George Orwell, scrittore visionario

Se negli ultimi tempi vi è sembrato di vedere una proliferazione di nuove edizioni delle opere di George Orwell sugli scaffali delle librerie, non avete preso un abbaglio. Dal 1° gennaio 2021, infatti, le opere dello scrittore, saggista e giornalista britannico, di cui in questi giorni ricorrono i 120 anni dalla nascita, fanno parte del pubblico dominio. Ovvero, non sono più coperte dal diritto d’autore e possono essere pubblicate e diffuse liberamente, senza dover versare un compenso ai suoi eredi.

Un’occasione perfetta per le case editrici per tornare a tradurle, ripensarle e affidarle alle voraci menti dei lettori contemporanei, complessa e poliedrica eredità del pensiero di Orwell, quanto mai interessante e di grande attualità.

Ispirato al fiume Orwell, che scorre nel Suffolk, George Orwell è il nom de plume di Eric Arthur Blair, nato in India nel 1903, dove suo padre era funzionario dell’amministrazione britannica.

Vive la sua infanzia tra India e Inghilterra e successivamente frequenta, grazie ad una borsa di studio, il prestigioso Eton College dove è allievo dello scrittore Aldous Huxley, autore del romanzo distopico Il mondo nuovo (Brave New World, 1932) e tra gli ispiratori del genere distopico. (Qui potete leggere la recensione al suo capolavoro)

Nonostante la sua evidente predisposizione per lo studio, non frequenta l’università e nel 1922 si arruola nella Indian Imperial Police, su insistenza del padre, prestando servizio in Birmania per cinque anni. Da quest’esperienza, che lo mette davanti all’oppressione e sfruttamento esercitati dall’impero britannico sulle popolazioni locali, nasce il suo primo romanzo, Giorni in Birmania (Burmese Days, 1934) dove incontriamo tematiche come l’intolleranza, la prevaricazione, l’abuso di potere che resteranno sempre molto presenti nei suoi scritti.

Prima di questo pubblica, però, Senza un soldo a Parigi e Londra (Down and Out in Paris and London, 1933), memoir di una sorta di esperimento sociologico fatto da Orwell per testare e conoscere le condizioni di vita delle classi più povere, alle quali si mischia vivendo ai margini della società, facendo lavori umilissimi per sopravvivere. Denuncia così una realtà di cui si parla poco, che si preferisce ignorare. Lo stesso fa in un altro saggio di grande spessore pubblicato nel 1937, La strada di Wigan Pier (The road to Wigan Pier), in cui denuncia le condizioni di vita della classe operaia del tempo.

Fa diversi lavori durante la sua vita: maestro elementare, commesso in una libreria, recensore, fino ad affermarsi come giornalista e scrittore di saggistica e fiction. Dopo essersi sposato nel 1935, l’anno successivo partecipa alla Guerra civile spagnola, arruolandosi contro Francisco Franco nelle fila del Partito Operaio di Unificazione Marxista. L’esperienza in Spagna segna profondamente Orwell. Da essa scaturisce il testo forse più significativo della sua produzione di saggistica: Omaggio alla Catalogna (Homage to Catalonia, 1938) in cui racconta la guerra dal punto di vista delle forze repubblicane, ma anche la deriva stalinista presa dai comunisti spagnoli e gli anarchici.

Durante la Seconda Guerra Mondiale lavora per la BBC e diventa corrispondente di guerra da Francia, Germania e Austria per conto dell’Observer.

Tra il 1945 e il 1948 vengono pubblicate le due opere per le quali viene maggiormente ricordato, La fattoria degli animali (Animal Farm, 1945), potente allegoria politica sull’instaurazione del regime stalinista in Russia, e 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1948), capolavoro della letteratura distopica.

Malato da tempo di tubercolosi, muore per il cedimento di un'arteria polmonare il 21 gennaio 1950 in un ospedale di Londra a soli quarantasei anni.

Pubblicata nel 1945 con il sottotitolo A fairy story, l’opera ha le sembianze di un apologo, ovvero di una favola pedagogica in cui, attraverso un linguaggio semplice e diretto, Orwell parla di problemi complessi e racconta gli eventi della rivoluzione russa. Per farlo utilizza la rappresentazione allegorica degli animali di una fattoria che si ribellano contro il proprio padrone mettendo in atto una vera e propria rivoluzione, guidati dai maiali Napoleone e Palla di Neve.

Ma il clima di uguaglianza e rispetto che gli animali sognavano dura poco. Napoleone prende il sopravvento e adotta via via le pessime abitudini degli umani da cui voleva emanciparsi. Un atteggiamento che denota la volontà di conservare il potere una volta ottenuto, dimenticando il bene comune che a parole tanto si prodigava a difendere.

I meccanismi di oppressione e controllo messi in atto alla fattoria, la manipolazione delle informazioni, così come la progressiva delusione degli animali che si ritrovano in una situazione persino peggiore di prima, mostrano un'accurata ricostruzione di quello che era stata agli occhi di Orwell la deriva del comunismo in URSS.  

Emblematico il momento in cui i maiali iniziano a camminare su due zampe e si alleano con gli uomini, dai quali risultano assolutamente indistinguibili.

Romanzo distopico per eccellenza, 1984 è ambientato in un ipotetico futuro in cui tre grandi superpotenze si sono spartite il mondo, continuando una guerra tra loro che ha come scopo primario quello di mantenere il controllo sulla società. 

Fulcro dell'opera sono le politiche attuate dal governo per controllare i cittadini in ogni aspetto della loro vita, rese emblematiche da quel paternalistico e inquietante Grande Fratello che tutto osserva e giudica. Essi sono in balia di una dittatura non solo politica ma anche emotiva ed intrappolati in un'esistenza priva di senso in cui la libertà individuale non esiste.

La manipolazione delle informazioni, la riscrittura della storia, la creazione di un linguaggio che serva gli scopi del potere costituito sono alcune delle strategie a cui cerca di opporsi il protagonista, determinato a combattere contro il regime ma, purtroppo, destinato a caderne vittima come tutti gli altri.

1984 risulta essere una perfetta ricostruzione di quello che può fare alla società l'affermazione di un regime totalitario, di cui Orwell e i suoi contemporanei avevano avuto un triste assaggio e che qui, come si addice ad una distopia, viene estremizzata per accentuarne tutta la strisciante pericolosità.

Se pensiamo all'uso delle moderne tecnologie che tracciano ogni aspetto di noi, alla riscrittura della realtà attraverso le fake news, al revisionismo storico, fino ad arrivare all'intelligenza artificiale, è preoccupante pensare quanto Orwell sia stato profetico e quanto la nostra realtà si stia lentamente avviando ad assomigliare a quella descritta nel romanzo.