Anniversari e Ricorrenze

George R. R. Martin: il padre del Trono di spade 

Illustrazione di Casandra Stirbu, 2023, studentessa del Liceo artistico Volta di Pavia. Tecnica mista

Illustrazione di Casandra Stirbu, 2023, studentessa del Liceo artistico Volta di Pavia. Tecnica mista

Immaginate un ragazzo con la testa piena di storie e con un’innata passione per la scrittura, che si diverte a riempire fogli e fogli di racconti dell’orrore. Ma non si limita a questo, lui tiene davvero agli universi che ha costruito.
I suoi clienti – i vicini di casa – non solo devono essere soddisfatti di aver speso soldi per una storia ben scritta e architettata ma è giusto che la sentano sulla pelle. E così ripaga la loro fiducia recitando con fervore i suoi testi che vivono così una nuova, seconda nascita.

Non poteva sapere che da grande avrebbe avuto le mani in pasta in tanti mondi narrativi, riuscendo a viverli e a plasmarli nei ruoli di scrittore, sceneggiatore e produttore televisivo e che quel pubblico che si poteva contare con un solo sguardo sarebbe cresciuto a dismisura e l’avrebbe applaudito da ogni angolo del pianeta.

Le inclinazioni di George R. R. Martin per la scrittura erano un mirabile presagio. Padre della saga fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui è stata tratta la serie Il trono di spade, ha alle spalle una storia e una carriera degna di un racconto lungo che proveremo a narrare.

Torniamo all’immagine quasi bucolica di un ragazzo entusiasta per la storia che gli è appena affiorata alla mente.
Tra alieni e asteroidi prende vita l’universo in cui abitano i racconti di George, nutriti della più pura fantascienza dei grandi maestri americani, come Robert A. Heinlein, Eric Frank Russell e Andre Norton.
Ben presto subentra il fascino per il genere capace di accogliere qualunque stramba suggestione della mente: il fantasy. Il giovane George, dopo aver letto Howard P. Lovecraft e J. R. R. Tolkien, non può far altro che portarli con sé nelle sue storie future.

Come tanti adolescenti scopre i fumetti ma non si limita a leggerli. Con la matita in una mano e la gomma nell’altra, disegna il suo ingresso in ambito letterario con le tavole piene di balloon di The Hero, un racconto a fumetti pubblicato sulle pagine della rivista Galaxy.

Nel 1970 si laurea in giornalismo Northwestern University di Evanston (Illinois) e, completati gli studi, insegnante al Clarke College di Dubuque (Iowa) dal 1976 al 1979 ma dentro di lui quella fiammella che gli ha tenuto compagnia fin da piccolo diventa sempre più intensa e grande, nutrita dalla vittoria del Premio Hugo per la Canzone per Lya.
I diversi riconoscimenti che conquista con il racconto breve I re della sabbia, accelerano un’inevitabile virata dall’insegnamento alla nuova strada della carriera letteraria.

Chissà in quel momento come avranno festeggiato i pianeti, i mutanti, gli uomini valorosi, gli alieni e tutte le creature che abitavano i suoi racconti giovanili. Del resto, loro hanno sempre creduto in lui e con la loro vista che supera i confini spazio-temporali l’avevano sicuramente già previsto.

La stessa forma del racconto inizia a essere riduttiva per una mente che pensa a storie sempre più ampie, articolate e avvincenti.
Negli anni ’80 abbraccia il genere del romanzo con Il pianeta dei venti, Il battello del delirio, Armageddon Rag e inizia la lunga serie di Wild Cards.

Il desiderio di esplorare e sperimentare ogni forma di narrazione guida George Martin verso Hollywood, dove ricopre il ruolo di sceneggiatore per le serie Ai confini della realtà e per La bella e la bestia.
Lo sbrilluccichio della patria del cinema rivela ben presto il suo lato oscuro, ben coperto da quella patina così allettante.
George fa i conti infatti con produttori tiranni che non gli lasciano possibilità di manovra e le loro rigide direttive lo portalo nel 1993 a lasciare i suoi incarichi e a tornare a dedicarsi pienamente all’attività di scrittore.

Arriva così la consacrazione tanta attesa.
Nel 1996 esce il primo volume della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco, A Game of Thrones, da cui è stata tratta la fortunata serie trasmessa per la prima volta nel 2007.

La narrazione è vita, e deve contenerla, tutta.
Trame articolate, personaggi dai passati complessi e dalle personalità stratificate e dialoghi dal ritmo incalzante, si innestano in un realismo tanto apprezzato da fan e critica. Mette in luce infatti ambiguità morali e contempla la morte e la sfortuna come accidente che può capitare a qualunque personaggio, maggiore o minore che sia.

Dimenticate poi la classica contrapposizione fantasy tra bene e male.
L’autore sonda tutte le gradazioni intermedie mettendo in risalto proprio il loro carattere sfumato e indefinito, delineando, di rimando, una società complessa, con dinamiche plausibili. Analizza inoltre le motivazioni che spingono i personaggi verso il male, con una particolare analisi dei loro conflitti interiori. E infine la magia non è una forza che trascina e determina gli eventi, ma è solo un piccolo ingrediente che interviene nel definirne i contorni.

E così quel pubblico minuscolo che occupava una stanzetta ma riempiva di gioia immensa il piccolo George è diventata una platea universale, qualcosa di inimmaginabile forse per quel bambino con la testa sempre piena di storie.

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