Anniversari e Ricorrenze

Quei pasticciacci straordinari di Gadda

Illustrazione di Benedetta Filetta, 2023, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Illustrazione di Benedetta Filetta, 2023, studentessa del Liceo Artistico A. Volta di Pavia. Tecnica mista

Maria Luisa Spaziani, in Montale e la Volpe. Scritti autobiografici (Mondadori 2011), racconta un episodio gustoso che vede protagonisti il poeta genovese e Carlo Emilio Gadda. Invitati a cena nella sontuosa villa dei Rodocanachi ad Arenzano e trovatisi l’uno di fronte all’altro «sul lungo tavolo», il primo appare un po’ inappetente, mentre il secondo è – come al solito – affamatissimo. Fatto sta che la «faccia da Venerdì Santo» di Montale «con quella sua castità ricattatoria» costringe il povero Ingegnere a «mangiare poco o niente», anzi a fingere di fare due passi in giardino per «esigenze peristaltiche» e a raggiungere in realtà una vicina osteria dove «si fa servire una grossa fiorentina al sangue con contorno».

Peccato poi che Carlo Emilio, sbadato com’è, si dimentichi di pagare il conto, saldato infine dalla padrona di casa, Lucia Rodocanachi. La quale «giorni dopo ne parla a Gadda stesso, scusandosi se la cucina non era all’altezza della sua fame. Gadda prima ne rimane sconvolto, poi perde la calma e impelagandosi in mille scuse e giustificazioni accusa Montale di quella sua gaffe, di quella “imperdonabile tragedia”».

Questa allegra storiella ci riporta da vicino il carattere simpatico e imprevedibile del gran lombardo, a cinquant’anni esatti dalla sua scomparsa. Di siffatto scrittore, tra i più grandi del Novecento europeo, presso Adelphi sono in corso di ripubblicazione tutte le opere (le ultime, in ordine cronologico, sono Quer pasticciaccio brutto de via Merulana nella collana «Gli Adelphi» e il Giornale di guerra e di prigionia nella «Biblioteca Adelphi»). Tre sono probabilmente i libri “imperdibili” di Gadda: Eros e Priapo, il Pasticciaccio e, ovviamente, La cognizione del dolore. Sono testi caratterizzati da uno sfondo particolare, un sommerso fil rouge: il descensus ad inferos dell’Italia nel ventennio fascista. Ma andiamo con ordine.

Pubblicato nel 1967 e solo recentemente riportato alla fisionomia originaria grazie alla scoperta dell’autografo risalente al ’44-’45, Eros e Priapo è un saggio di psicopatologia delle masse a carattere freudiano, scritto tuttavia con l’inconfondibile fervore stilistico di Gadda (della continiana «funzione Gadda», un idioletto pasticciato e «caleidoscopico», scapigliato gnommero mistilingue), la cui disarmonicità stilistica à la Folengo pare già di per sé legata all’idea di un joyciano e multiforme oltretomba. Un mondo babelico e fanatizzato, virgilianamente connotato di ombre sdegnose e di «finte furie di scacarcione sifoloso», mondo al quale comunque l’Ingegnere, con puntuti riferimenti alla storiografia svetoniana e tacitiana e soprattutto con la precisa linearità topografica dell’antico, adatta la «tonitruante logorrea d’un sudicio Poffarbacco»: l’epoca del duce rappresenta così la vera e propria umana caduta della coscienza collettiva nella guazza, nella dantesca Giudecca, nella «bestiaggine» catabatica. E, mentre tenta di «notificare» l’aspetto oscuro di tale coscienza con una puntigliosa quanto esacerbata trattatistica barocca, Gadda riesce persino a intravedere sin dalle primissime pagine il barbaglio del riscatto.

La caratterizzazione acherontica è presente in maniera similare anche nelle atmosfere del Pasticciaccio, ambientato a Roma nel ’27. Il commissario Ciccio Ingravallo, originario del Molise, è chiamato a indagare su due casi, probabilmente collegati, avvenuti in pochi giorni nello stesso palazzo in via Merulana: il furto di gioielli alla contessa Menagazzi e l’omicidio di Liliana Balducci, amica di Ingravallo, della quale il commissario era segretamente innamorato. Anche qui la lingua di Gadda è un pastiche ad alta concentrazione, con una presenza forsennata di dialettismi ed espressioni gergali, talora mediate dai tecnicismi di riflessioni sociologiche che ricordano Eros e Priapo per la loro incidenza infera.

Opere evidentemente collegate fra loro, alle quali Gadda comincia a dedicarsi seppur in forma embrionale tra il ’44 e il ’45, Eros e Priapo e il Pasticciaccio presentano in sostanza l’ineludibile movimento simbolico-metaforico del riuso: il ventennio è come una discesa infernale; dopo di esso bisogna risalire. Lo segnala il vocabolario gaddiano (a proposito: si consulti il Gaddabolario, a cura di Paola Italia, Carocci), fortemente orientato alle micidiali e graveolenti atmosfere stigie: «scure», «inferno», «funeraria minaccia», «vento», «tromba d’aria», «polvere».

In egual modo, La cognizione del dolore, apparsa in lunghi stralci su «Letteratura» dal 1938 al 1941, poi in volume nel ’63 e nel ’70, ambientata nello stato del Maragadàl in un Sudamerica fantastico, è principalmente la storia del rapporto tormentato tra Gonzalo Pirobutirro e sua madre: ma anche qui in controluce si può scorgere l’ombra dell’Italia sprofondata. La cornice è, dunque, la stessa: tuttavia in uno dei capitoli più noti dell’opera, il primo della seconda parte, segnato dalla scansione anaforica dei capoversi «vagava nella casa», la madre del protagonista assume su di sé la condizione infera, sempre più sola e calata nella personale «cognizione del dolore». Aspettando lo sfarfallio della risalita.

Gadda da leggere

L' Adalgisa. Disegni milanesi

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2014

I Luigi di Francia

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2021

Norme per la redazione di un testo radiofonico

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2018

La guerra di Gadda. Lettere e immagini (1915-1919)

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2021

Divagazioni e garbuglio

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2019

Verso la Certosa

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2013

Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969)

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2013

Giornale di guerra e di prigionia. Nuova ediz.

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2023

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2023

Eros e Priapo. Ediz. originale

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2016

La cognizione del dolore

Di Carlo Emilio Gadda | Adelphi, 2019

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Carlo Emilio Gadda è stato uno scrittore italiano. Fece tutti i suoi studi a Milano, fino a quelli di ingegneria. Combattente nella prima guerra mondiale, fu fatto prigioniero e trasse da queste esperienze un Giornale di guerra e di prigionia, pubblicato più tardi (1955). Negli anni Venti svolse la professione di ingegnere, in Italia e all’estero, collaborando nel frattempo alla rivista fiorentina «Solaria», nelle cui edizioni pubblicò gran parte delle sue prime opere narrative: La Madonna dei filosofi (1931) e Il castello di Udine (1934). Da Milano, dov’era tornato a stabilirsi, si trasferì nel 1940 a Firenze, e qui risiedette quasi ininterrottamente fino al 1950. Visse da allora a Roma, dove lavorò per il terzo programma radiofonico fino al 1955. A partire dagli anni Quaranta Gadda venne pubblicando le opere che lo hanno imposto come una delle grandi personalità letterarie del Novecento italiano: L’Adalgisa. Disegni milanesi (1944), affresco satirico della borghesia meneghina agli inizi del secolo, corredato di note che svolgono un controcanto saggistico; Il primo libro delle favole (1952); Novelle dal ducato in fiamme (1953, premio Viareggio), grottesca rappresentazione dell’ultimo periodo fascista; Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957, ma già apparso su «Letteratura» nel 1946-47), un «giallo» ambientato nei primi anni del fascismo, tra satira e tragedia; i saggi, le note autobiografiche, le divagazioni, raccolte in I viaggi la morte (1958) e Le meraviglie d’Italia (1964, con sostanziali modifiche rispetto alla prima edizione del 1939); I racconti. Accoppiamenti giudiziosi 1924-58 (1963); La cognizione del dolore (1963, ma già pubblicato «a tratti» su «Letteratura», nel 1938-41), una storia sarcastica e disperata, sottilmente autobiografica, sullo sfondo di una Lombardia travestita da Sudamerica; Eros e Priapo: da furore a cenere (1967), un romanzo-saggio sul fascismo. Ha completato successivamente la bibliografia gaddiana (ricca di altre opere minori) la pubblicazione del primo romanzo scritto da Gadda, La meccanica (1970) e di altri inediti dei suoi primi anni di attività letteraria (Novella seconda, 1971; Meditazione milanese, 1974; Romanzo italiano di ignoto del Novecento, 1983). L’arte sperimentale di Gadda ha profondamente rinnovato la narrativa italiana di questo secolo attraverso l’utilizzazione di geniali miscugli di dialetti, gerghi, tecnicismi e linguaggi diversi, e un continuo, imprevedibile stravolgimento delle strutture romanzesche tradizionali. Nutrito di cultura umanistica e scientifica e di ribollenti umori, di passione morale e civile e di un personale freudismo (tutti momenti di cui si sostanzia, fra l’altro, il suo odio contro il fascismo), di sarcasmo ma anche di pietà verso l’uomo, di private angosce e di intimo interesse per gli altri, Gadda si può considerare al tempo stesso un grande scrittore sperimentale e un classico. Suoi capolavori sono considerati Quer pasticciaccio brutto de via Merulana e La cognizione del dolore. Nel Pasticciaccio, servendosi di un genere popolare, il giallo, attraverso un prodigioso impasto linguistico e stilistico (con molti omaggi al romanesco di G.G. Belli), senza scegliere tra pietà e derisione, descrive uno spazio strapieno, zeppo di sgradevoli suoni e odori, di oltraggi esistenziali, di mattane storiche, di orrori biologici che si concentrano, «inopinate catastrofi», a orchestrare la follia. Una parola chiave in molte varianti percorre il romanzo: nodo, groppo, groviglio, gomitolo, gliuommero, ossia «pasticciaccio»: un garbuglio di cause che debilita la ragione del mondo. E Gadda non poteva scegliere metafora più adatta per indicare un efferato delitto, e un luogo più idoneo − per l’ambientazione − dell’urbe capitolina, dove il male oscuro si scenografa in una realtà demenziale e feroce: il fascismo, la morte, il lenocinio, il furto, le sozzure di bestie e di uomini. Composizione a struttura tematica, giocata su una complessa tastiera stilistica, ma nella quale predomina un acceso lirismo che si condensa infine nella figura materna, La cognizione è soprattutto una tragicommedia catartica. Autobiografia appena coperta dalle suggestioni grottesche di un immaginario paese latinoamericano che svela subito la toponomastica brianzola e la proiezione dell’autore nell’hidalgo Don Gonzalo Pirobutirro, l’opera è inoltre un’atroce e beffarda confessione mitica: nelle figure agoniche del reduce e della madre, il rapporto nevrotico diventa metafora universale di pena, «il male invisibile» che investe tutte le cose. Intriso di sarcasmo e dolore, il romanzo ha tuttavia la forza trascinante della liberazione, la capacità di ribaltare in poesia i rancori e le coazioni.Fonte immagine: sito editore Garzanti

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