Il 26 febbraio si celebrano 220 anni dalla nascita di Victor Hugo, padre del Romanticismo francese e fautore del successo di classici ancora oggi amatissimi, dai I miserabili a Notre-dame de Paris. Eppure non tutti sanno che nel corso della sua vita Hugo è stato anche un grande statista, nonché poeta, drammaturgo, saggista e politico.
Tante dunque le soddisfazioni professionali, ma tanti anche i dolori, legati soprattutto alla sfera privata: Hugo sopravvisse a quattro dei suoi cinque figli e fu costretto ad assistere la figlia Adele nella sua rapida discesa nelle spire della malattia mentale. È forse a questo triste accanimento del destino che si deve imputare la straordinaria capacità dello scrittore di dare voce alle più profonde e nascoste sfaccettature dell’animo umano, dando vita nei suoi romanzi a un complesso ordito di aspirazioni, sofferenze e desideri.
In Vietnam è considerato una divinità
Victor Hugo è uno scrittore molto amato, soprattutto in Francia – dove gli sono state dedicate vie e statue – eppure c’è un paese del mondo in cui viene venerato alla stregua di una divinità: il Vietnam. Non troppo distante dalla vecchia città di Saigon, oggi conosciuta con il nome di Hồ Chí Minh, si trova infatti un tempio caodaista. Questa confessione religiosa sincretica conta oggi più di 5 milioni di seguaci e, insieme a Gesù e Maometto, venera figure che gli standard occidentali considerebbero alquanto profane: da Thomas Jefferson a Giovanna D’Arco, passando appunto per lo scrittore de I miserabili. Il culto di queste icone del passato pare essere legato a una presunta seduta spiritica in cui i loro spiriti si sarebbero manifestati.
Victor Hugo nasce nella cittadina di Besançon. Suo padre è un generale dell’esercito napoleonico ed è costretto a spostarsi continuamente, portando la famiglia con sé. Dopo la separazione dei genitori, il giovane Hugo si avvicina agli studi tecnici, ma inverte presto la rotta e decide di dedicarsi alla letteratura, ambito verso il quale nutre non poche ambizioni. Scriverà infatti sul proprio diario: “Voglio essere Chateaubriand o niente”, assumendo il fondatore del Romanticismo francese come proprio personale modello.
Ad oggi fa quasi sorridere pensare che in termini di successo di pubblico Victor Hugo è ben più conosciuto e apprezzato di François-René de Chateaubriand, ma all’epoca il futuro autore de I miserabili non è che un quattordicenne di grandi speranze.
Tre anni dopo questa dichiarazione d’intenti, fonda insieme al fratello Abel Il conservatore letterario e inizia a scrivere i primi componimenti, perlopiù di carattere lirico. Seguono altri scritti in cui Hugo, dimostrando un fiuto per gli affari non indifferente, decide di abbracciare il filone cattolico-monarchico e scrive testi in linea con il gusto del re Luigi XVIII, che gli accorda la somma di 1000 franchi di pensione. Fedele però a una diversa idea di letteratura, in quello stesso periodo lo scrittore inizia a frequentare il salotto di Charles Nodier, nel quale si stava accendendo la scintilla che avrebbe dato vita al movimento romantico francese. Nella prefazione all’opera teatrale che scriverà poco tempo dopo, dal titolo Cromwell, Hugo cercherà di spiegare il motivo per cui l’uomo moderno è così attratto dal dramma, giungendo alla conclusione che questo genere racchiuda in sé il contrasto di tragico, comico e grottesco che è alla base della stessa esistenza umana. Non è un caso se Hugo dedicherà un saggio monografico alla figura di William Shakespeare, padre del teatro elisabettiano capace però di uscire dai canoni del dramma fino ad allora tradizionalmente inteso.
Il tragico, il comico e il grottesco sono del resto elementi fondativi non solo dell’opera di Hugo ma anche del suo destino personale. Un esempio? Dopo aver appreso della tresca fra la moglie Adele Foucher – sposata nel 1823 – e un caro amico, lo scrittore decise di non separarsene, ma iniziò ad attorniarsi da così tante amanti che in epoca odierna è stato accusato di soffrire di una vera e propria erotomania.
La sfida alle convenzioni sociali
Aver intrattenuto relazioni con centinaia di donne diverse non è l’unico aspetto della personalità di Victor Hugo ad aver sfidato le convenzioni sociali del suo tempo. Per combattere il blocco dello scrittore infatti si era convinto di avere bisogno del minor numero di distrazioni possibili, per questo aveva preso l’abitudine di domandare ai servitori di portargli via gli abiti e lasciarlo solo e nudo nella sua stanza: gli avrebbero riportato gli indumenti solo una volta finito di scrivere quanto si era prefissato. Nelle giornate più fredde, lo scrittore si concedeva una coperta.
A tante sofferenze sul piano privato si accompagnano però in questo periodo altri successi letterari, dalla messa in scena dell’Hernani (1930) alla pubblicazione di Notre-Dame de Paris (1931), che ottiene fin da subito una straordinaria accoglienza. Allo scrittore si aprono le porte dell'Académie française, dove, per una curiosa Ringkomposition del destino, incontra il suo modello letterario Chateaubriand.
Gli anni successivi sono però segnati da alcune gravi disgrazie, primo fra tutti l’incidente marittimo in cui perdono la vita la figlia e il genero, a cui si somma anche l’insuccesso dell’opera teatrale I burgravi. È l’inizio di un profondo periodo di crisi per lo scrittore, che per anni non pubblicherà una sola riga. Forse anche per questo Hugo si avvicina alla carriera politica, entrando nel 1848 a far parte dell’Assemblea Costituente e diventando in breve tempo uno degli avversari politici più invisi a Napoleone III.
Con il colpo di stato del 1851 Victor Hugo è quindi costretto a un lungo esilio, durante il quale scrive I miserabili, una storia di riscatto, onestà e forti ideali politici.
Victor Hugo e i suoi adattamenti
Le opere di Victor Hugo hanno conosciuto numerosissimi adattamenti, cinematografici e non. La storia de "I miserabili" è stata al centro di oltre quaranta film, oltre al fortunatissimo musical, mentre quella de Notre-Dame de Paris è entrata nella storia anche grazie alla versione firmata da Walt Disney, nonché attraverso l’opera pop che ne ha fatto Riccardo Cocciante. Eppure, non sono stati solo i romanzi di Hugo ad aver dato vita a noti adattamenti: nel 1975, il regista francese François Truffaut, padre della nouvelle vague, diresse il film “Adele H. Una storia d’amore” ispirato al complicato rapporto fra lo scrittore e la figlia mentalmente instabile.
Nel 1970, con il crollo del III impero lo scrittore può tornare a Parigi, dove è accolto con grandi onori e profondo affetto: un balsamo che riesce in parte ad alleviare la profonda sofferenza dello scrittore, che negli anni dell’esilio aveva perso il fratello, la moglie e alcuni nipoti.
Victor Hugo dedica i propri ultimi anni alla vita politica, tornando a far parte del Senato. La morte sopraggiunge nel 1885, nell’amata Ville Lumiere che forse, più di qualsiasi Fantine, è la vera protagonista dei romanzi del padre del romanticismo d’oltralpe. Prima di essere sistemata nel Pantheon – dove si trova tuttora – la salma di Victor Hugo viene lasciata per una notte sotto l’Arco di Trionfo, vegliata dagli sguardi affettuosi e commossi di dodici poeti, fin troppo consapevoli che la città delle luci, quel giorno, aveva perso una delle sue stelle più brillanti.
Gli altri approfondimenti
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
I libri di Victor Hugo
Di
| Feltrinelli, 2014Di
| Einaudi, 2014Di
| Feltrinelli, 2016Di
| Rizzoli, 2009Di
| Mondadori, 2020Di
| Rizzoli, 1998Di
| Mondadori, 2019Di
| Einaudi, 2019Di
| Feltrinelli, 2020Di
| Edizioni Theoria, 2021Di
| Garzanti, 2009Di
| Mimesis, 2013Di
| Rusconi Libri, 2020Di
| Mondadori, 2016Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente