Sotto le copertine

50 anni di viaggi. 50 anni di Lonely Planet

Intervista a Angelo Pittro, direttore di
Lonely Planet Italia

Once while travelling across the sky
This lovely planet caught my eye
(Joe Cocker)

Angelo Pittro

È sabato pomeriggio al Salone Internazionale del Libro di Torino e il clima è da stagione delle piogge a Saigon ma non per questo la gente è rimasta a casa: la Sala Oro, la più grande, quella da 500 posti, è piena zeppa.

Ci sono persone di tutti i tipi e di tutte le età, hippie antichi e contemporanei, coppie anziane e bambini piccoli nei passeggini, bambini più grandicelli seduti per terra con un libro in grembo. Anche se sono seduta in penultima fila vedo tutto piuttosto bene.
La sera prima non sono stata altrettanto fortunata: alla festa (finita alle 3 del mattino, come mi racconta Angelo Pittro) per i 50 anni delle Lonely Planet c’era talmente tanta gente che non riuscivo nemmeno a capire cosa stesse succedendo sul palco. Accanto a me c’era un un gruppetto di signore di mezza età che a un certo punto si sono messe a strillare, a saltellare e a battere le mani in preda all’euforia. «Che succede?» ho chiesto, sempre senza riuscire a vedere niente. «È arrivato Tony Wheeler!» gridava la signora, la voce strozzata dall’emozione.

Insomma, Tony Wheeler è una leggenda, le guide Lonely Planet uno stile di vita, i lettori-viaggiatori una comunità

Al Salone, insieme a Tony Wheeler e al direttore di Lonely Planet Italia Angelo Pittro, sul palco c’è Vinicio Capossela. Grande esploratore di mondi, Vinicio è anche un appassionato consumatore di  letteratura di viaggio, primo fra tutti il grandissimo travel writer Patrick Leigh Fermor: “Nella convinzione che le sole cose che contano sono quelle che non hanno prezzo, quelle che vengono donate”, si legge nelle note di copertina dell’album Il bene rifugio, “è necessario infine comprendere qual è stato, nelle nostre vite, Il tempo dei regali, titolo di un brano ispirato dal libro di Patrick Leigh Fermor che in ultima analisi individua nella vita stessa il regalo più grande.”

Tutte le persone presenti in Sala Oro hanno sfidato la pioggia spinte dalla passione per la scoperta, dalla curiosità dell’altrove. Ma anche per interrogarsi sulle sue ragioni. Insomma, in ultima analisi, perché viaggiamo? Perché ci «prudono i piedi», per dirla all’inglese con Tony Wheeler? L’horreur du domicile, il bisogno di fuggire da una vita troppo comune, ordinaria? O forse ogni viaggio che facciamo è un’esperienza così potente da farci desiderare di ripeterla sempre?

Tony Wheeler dice di non sapere esattamente quale molla sia scattata nel suo caso, ma una cosa è certa: «Quando ti capita di fare un big trip, l’esperienza di quel grande viaggio resterà con te per sempre.» Dev’essere andata proprio così, a lui e a sua moglie Maureen. Nel 1972, freschi di nozze, comprano una macchina mezza scassata per 150 sterline e si mettono in viaggio. L’idea è “proseguire finché l’automobile non si fermerà del tutto”. Prendono la Hippie Trail, la rotta degli hippie, e si dirigono verso est. Questo viaggio cambierà la loro vita: tornati a casa decidono di scrivere una guida per amici e conoscenti. Nascono così le 96 pagine di Asia on the cheap e insieme le guide Lonely Planet: l’ex-ingegnere Tony Wheeler è diventato un editore.

Da allora le guide Lonely Planet hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo. Dal 1992 sono tradotte e pubblicate in Italia da EdT, che insieme a Tony Wheeler festeggia il cinquantesimo anniversario delle guide di culto.

Tony Wheeler

Nella breve nota biografica di Angelo Pittro, direttore di Lonely Planet Italia (ma anche lonely planet writer), leggiamo che “vent’anni di lavoro con le guide di viaggio lo hanno reso insofferente nei confronti del lavoro d’ufficio”.

Maremosso: Come comincia e come finisce la giornata lavorativa di chi, almeno con la mente, è sempre in viaggio?

Angelo Pittro: Leggo la rassegna stampa, sfogliando alcuni quotidiani in digitale… e i dati di fatturato. Mi lascio distrarre dai messaggi whatsapp e email e poi finalmente guardo l’agenda: di solito sono già in ritardo per il primo appuntamento. La giornata finisce quando mi addormento leggendo qualche nostra pubblicazione o qualsiasi altro libro che inevitabilmente mi fa pensare alla nostra casa editrice.

MM: Come descriverebbe in sintesi la sua professione?

AP: Io sono quello che anima tutto ciò che ricade sotto il nome di Lonely Planet in Italia, ormai da 23 anni a questa parte.

MM: Quali sono le qualità necessarie per fare questo mestiere?

AP: La passione per i viaggi. La passione per i libri. La fantasia. E tanta voglia di far rumore.

Vinicio Capossela, Angelo Pittro e Tony Wheeler al Salone del Libro di Torino

Nel 2023 Lonely Planet compie 50 anni.

Per celebrare questo compleanno importante, oltre alle iniziative torinesi in occasione del Salone del Libro, la casa editrice ha indetto un concorso che invita i partecipanti a indicare i loro viaggi più riusciti e quelli che sognano di fare. I premi in palio sono tantissimi e molto ghiotti (in partnership con Turisanda e Fowa). Con il primo e il secondo premio si va rispettivamente negli Stati Uniti e all’Avana, con il terzo si porta a casa un soggiorno in Giordania. A tutti i premi è anche abbinata una notte a UlisseFest, la festa annuale del viaggio Lonely Planet (a Pesaro, quest’anno dal 13 al 16 luglio). I partecipanti al concorso riceveranno anche un capitolo del nuovo libro fotografico Lonely Planet Fuori rotta e un codice sconto per lo shop Turisanda.

MM: Non si può certo dire che non lo state festeggiando, questo cinquantesimo.

AP: Infatti! A Torino la nostra festa con oltre mille persone è finita alle 3 del mattino, il giorno dopo al Salone il fondatore di Lonely Planet Tony Wheeler ha incontrato il pubblico dialogando con Vinicio Capossela. E poi c’è il concorso, un tour in libreria che proseguirà fino alla fine dell’anno, il libro Fuori Rotta e un’edizione speciale del nostro UlisseFest con il concerto di Vinicio Capossela in apertura e oltre 50 appuntamenti. Ecco, intendo questo quando dico che il mio mestiere consiste nell’animare Lonely Planet. Credo di avere reso l’idea…

MM: Fra i titoli usciti in queste settimane, ce n’è qualcuno che ci vuole segnalare?

AP: Sicuramente Fuori rotta, il volume fotografico di cui le parlavo poco fa, pubblicato in occasione dell’anniversario. Suggerisce 100 destinazioni sparse per il mondo per viaggi pazzeschi ma restando lontani dalla folla e dai sentieri più battuti. Ci tengo anche a segnalare In Europa senza aereo, un invito a visitare il continente più vario, ricco e interconnesso del mondo riducendo il nostro impatto sull’ambiente. Viaggiare è una figata ma dobbiamo preoccuparci di ridurre i danni che inevitabilmente facciamo.

MM: Cosa sta leggendo in questo periodo? Vuole consigliare qualche titolo ai lettori di Maremosso?

AP: Con piacere. Profondo come il mare, leggero come il cielo di Gianluca Gotto, appassionato viaggiatore (e nomade digitale); Geografia di un viaggiatore pavido di Luigi Farrauto. E Lezioni di Ian McEwan.

MM: E la musica? Ci vuole suggerire una colonna sonora per quest’intervista?

AP: Non immagina che piacere mi fa rispondere a questa domanda! Il primo brano è di Joe Cocker: Space Captain. È dal testo di questa canzone che si è ispirato Tony Wheeler per il nome Lonely Planet. (Anche se lo stesso Wheeler ha confessato al Salone di aver capito “Lonely” al posto di “Lovely”. Ma la storia è ancora più bella così - ndr). Poi Tempo di regali, di Vinicio Capossela. Ascoltate le parole, capirete perché. E infine Indian Summer di The Doors. E "qui non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare".

Un verso, questo di Lucio Dalla, che mi suggerisce una considerazione sul perché di quel famoso “prurito ai piedi”. Forse viaggiamo per scoprire luoghi nuovi da mettere da parte e custodire dentro al cuore, in quel posto speciale “dove tira sempre il vento”.

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