel 2018 e adesso disponibile nella traduzione italiana di Francesco Francis per Adelphi.

La sabbia non è soltanto sabbia, ma per il viaggiatore del deserto è un elemento mobile e impulsivo quanto l’acqua

Tra memoir e saggio, la raccolta contiene sette viaggi nelle regioni desertiche più remote ai quattro angoli del pianeta: il Quarto Vuoto in Oman, il Gran Deserto Victoria in Australia, il deserto del Gobi e il Taklamakan in Cina, l’Aralkum in Kazakistan, il deserto di Sonora e il Black Rock negli Stati Uniti e il Deserto Orientale in Egitto. Sette regioni che presentano una flora e una fauna specifiche, ma anche differenti sfide a livello socio-politico e ambientale. Il volume è arricchito da mappe delle aree, fotografie e riproduzioni di dipinti.

Un mondo senza confini. Viaggi in luoghi deserti

Un terzo delle terre emerse è costituito da deserti, in gran parte desolati e inospitali. Perché un ambiente così ostile ci affascina da sempre? Quali corde profonde fa risuonare in noi il luogo metafisico per eccellenza, dove terra e cielo si confondono, dove la vita umana è appesa a un filo?

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In ogni sezione lo scrittore alterna il resoconto delle sue esperienze – fatte di profonda solitudine e di incontri con comunità native e altri viaggiatori come lui, momentanei compagni di avventura – a nozioni di geografia, storia e geologia, ripercorrendo anche i passi di esploratrici ed esploratori del passato. Con grande equilibrio Atkins restituisce la curiosità e le sensazioni personali e insieme il suo graduale approccio non tanto ai luoghi fisici, quanto alle loro problematiche: lo sfruttamento delle terre per i test nucleari in Australia, per esempio, i pericoli della desertificazione (ben diversa dalle aree naturalmente desertiche), o ancora la questione delle frontiere negli Stati Uniti. Un’ampia indagine è dedicata al ruolo tradizionale del deserto nel monachesimo cristiano, da sant’Antonio ai monasteri moderni. Non manca uno spiccato gusto del raccontare attraverso una prosa coinvolgente, anche là dove viene dato spazio a descrizioni articolate del paesaggio.

A una certa distanza mulinavano turbini di polvere. Un battito di ciglia, ed erano scomparsi. La foschia da calore faceva alzare l’orizzonte come uno spiffero la pagina di un libro. Per 80 chilometri null’altro che pianure di ghiaia, di un’aridità più implacabile persino del cuore del Quarto Vuoto

Interrogandosi sull’attrazione che da sempre esercita sull’uomo, Atkins riflette su cosa sia davvero il deserto, sulle sue tante declinazioni fin dall’antichità: santuario di ricerca del divino oppure condanna all’esilio per criminali, zona fertile di simboli e storie oppure barriera invalicabile. Dal prologo fino all’ultimo capitolo, comunque, l’autore ci ricorda che il deserto è prima di tutto quel regno in cui i confini sfumano, e chi vi transita non può far a meno di mettere in discussione certezze e principi:

Scoprii di essere attratto dall’anarchia del deserto: non solo perché lì ogni norma poteva considerarsi sospesa, ma perché, in assenza di regole e di giudizi, l’idea stessa del “bene” perdeva ogni significato

Così come la propria identità e visione del mondo:

Si può viaggiare per sfuggire a sé stessi; ma qui nel deserto, dove c’è poco altro, si è ricacciati indietro, alla propria mente, al proprio corpo, e con forza ancora maggiore

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William Atkins è un autore e giornalista inglese. Ha lavorato e scritto per The Guardian, Harper's e The New York Times. Nel 2016 ha vinto il British Library Eccles Prize. Nel 2023 esce per Adelphi, Un mondo senza confini, vincitore dello Standard Dolman Travel Writing Award.

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