Non avevo mai letto un libro di Karl Ove Knausgård, ma credo di essermi innamorata.
in Estate era l’ultima stagione che mancava alla sua personale enciclopedia scritta per la figlia e ispirata appunto alle quattro stagioni.
“Ne sono sempre più convinto, che i pensieri siano soltanto qualcosa che scorre attraverso di me, che i sentimenti e le emozioni siano soltanto qualcosa che fluisce attraverso di me…” e chiunque legga le sue parole ne è sicuro, perché scrive trascinato dal pensiero, da un filo che si forma sotto le dita, un flusso di coscienza incalzante e mai noioso, ma che richiede una certa dose di attenzione, perché Knausgård racconta tutto, anche quei dettagli considerati inutili o inesistenti dai più, in cui lui però vede il senso delle cose.
Il gran finale dell’enciclopedia personale di Karl Ove Knausgård ispirata alle quattro stagioni, illustrato appositamente dall’immenso Anselm Kiefer.
La chiarezza visiva e in termini risalta le intuizioni e le domande che si pone, che ci poniamo tutti almeno una volta. Ti porta per mano attraverso un tour della sua vita, dalla semplicità di “avere” un gatto agli istinti che ci guidano, della figlia a cui piace esprimersi “quando avvengono cose nuove, trovi divertente pronunciare le parole che le descrivono”, dei libri da leggere o che legge per la figlia, delle parti da scrivere per il romanzo stesso. Spesso figli e genitori non si conoscono davvero, non sanno quali ragionamenti stanno dietro a determinate scelte o azioni, ma i suoi figli avranno modo di entrare nella sua testa, di sentirsi vicini come sarebbe difficile o impossibile in altre situazioni.
Questa moderna enciclopedia è composta da racconti brevi su elementi legati all’estate, Irrigatori, Campeggi, Pantaloncini, Lumache, intervallati dal Diario di Giugno e Diario di Luglio, in cui mischia istantanee di vita quotidiana, analizzate nel minimo dettaglio, con pensieri filosofici, esistenziali, arricchendo così le parti del diario di maggiore significato, perché quando scrive “e l’imponente castagno che per tutto il giorno non ha fatto altro che oscillare avanti e indietro, su e giù, e ricorda un insieme di barche ormeggiate in balia del mare agitato” non rimane solo questa immagine poetica ma ricorderai il capitolo sul castagno e allora vedrai tutto in modo diverso.
Che tipo di fenomeno è vedere senza vedere? Probabilmente deriva dal fatto che ciò che si vede non rimane impresso. Ma quello che vediamo per davvero a cosa si fissa? Diciamo che qualcosa ha significato, come se il significato fosse un dono che riceviamo, invece, credo, in realtà si tratta proprio dell’inverso, siamo noi che diamo senso a ciò che vediamo. E a questo castagno che sto guardando mentre scrivo, non l’avevo dato. C’era, e lo sapevo, non me lo trovavo di colpo davanti mentre mi spostavo da una casa all’altra, ma per me non aveva nessun significato, quindi nessuna esistenza reale
Cambiare spaventa ma in fondo affrontiamo tutti gli stessi cambiamenti e leggendo queste pagine mi sono sentita capita, rassicurata e ispirata. Come Knausgård nel leggere Bambini nel tempo di McEwan “…quando tutte queste sensazioni vaghe che prima non ero in grado di riconoscere erano confluite nella forma di questo romanzo permettendomi di vederle dall’esterno, come qualcosa di oggettivamente esistente nel mondo.”
Le recensioni della settimana
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente